CONGREGAZIONE PER IL CLERO MEDITAZIONE II Domenica di Quaresima

Citazioni:
Gn 22,1-2.9-13.15-18:
Rm 8, 31b-34:
Mc 9,2-10:
Nella II Domenica di Quaresima, il cammino verso il mistero Pasquale è in qualche modo “anticipato” dall’episodio della trasfigurazione del Signore. E’ un momento fondamentale del percorso verso la morte di Croce e la Risurrezione; Gesù, sulla cima del monte, manifesta Dio in tutta la Sua luce e bellezza e, così,
preannuncia la vittoria finale sulla sofferenza, sul peccato e sulla morte. Gli apostoli, che hanno lasciato tutto per seguirLo e camminano faticosamente dietro di Lui verso il Calvario, senza comprendere molto, hanno qui la possibilità di “vedere” la Buona Novella; se all’inizio Gesù l’aveva predicata, annunciando che il regno è vicino, adesso, sul monte, Egli fa “vedere” la luce di che questa vicinanza può venire a portare alla nostra vita, come può rischiararla e trasformarla. Dio è luce, è bellezza, è vita piena ed eterna. Egli vuole trasfigurare e illuminare la nostra vita.

Così, il cammino quaresimale ci offre, attraverso immagini particolarmente evocative, un simbolo della nostra vita: anche se camminiamo nella fatica e aridità del deserto, la luce del mistero pasquale ci precede, ci accompagna ed è la meta ultima verso cui tendiamo. Il punto di arrivo della nostra vita – la Pasqua che è la vita eterna per noi – è sin d’ora il fondamento che ci rende sereni e forti, perfino “se camminiamo in una valle oscura”. Camminare nella fede è vivere i giorni, anche i più difficili, nella certezza che la luce di Dio ci avvolge, sostiene i nostri passi, accompagna i nostri deserti.

Il Vangelo di questa domenica, dunque, ci mostra come Gesù conduce con sé gli apostoli sul monte. Nel deserto, Egli ha scelto di seguire la via dell’amore che si dona, anche a costo della Croce, confidando fermamente nella vittoria finale che il Padre, risuscitandoLo, gli avrebbe donato. Ora, il Maestro intende invitare anche i suoi apostoli a seguire questa via e, per alleggerire il peso del dubbio e della fatica dinanzi al mistero della Croce, fa intravedere loro la bellezza della luce pasquale che tutto illumina. Chi si offre completamente, in realtà, non perde nulla. Anzi, possiede pienamente la propria vita, ha già in sé la vita eterna.

Agli apostoli che sono preoccupati, angosciati e dubbiosi, come lo siamo noi in tanti momenti poco luminosi, Gesù fa vedere che seguire la strada del Vangelo conduce verso la luce di Dio. Una luce che riempie la nostra vita. La Legge e i profeti, rappresentati da Mosè ed Elia, testimoniano a favore di Gesù: è Lui Colui che rivela davvero il volto luminoso di Dio. Il Padre stesso fa sentire la Sua voce: ascoltate Lui e giungerete alla vita senza fine. Dio ci offre la vita del Figlio Suo per trasfigurare e illuminare la nostra.

Queste immagini parlano molto alla nostra vita. Talvolta conserviamo ancora l’idea che Dio esige da noi sacrifici e meriti ma, invece, contemplando la morte e la risurrezione di Gesù, anticipate sul monte della trasfigurazione, vediamo un rovesciamento di prospettiva: è Dio che vuole sacrificarsi per noi, offrirci la Sua vita, aprirci alla Sua luce. Gratuitamente e solo per amore. Se ci fidiamo di Lui e viviamo la nostra vita come una dolce e gioiosa “salita” sul Suo monte, Lui stesso ci viene incontro con la Sua luce e ci attira a sé. E’ significativo che, in questa I domenica, al Vangelo è affiancato il brano del sacrificio di Isacco; nella cultura cananea dell’epoca, era prassi offrire sacrifici umani alla divinità. La storia della salvezza di Israele, invece, testimonia che è Dio ad agire per il bene dell’uomo e a desiderare con Lui un’Alleanza. Egli non vuole sacrifici umani e culti cruenti. Ciò che chiede è la fede verso il dono che Egli intende fare.
Ciò fa dire a Paolo: cosa dobbiamo temere? Perché avere paura anche nelle oscurità del cuore e della vita? Il Dio che Gesù ci ha mostrato è un Dio che ama fino a offrirsi Lui per noi. Ci dona la Sua vita perché noi possiamo vincere le nostri morti. Questa è la bellezza del Tabor e del mistero Pasquale.

Questa bellezza abita già in noi, visitati dalla presenza di Dio fin dal dono del nostro Battesimo. E’ una bellezza che dobbiamo rispolverare e riscoprire in questo tempo di Quaresima. Può essere offuscata dall’abitudine con cui ci accostiamo a Dio, dalla distrazione, dalla nostra fretta permanente, dalle debolezze che sono talvolta più forte dei nostri desideri e propositi. Può essere annebbiata da pensieri, parole e azioni che non hanno quasi nulla della luminosa bellezza di Dio. Può essere sminuita ogni volta che viviamo la fede stessa come una consolazione privata e desideriamo “restare” come Pietro sul monte senza scendere nella valle, talvolta oscura, della vita quotidiana. E, ancora, tante chiusure, tanti egoismi, tante violenze di ogni genere, abbruttiscono il nostro mondo e tentano di oscurare la luce della presenza di Dio.

Ma Dio è luce che vince le tenebre. Questo è il tempo in cui fidarci nuovamente di Lui e consegnare la nostra vita, imparando a spenderla nell’amore, nell’accoglienza, nella misericordia. Imparando a porre, nelle tenebre che spesso ci avvolgono, segni luminosi di bene e di speranza. Impegnandoci a costruire, in questo mondo, piccole oasi di bellezza: illuminati da Dio, quando ci siamo immersi nella Sua luce, scendiamo nella valle del mondo come uomini trasfigurati e illuminiamo le piccole situazione di ogni giornata. Talvolta, basta una disponibilità in più, un tempo speso bene, un gesto di carità. Ciascuno di noi può essere, se davvero sale sul monte, un piccolo pezzo della luce di Dio nella quotidianità.

Così ci raccomanda Papa Francesco, che ha voluto sintetizzare queste episodio nelle due parole che segnano il cammino di Gesù e degli apostoli: “salita e discesa. Noi abbiamo bisogno di andare in disparte, di salire sulla montagna in uno spazio di silenzio, per trovare noi stessi e percepire meglio la voce del Signore. Questo facciamo nella preghiera. Ma non possiamo rimanere lì! L’incontro con Dio nella preghiera ci spinge nuovamente a "scendere dalla montagna" e ritornare in basso, nella pianura, dove incontriamo tanti fratelli appesantiti da fatiche, malattie, ingiustizie, ignoranze, povertà materiale e spirituale. A questi nostri fratelli che sono in difficoltà, siamo chiamati a portare i frutti dell’esperienza che abbiamo fatto con Dio, condividendo la grazia ricevuta”.

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