padre Gian Franco Scarpitta "La Parola veritiera di verità"

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (01/02/2015)
Vangelo: Mc 1,21-28 
Mosè annuncia al popolo la garanzia della continua assistenza divina. Il Signore infatti non abbandonerà mai Israele a se stesso, non lo lascerà disperso e disorientato, ma provvederà egli stesso a guidarlo e ad orientarlo nel ministero dei profeti. Essi parleranno per conto di Dio, denunciando i mali e le perversioni della
società e annunciando l'alternativa della condotta secondo Dio ai fini della salvezza. In altre parole, nel nome del Signore inviteranno il popolo a desistere dal male e a cambiare vita. Sarà importante prestare ascolto alla loro parola, perché in essi sarà Dio stesso a comunicare al popolo il suo messaggio e la loro strumentalità non sarà mai secondaria: Dio per mezzo di loro darà moniti ed esortazioni al suo popolo, che troverà così orientamento e sostegno e "chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta"(Mt 10, 41). Se tuttavia al popolo viene chiesto di ascoltare e mettere in atto la parola dei profeti, a questi si chiede categoricamente di conformare se stesso al messaggio che va annunciando facendosi modello di perfezione dei suoi destinatari e essendo di orientamento con la sua stessa vita oltre che con le sue parole. Il profeta deve essere coerente ed esemplare, a lui su chiede di non smentire mai con i fatti quanto annuncia con le labbra e di essere veritiero su quanto afferma al suo popolo, affinché il suo messaggio sia davvero di provenienza divina. Che un ministro del Signore si mostri speculare nella condotta con quanto insegna ai suoi interlocutori è quanto mai necessario e oggigiorno anche irrinunciabile perché la Chiesa recuperi credibilità nella gente. Parlare ad altri di ciò che si è appreso dai libri è di competenza dei docenti e degli intellettuali; informare con la descrizione e con i commenti i fatti di cronaca o di economia è compito dei giornalisti. Un servo dell'altare che annuncia la parola di Dio, non è un docente o un giornalista, ma è innanzitutto un testimone, che comunica ad altri ciò che ha ricevuto egli stesso senza erudizione. E' indispensabile che si mostri convinto ed entusiasta di ciò che comunica e che tale entusiasmo si traduca nella concreta esemplarità di vita. Ai fedeli è chiesto di prestare attenzione al ministro di Dio; al ministro di meritare le attenzioni di colui che lo ascolta. Testimonianza e trasparenza sono richieste soprattutto a quanti Cristo ha chiamato al suo seguito e ha inviato ad evangelizzare e a battezzare, cioè ai suoi apostoli, ai loro successori e a chiunque si sia radicalmente vincolato a lui.
Gesù, Figlio di Dio, non è solamente apportatore della parola del Padre, ma è egli stesso la Parola Incarnata, Verbo del Padre nonché la verità che ci fa liberi e di conseguenza è veritiero e degno di attenzione ogni suo detto o insegnamento. Ciò nondimeno egli si mostra convincente in quanto i suoi insegnamenti sono accompagnati da concreti atti di amore e di misericordia, i quali descrivono nei dettagli l'amore indefinito di Dio Padre. Vero Dio e vero uomo, Gesù ha ben ragione di parlare con autorità senza che il suo messaggio venga frainteso o decada d'importanza, ma la sua vera attendibilità sono i singoli atti di amore e di benevolenza soprattutto verso i poveri e gli indigenti, i suoi interventi risolutivi nei confronti dei lebbrosi e degli ammalati, i suoi atteggiamenti di comprensione e di attenzione verso chi vuole semplicemente ascoltarlo o ottenere il perdono dei peccati. Ancor prima, il fatto stesso che egli si è reso obbediente al Padre per amor nostro, come pure la sua mansueta sottomissione al disegno del Padre che lo voleva "agnello votato al macello" della croce (Is 52 - 53) sono atti d'amore che si aggiungono alle parole e ne danno la spiegazione convincente.
Con la sua parola e con i suoi insegnamenti Gesù legittima la sua autorità, la quale si evince anche sul dominio delle forze del male di cui sono attestazione gli esorcismi. Questi vengono esercitati senza riserve e con estrema disinvoltura e decisione, perché Cristo conosce benissimo il Maligno per poterlo sottomettere e averne ragione. Il vangelo di Marco ci mostra l'episodio della tentazione di Gesù ad opera del diavolo nel deserto e il suo sottomettersi libero e incondizionato alle insidie del principe delle tenebre, le cui proposte sono molto seducenti e accattivanti. In quella stessa circostanza Gesù mostra superiorità e padronanza sul maligno sebbene le circostanze avrebbero potuto condurre qualsiasi altro a cedere alle lusinghe. L'esercizio di predominio indiscusso sul Maligno Gesù lo estende alla pratica degli esorcismi, durante la quale perfino i demoni vedono in lui il "Santo di Dio" professando la loro fede profonda e risoluta in Colui che vedono autoritario e indomito in quanto Dio, di fronte al quale nulla possono gli inferi e il demonio.
L'efficacia immediata degli esorcismi non è importante quanto la Parola stessa di Gesù, la quale è già sufficiente a che noi prestiamo attenzione e ci disponiamo alla sequela del Maestro. Ciononostante, gli interventi risolutivi di Gesù sul maligno sono molto utili affinché prendiamo coscienza che la sua Parola è veramente divina e attendibile e che soltanto in lui, unico Mediatore fra noi e il Padre (1Tm 2, 5), vi è la garanzia di verità e di salvezza, come pure di fedeltà assoluta, non potendo egli rinnegare se stesso. In forza dello Spirito Santo da lui promesso ed effuso, Cristo presenzia perennemente nella sua Chiesa, che si sostiene e rinvigorisce alimentata dalla Parola e attraverso gli attuali ministri continua ad essere per noi Via, Verità e Vita, che ci introduce al Padre facendoci vivere intanto l'amore del Padre come figli nel Figlio.
Cristo continua ad assisterci oggi nella parola dei ministri e dei pastori che si fanno latori di un messaggio nient'altro che divino, del quale sono invitati ad essere testimoni con l'esemplarità e con la coerenza della loro vita e se è vero che determinati eventi raccapriccianti che hanno interessato il clero sono stati motivo di dispersione e di disorientamento, è pur vero che nella Chiesa Cristo è sempre lo stesso "ieri, oggi e sempre" nonostante le miserie e le nefandezze dell'umanità terrena. L'autorità medesima che Cristo esercita magistralmente sul maligno ha la stessa efficacia sui malesseri del nostro tempo, supera anche le miserie morali che avvelenano la comunità ecclesiale e trionfa sempre sul peccato e sulla malvagità a cui esse sono esposte.

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