Commento a cura di Padre Gianmarco Paris Vangelo: Mc 1,12-15
I Domenica di Quaresima (Anno B) (22/02/2015)
Dopo aver dato di nuovo i primi passi da discepoli dietro a Gesù seguendo il racconto del Vangelo di Marco, abbiamo iniziato il cammino della Quaresima. Esso ci fa percorrere le tappe decisive del cammino di Gesù verso la sua morte e risurrezione, accompagnati dagli evangelisti
Marco e Giovanni. Sappiamo che ascoltare con attenzione la storia raccontata dagli evangelisti è per noi oggi la strada per continuare il nostro cammino di cristiani, rinnovare nella vita di ogni giorno e di ogni anno la nostra fedeltà a Gesù, diventare un po' di più simili a lui.
La prima tappa del cammino di quaresima ci porta con Gesù nel deserto, in questi quaranta giorni che ha passato lontano da tutti e da tutto. Lo ha fatto non tanto per una sua iniziativa personale, ma spinto dallo Spirito che è sceso su di lui al momento di ricevere il battesimo di conversione da parte di Giovanni battista. Continuando lo stesso cammino del battesimo, con cui prende su di sé i peccati del suo popolo e dell'umanità, ora Gesù ripete in un certo senso l'esperienza del popolo di Israele: per passare dalla schiavitù dell'Egitto alla libertà della terra promessa ha dovuto percorrere un lungo cammino di quaranta anni nel deserto, per imparare a fidarsi del Signore suo Dio, ad obbedire alla sua volontà, a non cedere alla paura che gli faceva rimpiangere l'Egitto, dove poteva vivere tranquillo anche se schiavo. Così Gesù, come nuovo Israele, nuovo figlio di Dio, passa quaranta giorni nel deserto, tentato da Satana, cioè da tutto ciò che si oppone al volere di Dio. Marco non specifica di che tipo di tentazioni si tratta, come fanno altri evangelisti, ma lo farà mentre racconta la storia successiva di Gesù, quando egli si confronta molte volte con il diavolo che tiene schiave le persone. Là Gesù si mostrerà come il più forte, colui che con la sua parola mette in fuga gli spiriti impuri: lo può fare perché come figlio dell'uomo, nel deserto, li ha affrontati in campo aperto, con le sue forze umane e con l'aiuto divino (come lascia intendere Marco nei brevi tratti con cui descrive il tempo di Gesù nel deserto).
Il frutto della lotta con Satana è per Gesù l'inizio della sua predicazione, che Marco riassume nella famosa frase che conclude il vangelo di oggi: il tempo di compiere l'alleanza di Dio con l'umanità è giunto, il suo Regno si è fatto vicino. Può accogliere questa alleanza chi si converte, cambia il suo modo di pensare e agire, fidandosi dell'annuncio buono di Gesù. Il primo e decisivo passo lo fa Dio: si fa vicino, resta fedele alla promessa che aveva fatto all'inizio dei tempi, quella che ascoltiamo nella prima lettura, quando Dio si impegna a non castigare più l'umanità dopo il Diluvio. Dio mantiene la sua promessa in un modo del tutto imprevedibile, mandando il suo figlio sulla terra per prendere su di sé la sofferenza e combattere il male presente nel mondo: solo l'amore poteva aprire una strada così nuova! Anche se è totalmente un dono, questo amore può raggiungere solo chi liberamente lo accoglie: ecco perché Gesù chiama alla conversione, cioè a ritornare a Dio, ad arrendersi alla sua benevolenza, ad affidarsi a lui. Il segno visibile di questo ritorno, di questo affidamento è per il cristiano il battesimo, di cui parla Pietro nella seconda lettura: non un gesto magico, ma un gesto di fede, con esso chiediamo a Dio sinceramente che il suo amore ci possa trasformare, chiediamo di entrare con Gesù nella morte del nostro uomo vecchio (ciò che in noi si oppone a Dio) per rinascere uomini nuovi (capaci di vivere come Gesù).
Questo è il cammino della vita cristiana che inizia con il battesimo ma non si conclude mai.
Ecco perché la pedagogia dell'anno liturgico ci presenta ogni anno l'opportunità della Quaresima, come tempo di sempre nuova conversione, di ritorno all'origine del nostro battesimo (cioè della nostra scelta per Dio e non per il male).
Papa Francesco, nel suo messaggio per la Quaresima, ci invita a prestare attenzione alla tentazione dell'indifferenza, che ci porta a dimenticarci degli altri e delle loro sofferenza quando noi stiamo bene e siamo comodi. Egli chiama ogni comunità di cristiani a diventare isola di misericordia in mezzo al mare dell'indifferenza. Invita ciascuno di noi a vivere la quaresima come un percorso di formazione del cuore, per lasciare che lo Spirito Santo ci dia un cuore misericordioso, forte, chiuso al tentatore e aperto a Dio; un cuore povero, che conosce le proprie povertà e si spende per l'altro.
