Vienna International Religious Centre" Una buona notizia"

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) 
Vangelo: Mc 1,14-20
Tutto comincia con una buona notizia. Che alle origini del cristianesimo ci sia una buona notizia
può sembrare evidente. Eppure... Se ci pensiamo bene, dobbiamo riconoscere che spesso ci
raffiguriamo la nostra fede alla stregua delle altre grandi
religioni, come un insieme di credenze,
un sistema di concetti spirituali e morali, ereditati da coloro che li ricevettero da Dio e li
trasmisero infallibilmente alla chiesa. Parlando della sua infanzia vissuta in un ambiente cristiano
tradizionale, Sartre riflette su quel retaggio di "verità" che rappresentano altrettante certezze in
una società in cui ci sono fratture culturali: "Quelle verità appartenevano a tutti, ma nessuno
aveva bisogno di farle proprie: era il patrimonio comune". In una situazione di questo tipo, si può
ancora parlare di buona notizia?
All'origine del cristianesimo non c'è un insegnamento celeste che ha seminato nelle coscienze
religiose alcune verità divine, provenienti dalla verità prima. La fede ha inizio e si sviluppa a
partire da un avvenimento decisivo, da una venuta, da una Parola che è Gesù Cristo. La buona
notizia di Dio è il suo figlio Gesù, che può dire: Il regno di Dio è in mezzo a voi, perché egli è in
mezzo a noi. In lui e per mezzo di lui Dio instaura il suo regno operando la salvezza dell'umanità.
Da questo punto di vista, il primo "pescatore di uomini" è Gesù stesso. Egli non conquista gli
uomini imponendosi loro con durezza, ma annunciando loro che tutto, nel mistero cristiano, è
buona notizia. I dogmi cristiani hanno un'attrattiva particolare: i sacramenti, le beatitudini, la
chiesa, il perdono dei peccati sono altrettante buone notizie che si riassumono nella persona di
Gesù, che ci salva e ci rivela l'amore del Padre. Il cammino della fede e della conversione consiste
semplicemente nell'accogliere questa certezza e nel seguire Gesù senza condizioni. Siamo agli
antipodi di un patrimonio di "verità" che nessuno ha bisogno di "fare proprie" perché non
investono la vita concreta.

                                                               (da "Vienna International Religious Centre")    

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