Luca Desserafino sdb "Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima"

6 gennaio 2015 | Epifania di Gesù - Anno B | Omelia
Quella di oggi non è "la festa dei re magi": l'episodio serve soltanto a esemplificare il significato del termine Epifania, cioè "manifestazione"; dopo aver celebrato con il Natale il fatto della nascita di Gesù, la festa di oggi invita a riflettere sul perché il Figlio di Dio si è fatto uomo. Perché?

Non per restare nascosto, non per ragioni sue private, ma appunto per manifestarsi, per farsi conoscere, e sin dalla nascita: ancor prima dei magi, sono stati invitati a visitarlo i pastori di Betlemme.

I pastori e i magi: vale a dire, gli ebrei e i non ebrei, i poveri e i ricchi, i socialmente irrilevanti e i dotti ricevuti a corte; insomma tutti, perché per tutti il Figlio di Dio si è incarnato, e tutti invita a conoscerlo e riconoscerlo e così fruire dell'opera che è venuto a compiere. Allo scopo, non solo la nascita ma l'intera vita terrena di Gesù è la sua epifania: qui sta la ragione prima dei suoi insegnamenti, delle sue tante guarigioni fisiche e spirituali, e infine della sua risurrezione.

Nel racconto emergono con chiarezza tre reazioni diverse all'annuncio della nascita di Gesù: quella dei magi, quella di Erode e quella dei sacerdoti. Iniziamo con i modelli negativi, da fuggire. Anzitutto Erode. Egli, appena saputa la cosa, "si turba", convoca una seduta dei sacerdoti e dei dotti, ma non per conoscere la verità, bensì per ordire un inganno. Erode rappresenta la persona che ha già fatto la sua scelta.

Tra la volontà di Dio e la sua, egli ha chiaramente scelto la sua. Non vede che il proprio tornaconto, ed è deciso a stroncare qualsiasi cosa minacci di turbare questo stato di cose. Probabilmente pensa perfino di fare il suo dovere, difendendo la sua regalità, il suo casato, il bene della nazione.

Anche ordinare la strage degli innocenti doveva sembrargli, come a tanti altri dittatori della storia, una misura richiesta dal bene pubblico, moralmente giustificata. Da questo punto di vista il mondo è pieno anche oggi di "Erodi".

Passiamo all'atteggiamento dei sacerdoti e degli scribi. Consultati da Erode e dai Magi per sapere dove sarebbe nato il Messia, essi non hanno esitazione nel dare la risposta giusta. Sanno dove è nato il Messia; sono in grado di indicarlo anche agli altri; ma non si muovono. Non vanno di corsa a Betlemme, come ci si sarebbe aspettato da persone che attendevano la venuta del Messia, ma restano comodamente a Gerusalemme. "Andate, dicono, e poi riferiteci...".

Si comportano come i cartelli stradali: indicano la via da seguire, ma restano immobili ai lati della strada. Vediamo simboleggiato in essi un atteggiamento diffuso anche tra noi. Sappiamo bene cosa comporta seguire Gesù, "andare dietro a lui" e, all'occorrenza, lo sappiamo spiegare anche agli altri, ma ci manca il coraggio e la radicalità di metterlo in pratica fino in fondo.

Se ogni battezzato è per ciò stesso un testimone di Cristo, allora l'atteggiamento dei sommi sacerdoti e degli scribi deve far riflettere tutti. Questi sapevano che Gesù si trovava a Betlemme, "la più piccola borgata di Giudea"; noi sappiamo che Gesù si trova oggi tra i poveri, gli umili, i sofferenti.

E veniamo finalmente ai protagonisti di questa festa, i Magi.

* Essi non istruiscono con le parole, ma coi fatti, non con quello che dicono, ma con quello che fanno.
* Essi non hanno posto indugio, si sono messi in cammino.
* Hanno lasciato la sicurezza che viene dal muoversi nel proprio ambiente, tra gente conosciuta e che li riveriva.
* Hanno agito di conseguenza, non hanno frapposto indugio.
* Se si fossero messi a calcolare uno ad uno i pericoli, le incognite del viaggio, avrebbero perso la determinazione iniziale e si sarebbero persi in vane e sterili considerazioni.

Una ultima indicazione preziosa ci viene dai Magi: "Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese". Una volta incontrato Cristo, non si può più tornare indietro per la stessa strada. Cambiando la vita, cambia la via. L'incontro con Cristo deve determinare una svolta, un cambiamento di abitudini.

La parola - chiave per interpretare il mistero del Natale è l'"Incarnazione": il Figlio di Dio si è fatto uomo per legarci a sé e fare di noi altrettanti Lui, cioè figli di Dio. Oggi il medesimo mistero lo contempliamo da un'altra angolazione: Epifania cioè manifestazione. Dio che, parzialmente e in modi diversi, si era rivelato nella natura e nella storia, ora si è manifestato pienamente in Gesù.

In Lui Dio ci ha detto tutto e donato tutto, anzi si è detto tutto e si è dato tutto. Gesù è la rivelazione palpabile, definitiva di Dio Amore in quello che dice, che fa e che è: "Chi ha visto me ha visto il Padre". Questa manifestazione di sé in Gesù, Dio la offre non a un popolo privilegiato, ma a tutti gli uomini di ogni tempo. Nessuno può dire: "Io sono escluso. Per me il Salvatore non è venuto".

* Il viaggio dei magi è immagine del cammino di fede e di speranza che l'uomo di ogni tempo intraprende verso Dio.
* C'è il Salvatore e bisogna affrontare qualunque sacrificio pur di non perdere l'appuntamento con Lui.
* Dio ha messo nel cuore di ogni uomo un' insopprimibile nostalgia di poterlo incontrare.
* Per questo la ricerca di Dio è l'atteggiamento più conforme alla natura dell'uomo.
* La fede resta sempre una ricerca.
*  Il credente non è mai un arrivato, ma è sempre in cammino.

"Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono". L'incontro pieno col Salvatore avviene nella casa (= la Chiesa). Qui c'è il Bambino, cioè il Signore Gesù, con Maria sua Madre, che è figura e modello della Chiesa. Da lei la Chiesa apprende continuamente l'arte di essere madre di Cristo, cioè di generarlo e donarlo a tutti.
L'adorazione al Bambino: questo gesto esprime rispetto, venerazione, riconoscimento della sua regalità, ma anche giubilo di tutto l'essere.

Non si dice forse di una persona amata: "L'adoro"?. L'adorazione è l'estasi dell'amore, che si manifesta anche con la posizione del corpo. Amore che si esterna con i doni offerti.

I credenti riconoscono in quel bambino il Dono di Dio e gli offrono i propri doni. E' un bambino, un povero. Ogni dono d'amore offerto a un povero, lo riceve Lui.

Luca Desserafino sdb |

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