Monastero Domenicano Matris Domini Commento su 1Cor 7,32-35

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (01/02/2015)
Brano biblico: 1Cor 7,32-35
Collocazione del brano
Il brano di oggi segue immediatamente quello di domenica scorsa, dove Paolo invitava a vivere le cose di questo mondo con un certo distacco, non perché non siano importanti, ma perché non si sostituiscano a Dio. Oggi il discorso continua parlando di preoccupazioni. Chi non è
sposato è più libero di preoccuparsi di come possa piacere al Signore. Chi è sposato non può trascurare di piacere al proprio coniuge. Questo però non gli vieta di vivere anche nella comunione con Dio.
Lectio
32Io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore;
In questi versetti ritorna il termine preoccupazioni, cioè le realtà alle quali occorre porre grande attenzione. Chi ha abbracciato la fede cristiana deve darsi da fare per comprendere cosa è bene e cosa è male, cosa conduce al Signore e ciò che invece ci distoglie da Lui e dal Suo amore. Secondo Paolo chi non è sposato ha maggiori possibilità di dedicarsi alle cose del Signore. L'esempio è lui stesso che si è dedicato totalmente alla predicazione del Vangelo. La spiritualità di Paolo riguardo il matrimonio è ancora un po' "acerba".
33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, 34e si trova diviso!
Paolo risente un po' della mentalità dualista della sua epoca, che contrappone il mondo presente e il mondo di Dio. D'altro canto è bene ricordare che nel matrimonio i due coniugi assumono dei doveri l'uno verso l'altro e che quindi è una scelta che va presa in modo serio e vissuta fino in fondo. Questo però non è un rinunciare al Signore, e non vieta alle persone sposate di essere buoni amici di Dio.
34Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Paolo ripete qui il concetto volgendolo al femminile. Per una società in cui la scelta del celibato era alquanto disprezzata oppure era vista come una situazione eroica, Paolo mette nella giusta luce la rinuncia al matrimonio. Non si tratta di essere più bravi, più eroici, ma di mettere la propria vita a completo servizio del Signore. Non tutti vi sono chiamati e quanti vivono nel matrimonio non sono comunque esclusi da una piena comunione con il Signore.
35Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
Paolo si rende conto che sostenendo la superiorità del celibato potrebbe mettere in imbarazzo quanti vivono la scelta matrimoniale. Non solo il matrimonio, ma di fatto tutte le realtà di questo mondo, se vissute con troppa apprensione o troppa cupidigia possono distoglierci dal servire bene il Signore. Di questi versetti ricordiamo dunque che la cosa più importante è aderire al Signore con cuore sincero e testimoniare rettamente la propria fede. E' un impegno che si può e si deve realizzare in qualsiasi stato di vita.
Meditiamo
- Quali sono le preoccupazioni che vivo nella vita matrimoniale e mi distolgono dal seguire il Signore?
- Quali le preoccupazioni di questo mondo che vivo al di là della mia scelta matrimoniale?
- Cosa può dirmi la Parola di Dio in queste preoccupazioni? Può aiutarmi a viverle più serenamente?

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