PAPA FRANCESCO MEDITAZIONE DOMUS SANCTAE MARTHAE"Chi intercede per noi"
Giovedì, 22 gennaio 2015
«Gesù salva e Gesù è l’intercessore: queste sono le due parole chiave» per capire «il punto essenziale», ciò che è «più importante» per la nostra vita. È questa la verità di fede che Papa
Francesco ha riaffermato nella messa di giovedì mattina, 22 gennaio, nella cappella della Casa Santa Marta.
Alla celebrazione erano presenti rappresentanti della comunità slovacca residente a Roma. Dando loro il benvenuto, all’inizio, il Pontefice ha voluto esprimere vicinanza a «quella Chiesa slovacca coraggiosa che in questo momento, in questo tempo, lotta per difendere la famiglia. Avanti e coraggio!».
Per la meditazione sul ministero di Gesù, il Papa ha preso le mosse dal brano del Vangelo proposto dalla liturgia odierna (Marco, 3, 1-12) dove, ha fatto notare, «per tre volte si dice la parola “folla”». Il passo evangelico ci racconta infatti come «il popolo di Dio trova in Gesù una speranza perché il suo modo di agire, di insegnare, tocca il cuore, arriva al cuore, perché ha la forza della Parola di Dio». E «il popolo sente questo e vede che in Gesù si compiono le promesse, che in Gesù c’è una speranza».
Oltretutto, ha aggiunto Francesco, quel «popolo era un po’ annoiato dal modo di insegnare la fede dai dottori della legge di quel tempo che caricavano sulle spalle tanti comandamenti, tanti precetti, ma non arrivavano al cuore della gente». Perciò «quando vede e sente Gesù, le proposte di Gesù, le beatitudini, sente dentro qualcosa che si muove — è lo Spirito Santo che suscita questo! — e va a trovare Gesù».
Ma l’evangelista Marco, secondo Francesco, «vuole spiegare perché tanta gente viene da Gesù». Il Vangelo ci dice che «parla con autorità, non come parlano gli scribi, i farisei, i dottori della legge». Poi «Gesù guarisce la gente» che, comunque, «va un po’ cercando il proprio bene». Del resto, ha riconosciuto, «mai possiamo seguire Dio con purezza di intenzione dall’inizio, sempre un po’ per noi, un po’ per Dio, e il cammino è purificare questa intenzione». Così «la gente va, cerca Dio, ma cerca anche la salute, la guarigione». E per questa ragione «si gettavano su di Lui per toccarlo, perché venisse fuori quella forza e li guarisse».
«Così è Gesù — ha spiegato Francesco — e questo è un momento della vita di Gesù che si ripete». Ma «c’è qualcosa di più importante dietro a questo». Infatti ciò che davvero è «più importante non è che Gesù guarisca», che poi è anche «un segno di un’altra guarigione». O che «Gesù dica parole che arrivano al cuore» anche se «questo aiuta per andare nella via di Dio».
Per comprendere bene «cosa è più importante nel ministero di Gesù» Francesco ha riproposto il contenuto della prima lettura (Lettera agli ebrei, 7, 25 - 8, 6) dove, ha affermato, «ci sono due parole» fondamentali: «Fratelli, Cristo può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio. Egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore». Dunque, «Gesù salva e Gesù è l’intercessore. Queste sono le due parole chiave».
Sì, ha ripetuto il Papa, «Gesù salva!». E «queste guarigioni, queste parole che arrivano al cuore sono il segno e l’inizio di una salvezza». Sono «il percorso della salvezza di tanti che incominciano ad andare a sentire Gesù o a chiedere una guarigione e poi tornano da lui e sentono la salvezza». Ecco allora che la cosa più importante, ha ribadito Francesco, non è che Gesù guarisca e insegni, ma che salvi. Perché «lui è il Salvatore e noi siamo salvati attraverso di lui». E questo «è più importante» ed «è la forza della nostra fede».
