Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche della Domenica «delle guarigioni»

V Domenica per l’Anno B
Mc 1,29-39; Gb 7,1-4.6-7; Sal 146; 1 Cor 9,16-19.22-23
1. «Il regno di Dio è dentro di voi» (Lc 17,21)
"Ora la suocera di Simone stava a letto con la febbre" (Mc 1,30). Dio voglia ch`egli venga ed entri nella nostra casa, e guarisca con un suo ordine la febbre dei nostri peccati. Ciascuno di noi è febbricitante. Quando sono colto dall`ira, ho la febbre ogni vizio è una febbre. Preghiamo dunque
gli apostoli affinché supplichino Gesú, ed egli venga a noi e tocchi la nostra mano: se la sua mano ci tocca, subito la febbre è scacciata. E il Signore un grande medico, un vero archiatra. Un medico era Mosè, un medico era Isaia, medici sono tutti i santi: ma questo è il maestro di tutti i medici. Egli sa toccare con cura le vene, sa scrutare nei segreti del male. Non tocca le orecchie, non tocca la fronte, né tocca alcuna altra parte del corpo: tocca soltanto la mano. Quella donna, infatti, aveva la febbre, perché non aveva opere di bene. Prima viene dunque sanata nelle opere e poi viene liberata dalla febbre. Non può liberarsi della febbre se non è guarita nelle opere. Quando la nostra mano opera il male, è come se fossimo costretti a stare a letto; non possiamo alzarci, non possiamo camminare: è come se fossimo ammalati in ogni parte del corpo.
E "avvicinatosi" (Mc 1,31) a lei che era ammalata... Essa non poteva alzarsi, giaceva nel letto; quindi, non poteva venire incontro al Signore che entrava: ma questo misericordioso medico, che la teneva sulle sue spalle come fosse una morbida pecorella, va lui al letto. «E avvicinatosi...». Si avvicina spontaneamente, per guarirla di sua propria volontà. «E avvicinatosi...». Stai attento a che cosa dice. E` come se dicesse: Avresti dovuto correre incontro a me, venire alla porta per accogliermi, affinché la tua guarigione non fosse soltanto opera della mia misericordia, ma anche della tua volontà: ma, poiché sei in preda ad una violenta febbre e non ti puoi alzare, vengo io.
E "avvicinatosi la fece alzare". Ella non poteva alzarsi, ed è alzata dal Signore. "E la fece alzare prendendola per mano" (Mc 1,31). Giustamente la prende per mano. Quando anche Pietro era in pericolo in mare e stava per essere sommerso, è toccato dalla sua mano e subito si alza. «E la fece alzare prendendola per la mano»: con la sua mano prese la mano di lei. O beata amicizia, o dolcissimo bacio! La fece alzare dopo averla presa per mano: la mano di lui guarí la mano di lei. La prese per mano come medico, sentí le sue vene, costatò la violenza della febbre, egli che è medico e medicina. Gesú tocca, e la febbre fugge. Tocchi anche le nostre mani, per rendere pure le nostre opere. Che entri nella nostra casa: alziamoci dal letto non restiamo sdraiati. Gesú sta dinanzi al nostro letto e noi non ci alziamo? Leviamoci, stiamo in piedi: è ignominioso per noi giacere dinanzi a Gesú. Ma qualcuno dirà: - Dov`è Gesú? Gesú è qui. "Sta in mezzo a voi uno che voi non conoscete" (Gv 1,26). "Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,21). Crediamo, e vedremo Gesú qui oggi. E se non possiamo toccare la sua mano, corriamo ai suoi piedi. Se non possiamo giungere alla sua testa, almeno laviamo con le nostre lacrime i suoi piedi. Il nostro pentimento è profumo per il Salvatore. Osserva quanto è grande la misericordia del Signore. I nostri peccati mandano un cattivo odore, sono putredine: tuttavia, se ci pentiamo dei nostri peccati, se piangiamo, i nostri puzzolenti peccati diventano il profumo del Signore. Preghiamo dunque il Signore affinché ci prenda per la mano...
Che dice ancora David? "Mi laverai e io sarò piú bianco della neve" (Sal 50,9). Poiché mi hai lavato con le mie lacrime le mie lacrime e la mia penitenza hanno agito per me come ii battesimo. Potete costatare da qui quanto sia efficace la penitenza. Egli si pentí e pianse: perciò fu purificato. Che cosa dice subito dopo? "Insegnerò agli iniqui la tua via, e gli empi si convertiranno a te" (Sal 50,15). Il penitente è diventato maestro.
Perché ho detto tutto questo? Perché qui sta scritto: "E subito la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli" (Mc 1,31). Non si accontenta di essere stata liberata dalla febbre, ma subito si mette al servizio di Cristo. «E si mise a servirli». Li serviva con i piedi, li serviva con le mani, correva di qua e di là, e venerava colui dal quale era stata guarita. Serviamo anche noi Gesú. Egli accoglie volentieri il nostro servizio, anche se abbiamo le mani sporche: infatti egli si degna di guardare ciò che si è degnato di guarire. Sia a lui gloria nei secoli dei secoli. Amen.