Dopo aver dato di nuovo i primi passi da discepoli dietro a Gesù seguendo il racconto del Vangelo di Marco, abbiamo iniziato il cammino della Quaresima. Esso ci fa percorrere le tappe decisive del cammino di Gesù verso la sua morte e risurrezione, accompagnati dagli evangelisti
Marco e Giovanni. Sappiamo che ascoltare con attenzione la storia raccontata dagli evangelisti è per noi oggi la strada per continuare il nostro cammino di cristiani, rinnovare nella vita di ogni giorno e di ogni anno la nostra fedeltà a Gesù, diventare un po' di più simili a lui.
La prima tappa del cammino di quaresima ci porta con Gesù nel deserto, in questi quaranta giorni che ha passato lontano da tutti e da tutto. Lo ha fatto non tanto per una sua iniziativa personale, ma spinto dallo Spirito che è sceso su di lui al momento di ricevere il battesimo di conversione da parte di Giovanni battista. Continuando lo stesso cammino del battesimo, con cui prende su di sé i peccati del suo popolo e dell'umanità, ora Gesù ripete in un certo senso l'esperienza del popolo di Israele: per passare dalla schiavitù dell'Egitto alla libertà della terra promessa ha dovuto percorrere un lungo cammino di quaranta anni nel deserto, per imparare a fidarsi del Signore suo Dio, ad obbedire alla sua volontà, a non cedere alla paura che gli faceva rimpiangere l'Egitto, dove poteva vivere tranquillo anche se schiavo. Così Gesù, come nuovo Israele, nuovo figlio di Dio, passa quaranta giorni nel deserto, tentato da Satana, cioè da tutto ciò che si oppone al volere di Dio. Marco non specifica di che tipo di tentazioni si tratta, come fanno altri evangelisti, ma lo farà mentre racconta la storia successiva di Gesù, quando egli si confronta molte volte con il diavolo che tiene schiave le persone. Là Gesù si mostrerà come il più forte, colui che con la sua parola mette in fuga gli spiriti impuri: lo può fare perché come figlio dell'uomo, nel deserto, li ha affrontati in campo aperto, con le sue forze umane e con l'aiuto divino (come lascia intendere Marco nei brevi tratti con cui descrive il tempo di Gesù nel deserto).
Il frutto della lotta con Satana è per Gesù l'inizio della sua predicazione, che Marco riassume nella famosa frase che conclude il vangelo di oggi: il tempo di compiere l'alleanza di Dio con l'umanità è giunto, il suo Regno si è fatto vicino. Può accogliere questa alleanza chi si converte, cambia il suo modo di pensare e agire, fidandosi dell'annuncio buono di Gesù. Il primo e decisivo passo lo fa Dio: si fa vicino, resta fedele alla promessa che aveva fatto all'inizio dei tempi, quella che ascoltiamo nella prima lettura, quando Dio si impegna a non castigare più l'umanità dopo il Diluvio. Dio mantiene la sua promessa in un modo del tutto imprevedibile, mandando il suo figlio sulla terra per prendere su di sé la sofferenza e combattere il male presente nel mondo: solo l'amore poteva aprire una strada così nuova! Anche se è totalmente un dono, questo amore può raggiungere solo chi liberamente lo accoglie: ecco perché Gesù chiama alla conversione, cioè a ritornare a Dio, ad arrendersi alla sua benevolenza, ad affidarsi a lui. Il segno visibile di questo ritorno, di questo affidamento è per il cristiano il battesimo, di cui parla Pietro nella seconda lettura: non un gesto magico, ma un gesto di fede, con esso chiediamo a Dio sinceramente che il suo amore ci possa trasformare, chiediamo di entrare con Gesù nella morte del nostro uomo vecchio (ciò che in noi si oppone a Dio) per rinascere uomini nuovi (capaci di vivere come Gesù).
Questo è il cammino della vita cristiana che inizia con il battesimo ma non si conclude mai.
Ecco perché la pedagogia dell'anno liturgico ci presenta ogni anno l'opportunità della Quaresima, come tempo di sempre nuova conversione, di ritorno all'origine del nostro battesimo (cioè della nostra scelta per Dio e non per il male).
Papa Francesco, nel suo messaggio per la Quaresima, ci invita a prestare attenzione alla tentazione dell'indifferenza, che ci porta a dimenticarci degli altri e delle loro sofferenza quando noi stiamo bene e siamo comodi. Egli chiama ogni comunità di cristiani a diventare isola di misericordia in mezzo al mare dell'indifferenza. Invita ciascuno di noi a vivere la quaresima come un percorso di formazione del cuore, per lasciare che lo Spirito Santo ci dia un cuore misericordioso, forte, chiuso al tentatore e aperto a Dio; un cuore povero, che conosce le proprie povertà e si spende per l'altro.
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