La seconda parola chiave è «intercede». Infatti, ha ricordato il Papa, «Gesù è andato dal Padre e di là intercede ancora, tutti i giorni, tutti i momenti per noi». E «questa è una cosa attuale: Gesù davanti al Padre, che offre la sua vita, la redenzione, facendo vedere al Padre le piaghe, il prezzo della salvezza». E così «tutti i giorni Gesù intercede». Perciò «quando noi, per una cosa o per l’altra» siamo «un po’ giù, ricordiamo che è lui che prega per noi, intercede per noi continuamente». Invece, ha fatto notare, «tante volte dimentichiamo questo». Ma Gesù non è che «è andato in cielo, ci ha inviato lo Spirito Santo, finita la storia! No! Attualmente, ogni momento, Gesù intercede».
In tale prospettiva Francesco ha suggerito di pregare con queste semplici parole: «“Signore Gesù, abbi pietà di me”. Intercedi per me!». È importante, ha insistito, «rivolgersi al Signore chiedendo questa intercessione». Il «punto capitale» è ciò che scrive l’autore della Lettera agli Ebrei che ci ricorda che «noi abbiamo un sommo sacerdote così grande, che si è assiso alla destra del trono della Maestà dei Cieli». Proprio «questo è il punto capitale: che abbiamo là un intercessore». E il Papa ha invitato espressamente a non dimenticare «che il Signore è l’intercessore: salvatore e intercessore». Aggiungendo che «ci farà bene ricordare questo».
In definitiva, ha proseguito il Pontefice, «la folla cerca Gesù con quel fiuto della speranza del popolo di Dio che aspettava il Messia, e cerca di trovare in lui la salute, la verità, la salvezza, perché Lui è il salvatore e come salvatore ancora oggi, in questo momento, intercede per noi». Francesco ha concluso auspicando «che la nostra vita cristiana sia sempre più convinta che noi siamo stati salvati, che abbiamo un salvatore, Gesù alla destra del Padre, che intercede. Il Signore, lo Spirito Santo, ci faccia capire queste cose».
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.017, Ven. 23/01/2015)
«Gesù salva e Gesù è l’intercessore: queste sono le due parole chiave» per capire «il punto essenziale», ciò che è «più importante» per la nostra vita. È questa la verità di fede che Papa
Francesco ha riaffermato nella messa di giovedì mattina, 22 gennaio, nella cappella della Casa Santa Marta.
Alla celebrazione erano presenti rappresentanti della comunità slovacca residente a Roma. Dando loro il benvenuto, all’inizio, il Pontefice ha voluto esprimere vicinanza a «quella Chiesa slovacca coraggiosa che in questo momento, in questo tempo, lotta per difendere la famiglia. Avanti e coraggio!».
Per la meditazione sul ministero di Gesù, il Papa ha preso le mosse dal brano del Vangelo proposto dalla liturgia odierna (Marco, 3, 1-12) dove, ha fatto notare, «per tre volte si dice la parola “folla”». Il passo evangelico ci racconta infatti come «il popolo di Dio trova in Gesù una speranza perché il suo modo di agire, di insegnare, tocca il cuore, arriva al cuore, perché ha la forza della Parola di Dio». E «il popolo sente questo e vede che in Gesù si compiono le promesse, che in Gesù c’è una speranza».
Oltretutto, ha aggiunto Francesco, quel «popolo era un po’ annoiato dal modo di insegnare la fede dai dottori della legge di quel tempo che caricavano sulle spalle tanti comandamenti, tanti precetti, ma non arrivavano al cuore della gente». Perciò «quando vede e sente Gesù, le proposte di Gesù, le beatitudini, sente dentro qualcosa che si muove — è lo Spirito Santo che suscita questo! — e va a trovare Gesù».