(Girolamo, Comment. in Marc., 2)


2. «Io sono il Signore che ti guarisco» (Is 60,16)

"E venuto nella casa di Pietro, lo serviva" (Mt 8,14-15). Entrato nella casa di Pietro, il Signore e Salvatore nostro guarí col solo contatto della sua mano la suocera di lui ammalata gravemente, ed in questo prodigio mostrò di essere l`autore di ogni sanità, l`autore della medicina celeste, che nel passato aveva parlato a Mosè dicendo: "Io sono il Signore che ti guarisco" (Is 60,16). Ma in questo, poiché donò la guarigione col contatto della mano, fu segno non di impotenza ma di grazia. In realtà, anche se precedentemente aveva guarito il paralitico soltanto con una parola, senz`altro facilmente avrebbe potuto anche ora fare scomparire le febbri con una parola, ma attraverso il contatto della sua mano mostrò il dono della sua benevolenza e si manifestò come colui del quale era stato scritto: "Per il contatto della sua mano presto ridona la sanità", poiché capiamo che è stato adempiuto in questa stessa opera. Immediatamente, infine, per il contatto della mano del Signore, la febbre scomparve, la guarigione ritorna con la fede alla credente, egli che scruta i reni e il cuore [degli uomini] dona i benefici della sanità, e quelle cose di cui bisognava per il servizio altrui, e restituita alla salute precedente, cominciò in persona a servire il Signore. Per queste prodigiose azioni senza dubbio si approva chiaramente la divinità del Cristo.
"Venuta, poi, la sera gli presentarono molti, e curò le loro infermità" (Mt 8,16-17).
Il Signore delle virtù ed autore della salvezza degli uomini, elargiva a tutti, come pio e misericordioso. Dio, il rimedio della medicina celeste, liberava i posseduti dal demonio, scacciava gli spiriti immondi, faceva scomparire anche tutte le malattie ed infermità del corpo con la parola del suo divino potere, affinché mostrasse di essere venuto per la salvezza del genere umano, e dimostrasse fino all`evidenza di essere Dio attraverso un cosí gran numero di azioni prodigiose, perché questi cosí grandi segni miracolosi non li può effettuare se non Dio solo.
"Affinché si adempisse, disse, ciò che è stato detto per il profeta Isaia: Poiché egli stesso si addossò le nostre infermità, e portò le nostre malattie" (Mt 8,17).
Inoltre il Figlio di Dio si addossò le infermità del genere umano, affinché rendesse noi, una volta deboli, forti e ben radicati nella sua fede; per questo prese un corpo da una razza peccatrice, per cancellare i nostri peccati col mistero della sua carne. Di sera poi ciò che conferí secondo l`intelligenza dello spirito, fu mostrato come sacramento della passione del Signore, quando lo stesso Figlio di Dio, che è chiamato sole di giustizia per la nostra salvezza accettò la pena di morte.
E dopo la sua passione tutti quelli che si sono offerti al Signore, o che si offrono, liberati dalle diverse malattie dei peccati, e dai vari legami del demonio, ottengono dal Signore e Salvatore nostro ed eterno medico, la salvezza eterna: a Lui la lode e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

(Cromazio di Aquileia, In Matth., Tract., 40, 1-4)



