FRATI MINORI DELL'UMBRIA"I DESIDERI TERRENI E IL DESIDERIO DI DIO

I DESIDERI TERRENI E IL DESIDERIO DI DIO

Solo il soffio potente dello Spirito Santo ci riporta “a riveder le stelle”
Il desiderio di Dio va coltivato.
Nella scultura, bisogna far cadere i pezzi inutili perché emerga, a poco a poco, l'opera d'arte che si ha in mente.

Per questo Leonardo da Vinci definisce la scultura “l’arte di levare”.

Allo stesso modo, bisogna far cadere i desideri inutili, i desideri terreni, perché si irrobustisca il desiderio di Dio.

C'è una grande differenza tra i desideri terreni e il desiderio di Dio.

Quelli non sempre si realizzano, per quanto intensi possano essere; questo si realizza sempre, perché Dio non manda a vuoto nessun desiderio di lui. Inoltre, quelli, realizzati, generano sazietà e insoddisfazione; questo, realizzato, fa avere ancor più fame e sete di Dio: "Quanti bevono di me avranno ancora sete" (Sir 24, 20).

Ma allora perché i desideri terreni sono tanto più vivi e potenti in noi e attirano tanto più facilmente che non il desiderio di Dio?

È perché ci presentano oggetti più immediati, che fanno presa diretta sui sensi e sulla voglia di godimento insita nell'uomo. Il sole è molto più grande della terra e la forza di attrazione della sua massa è tale da tenere legati a sé pianeti e satelliti lontanissimi, eppure noi non siamo attirati sul sole, ma i nostri piedi restano incollati alla terra. Questa è capace di neutralizzare l'attrazione del sole perché più vicina.

Così avviene tra il desiderio di Dio e quello delle cose e dei piaceri della terra.

Anche la spiritualità cristiana conosce la lotta per lo spegnimento dei desideri, per la impassibilità, o come preferiscono dire i maestri di spirito cristiani, per la "santa indifferenza".

Ma c'è una grande differenza rispetto ad analoghi ideali fuori del cristianesimo. Nel cristianesimo lo spegnimento dei desideri non è fine a se stesso; il suo movente non è quello negativo di "arrestare la ruota del dolore".

Lo spegnimento dei desideri deve servire al potenziamento di quell'unico desiderio che, soddisfatto, appaga pienamente e in eterno.

Non è in vista del Nulla, ma del Tutto.

Ma più che il mezzo ascetico della mortificazione dei desideri terreni, conta, per il cristiano, il mezzo positivo che è lo Spirito Santo. È lui che suscita nelle profondità del cuore il desiderio di Dio.

"Colui che scruta i cuori (cioè Dio) sa quali sono i desideri dello Spirito" (Rom 8, 27). È lo Spirito che sospira in noi, cioè che ci fa sospirare, con gemiti inesprimibili. Lui che crea la vera e profonda nostalgia di Dio. Parlando di quell'anelito e di quel sospiro verso la patria celeste che caratterizza la nostra condizione di viatori, l'Apostolo conclude: " È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito" (2 Cor 5, 5).

È stato inventato un metodo per riportare a galla navi e oggetti caduti in fondo al mare.

Consiste nell'immettere in essi dell'aria, che stacca il relitto dal fondo e piano piano lo sospinge in su, rendendolo più leggero dell'acqua. Noi uomini d'oggi, anche noi cristiani, siamo questi corpi caduti in fondo al mare. Siamo sprofondati nella temporalità e nella mondanità.

Solo il soffio potente dello Spirito Santo ci riporta “a riveder le stelle”.

Si capisce perché san Bonaventura ha potuto scrivere quelle parole lapidarie che si leggono alla fine del suo Itinerario della mente a Dio: "Questa sapienza mistica segretissima nessuno la conosce se non chi la riceve; nessuno la riceve se non chi la desidera; nessuno la desidera se non chi è infiammato nell'intimo dallo Spirito Santo mandato da Cristo sulla terra".

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