Ma l’evangelista Marco, secondo Francesco, «vuole spiegare perché tanta gente viene da Gesù». Il Vangelo ci dice che «parla con autorità, non come parlano gli scribi, i farisei, i dottori della legge». Poi «Gesù guarisce la gente» che, comunque, «va un po’ cercando il proprio bene». Del resto, ha riconosciuto, «mai possiamo seguire Dio con purezza di intenzione dall’inizio, sempre un po’ per noi, un po’ per Dio, e il cammino è purificare questa intenzione». Così «la gente va, cerca Dio, ma cerca anche la salute, la guarigione». E per questa ragione «si gettavano su di Lui per toccarlo, perché venisse fuori quella forza e li guarisse».
«Così è Gesù — ha spiegato Francesco — e questo è un momento della vita di Gesù che si ripete». Ma «c’è qualcosa di più importante dietro a questo». Infatti ciò che davvero è «più importante non è che Gesù guarisca», che poi è anche «un segno di un’altra guarigione». O che «Gesù dica parole che arrivano al cuore» anche se «questo aiuta per andare nella via di Dio».
Per comprendere bene «cosa è più importante nel ministero di Gesù» Francesco ha riproposto il contenuto della prima lettura (Lettera agli ebrei, 7, 25 - 8, 6) dove, ha affermato, «ci sono due parole» fondamentali: «Fratelli, Cristo può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio. Egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore». Dunque, «Gesù salva e Gesù è l’intercessore. Queste sono le due parole chiave».
Sì, ha ripetuto il Papa, «Gesù salva!». E «queste guarigioni, queste parole che arrivano al cuore sono il segno e l’inizio di una salvezza». Sono «il percorso della salvezza di tanti che incominciano ad andare a sentire Gesù o a chiedere una guarigione e poi tornano da lui e sentono la salvezza». Ecco allora che la cosa più importante, ha ribadito Francesco, non è che Gesù guarisca e insegni, ma che salvi. Perché «lui è il Salvatore e noi siamo salvati attraverso di lui». E questo «è più importante» ed «è la forza della nostra fede».
La seconda parola chiave è «intercede». Infatti, ha ricordato il Papa, «Gesù è andato dal Padre e di là intercede ancora, tutti i giorni, tutti i momenti per noi». E «questa è una cosa attuale: Gesù davanti al Padre, che offre la sua vita, la redenzione, facendo vedere al Padre le piaghe, il prezzo della salvezza». E così «tutti i giorni Gesù intercede». Perciò «quando noi, per una cosa o per l’altra» siamo «un po’ giù, ricordiamo che è lui che prega per noi, intercede per noi continuamente». Invece, ha fatto notare, «tante volte dimentichiamo questo». Ma Gesù non è che «è andato in cielo, ci ha inviato lo Spirito Santo, finita la storia! No! Attualmente, ogni momento, Gesù intercede».
In tale prospettiva Francesco ha suggerito di pregare con queste semplici parole: «“Signore Gesù, abbi pietà di me”. Intercedi per me!». È importante, ha insistito, «rivolgersi al Signore chiedendo questa intercessione». Il «punto capitale» è ciò che scrive l’autore della Lettera agli Ebrei che ci ricorda che «noi abbiamo un sommo sacerdote così grande, che si è assiso alla destra del trono della Maestà dei Cieli». Proprio «questo è il punto capitale: che abbiamo là un intercessore». E il Papa ha invitato espressamente a non dimenticare «che il Signore è l’intercessore: salvatore e intercessore». Aggiungendo che «ci farà bene ricordare questo».
In definitiva, ha proseguito il Pontefice, «la folla cerca Gesù con quel fiuto della speranza del popolo di Dio che aspettava il Messia, e cerca di trovare in lui la salute, la verità, la salvezza, perché Lui è il salvatore e come salvatore ancora oggi, in questo momento, intercede per noi». Francesco ha concluso auspicando «che la nostra vita cristiana sia sempre più convinta che noi siamo stati salvati, che abbiamo un salvatore, Gesù alla destra del Padre, che intercede. Il Signore, lo Spirito Santo, ci faccia capire queste cose».
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.017, Ven. 23/01/2015)
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