3. Cristo, salute del corpo

L`evangelista Marco aggiunge la parola «immediatamente» volendo sottolineare la rapidità con cui la guarigione si verifica (cf. Mc 1,29). Matteo, invece, si limita a menzionare il miracolo senza dare indicazioni di tempo. Gli altri evangelisti riferiscono, inoltre, che l`inferma stessa chiede a Gesú di guarirla (cf. Mc 1,30; Lc 4,38), mentre Matteo omette anche questo particolare. Ciò, naturalmente, non significa che vi sia contraddizione tra gli evangelisti, ma soltanto che l`uno mira alla concisione, gli altri a una piú completa narrazione dei fatti.
Ma per qual motivo il Signore entra nella casa di Pietro? Secondo me è per prender cibo; l`evangelista lo lascia capire dicendo che la donna «levatasi, si mise a servirlo». Cristo, infatti si trattiene spesso in casa dei suoi discepoli, come fa anche alla chiamata di Matteo, e in tal modo li onora e rende piú ardente il loro fervore.
Osservate anche in questa circostanza il profondo rispetto che Pietro nutre per il Maestro. Benché egli abbia in casa la suocera ammalata e con febbre alta, non lo trascina a casa sua. ma attende che abbia terminato il suo insegnamento sulla montagna e che tutti gli altri malati siano risanati. Solo quando il Signore entra nella sua casa, l`apostolo lo prega di guarire la suocera: cosí, fin dall`inizio, l`apostolo è stato educato ad anteporre gli interessi degli altri ai propri. Non è infatti Pietro che conduce il Signore a casa sua: è il Salvatore che vi entra spontaneamente, dopo che il centurione ha detto: «Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto», dimostrando sino a qual punto favorisca il suo discepolo. Pensate, in realtà, quali abitazioni potevano avere quei pescatori; ma Gesú non disdegna di entrare nei loro miseri tuguri, insegnandoci in tutti i modi a disprezzare il fasto e le vanità del mondo.
Notiamo inoltre che il Signore a volte guarisce i malati con le sole parole, a volte stende la mano; altre volte invece usa parole e gesti insieme per evidenziare meglio la guarigione. Egli difatti non vuole operare sempre miracoli in maniera straordinaria. Deve star nascosto ancora qualche tempo, soprattutto per i suoi discepoli, i quali nell`eccesso della loro gioia proclamerebbero pubblicamente tutto ciò che sanno. E ciò risulta evidente dal fatto che, dopo la sua trasfigurazione sul monte, deve ordinar loro di non riferire a nessuno ciò che hanno visto (cf.Mt 17,9).
In questa circostanza Gesú, toccando la mano della donna malata, non soltanto spegne l`ardore della febbre, ma le restituisce perfetta salute. Trattandosi di una malattia leggera, egli manifesta la sua potenza nel modo in cui la guarisce: il che nessun`arte medica avrebbe potuto fare. Voi ben sapete che anche dopo la caduta della febbre occorre molto tempo prima che i malati riacquistino completamente la salute. In questa occasione invece la guarigione e il completo recupero delle forze si ottengono nello stesso istante. E non solo qui, ma anche sul mare, si hanno contemporaneamente due effetti. Non soltanto allora Gesú calmò i venti e la tempesta, ma placò istantaneamente anche il movimento delle onde, operando un prodigio insolito. Come ben si sa, quando cessa la tempesta, le acque rimangono ancora per molto tempo agitate. La parola di Cristo opera diversamente: fa cessare tutto in un momento e la stessa cosa si verifica anche nel caso della suocera di Pietro. Volendo far intendere ciò, l`evangelista precisa: «levatasi, si mise a servirlo»: il che conferma da un lato la potenza di Cristo, e dall`altro la gratitudine che la donna prova per lui.
Un altro punto che qui dovremmo considerare è il fatto che Cristo per la fede di alcuni concede la guarigione ad altri - qui, infatti, altri l`hanno pregato (cf. Lc 4,38), come pure nel caso del servo del centurione. Tuttavia la concede a condizione che colui che sta per essere guarito non sia incredulo e solo a causa della sua malattia non possa presentarsi a lui e per ignoranza o per giovane età non riesca a comprendere la sua grandezza.
"Fattosi sera, gli condussero molti indemoniati, ed egli con una parola scacciò gli spiriti e guarí i malati, affinché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie" (Mt 8,16-17; Is 53,4). Notate come è cresciuta ormai la fede della moltitudine. Non si rassegnano infatti ad andarsene, nonostante l`incalzare del tempo, né ritengono inopportuno condurre a Cristo i loro malati di sera. Vi prego inoltre di considerare quale numero di persone risanate gli evangelisti qui sorvolano, senza menzionare e raccontare i dettagli di ogni guarigione. Con pochissime parole infatti essi passano sopra un mare infinito di miracoli

(Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 27, 1)


4. La suocera di Pietro (Mt 8,14-15)

Dalla febbre del vizio ero tormentato
Dell`impurità abominevole,
E in letti per mollezza ignobili
Son caduto, incapace di rialzarmi.

Come la suocera del beato Pietro,
Piacciati rialzarmi, Destra del Potente,
Affunché come lei anch`io ti serva,
Tu che ridai la vita alla mia anima.

(Nerses Snorhalí, Jesus, 440-441 )


5. Dio cerca gli uomini, non le cose umane

Chi ascolterà attentamente imparerà dall’evangelo di oggi per qual motivo il Signore del cielo, il restauratore dell'universo, sia entrato nelle povere dimore terrene dei suoi servi. Ma non c'è da meravigliarsi che si sia avvicinato a tutti affabilmente, lui che con tanta bontà era venuto per soccorrere tutti.
Considerate che cosa abbia attirato Cristo alla casa di Pietro: certo non il desiderio di riposare, ma l'infermità della paziente; non la necessità di mangiare, ma l'opportunità di salvare; il mettere a servizio il suo potere divino, non il farsi servire sontuosamente dagli uomini. In casa di Pietro non si versavano vini, ma lacrime. Per questo Cristo vi entrò: non per banchettare, ma per ridare la vita. Dio cerca gli uomini, non le cose umane;desidera donare i beni celesti, non ricevere quelli terreni; Cristo viene per recuperare noi, non per chiedere le nostre cose.
«Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre» (Mt 8,14). Cristo, entrato in casa di Pietro, si occupa subito di ciò per cui è venuto: non considera l'aspetto della casa, non le folle che gli vengono incontro, non l'onore di quanti lo salutano, e neanche bada all'accorrere dei congiunti; non s'interessa certo del decoro dei preparativi, ma guarda solo al gemito dell'inferma, all'arsura della febbricitante. La vede grave al di là di ogni speranza umana, e subito stende la mano all'azione divina: non aveva quasi fatto in tempo a piegarsi verso l'umanità sofferente di lei, che già lei sorgeva dal giaciglio incontro alla divinità di lui. «Le toccò la mano e la febbre scomparve» (Mt 8,15) Guardate come la febbre abbandona chi è preso per mano da Gesù: l'infermità non resiste davanti all'autore della salute; non v'è accesso per la morte là dove è entrato colui che dà la vita. «Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola» ((Mt 16).
Viene la sera quando si conclude la giornata terrena, quando il mondo si allontana dalla luce dei tempi. Colui che rida la luce viene di sera, per restituire il giorno senza tramonto a noi pagani che camminiamo nella notte dei secoli. Di sera, cioè negli ultimi tempi, il sacrificio devoto e solenne degli apostoli offre noi pagani a Dio, e vengono scacciati da noi i demoni che ci soggiogavano con il culto degli idoli. Infatti, ignorando l'unico Dio, servivamo innumerevoli dèi con sacrilega e spregevole schiavitù.
A noi il Cristo non viene secondo la carne, viene con la parola: ma se la fede dipende dall'ascolto e l'ascolto dalla parola I -, egli ci ha liberati dalla schiavitù dei demoni, mentre questi da empi tiranni sono diventati prigionieri. Da questo momento i demoni che ci signoreggiavano sono caduti in mano nostra, sottomessi al nostro comando: che ora la nostra infedeltà, fratelli, non ci riporti a essere loro schiavi. Raccomandiamo al Signore noi e le nostre azioni, affidiamoci al Padre, crediamo in Dio: poiché la vita dell'uomo è nelle mani di Dio, che come Padre guida le azioni dei figli, e in quanto Signore non abbandona la cura della sua famiglia.

Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo.



lunedì 2 febbraio 2015
Abbazia Santa Maria di Pulsano

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