D. Gianni Mazzali SDB "TI HO FATTO CONOSCERE IL MIO PECCATO"

15 febbraio 2015 | 6a Domenica - T. Ordinario B  | Omelia
Ci sono epidemie oggi che spaventano e allertano l'opinione pubblica. Ebola ha causato numerose vittime specie nell'Africa occidentale sub sahariana e l'AIDS continua ad essere causa di morte in molte zone del mondo, oltre alle disattese e numerosissime vittime della malaria, specie nei paesi poveri. Un tempo la lebbra era ritenuta una delle piaghe fisiche più devastanti
per l'uomo ed anche oggi, seppur in modo più contenuto, continua a mietere vittime tra bambini e adulti, specie nei paesi poveri. L'odierna Parola di Dio, nel contesto del disfacimento e nella conseguente emarginazione causati dalla lebbra, intende denunciare il contagio pericoloso e distruttivo del peccato da cui solo Gesù può liberare e risanare.

Il peccato emargina

Rigorose e discriminanti erano le norme igieniche utilizzate nel mondo antico, e conseguentemente in quello ebraico, per isolare gli ammalati di lebbra e per evitarne il contagio. La pagina del Levitico evidenzia che, dopo che la malattia era stata ufficialmente diagnosticata, il lebbroso doveva rendere manifesta pubblicamente la sua condizione e vivere in luoghi appartati dai centri abitati. Per la nostra mentalità libertaria possono apparire esagerate tali norme, giustificate dall'obiettivo di evitare il contagio, non essendo disponibili farmaci o strumenti più efficaci. Con superficialità e falso pudore tendiamo oggi ad esorcizzare e sottovalutare la devastazione che il male morale, la malattia dello spirito opera nelle persone e nei gruppi umani. La menzogna, l'ossessione sessuale, la vanità, l'orgoglio, la disonestà, la ricerca smodata del piacere, la ricchezza eccessiva, l'avarizia, il degrado sono alcuni mali morali che affliggono l'umanità oggi come l'hanno afflitta ieri.
Il peccato in effetti rende schiavi, inibisce l'esercizio della nostra autentica libertà, contamina i nostri rapporti con gli altri, ci emargina e ci costringe a vivere, spesso inconsapevoli, in una situazione psicologia e spirituale falsata. Il peccato, con un dinamismo perverso ci isola, ci relega in un mondo fittizio, impedendoci il contatto con la realtà. Le dipendenze di oggi dalla droga, dall'alcool, dal sesso sfrenato, dalla violenza, dal bullismo, dalla trasgressione sono segno di un malessere che davvero ci emargina, falsando i nostri orizzonti e le nostre prospettive.

Il pericolo degli scandali

L'abbiamo sottolineato che la lebbra ai tempi di Gesù, come ai nostri tempi, è una malattia contagiosa. Le epidemia dei nostri giorni seminano panico perché si possono trasmettere da persona a persona inconsapevolmente e causare dolore e morte. Oggi possiamo parlare di psicosi da epidemia che crea ansietà e complica la vita delle persone, condizionandone la libertà e la spontaneità. Vi sono strutture di male e di peccato che sovrastano, che contaminano la vita delle persone e delle società. L'ingiustizia e la corruzione possono corrodere a tal punto la vita di una nazione, raggiungendo i singoli individui e cittadini nelle loro scelte e nel ritmo stesso della loro vita. La valanga e l'oppressione mediatica, attraverso sistemi sempre più sofisticati e tecnicamente efficaci oggi, possono paradossalmente condizionare la capacità delle persone di valutare oggettivamente situazioni ed eventi. L'insensata ricerca del profitto attraverso l'induzione ai consumi quasi ci costringe ad acquisire abitudini, ritmi di vita, appuntamenti e consuetudini sociali che non sono espressione di libertà, ma forme subdole e impercettibili di dipendenza. Il rischio più prossimo che corriamo è quello di non accorgerci di questa invisibile, ma reale epidemia che debilita e danneggia il nostro spirito. La lebbra del corpo non è che una pallida immagine della collettiva contaminazione delle anime e dei cuori.

Se vuoi puoi guarirmi

Il lebbroso del Vangelo è stato fortunato nell'aver incontrato Gesù, ma soprattutto nell'essersi affidato a lui. Si è messo lui stesso alla ricerca di Gesù, dopo che qualcuno gliene aveva parlato. Davvero commuove questo "gettarsi in ginocchio" dell'uomo piagato non di fronte al simulacro di un Dio, ma di fronte ad un uomo in carne ed ossa. E ci provoca, ci scuote la sua incondizionata fiducia di poter essere guarito da quest'uomo straordinario a cui lui si affida. Possiamo intravedere un paradigma di liberazione, un percorso da imitare per essere guariti dal contagio, per sentire la gioia intima e profonda della guarigione dello spirito, per esplodere nell'annuncio della salute ritrovata. Il lebbroso ha cercato Gesù fuori delle "regole" impostegli dalla sua condizione, e superando le sue paure, la sua stessa vergogna. C'è un mettersi in cammino che possiamo intraprendere, consapevoli dei pesanti condizionamenti delle nostre abitudini, delle nostre convinzioni, dei nostri ritmi, della nostra supposta emancipazione culturale e sociale. Incontrare Gesù, volerlo incontrare è già liberazione, respiro spirituale, riappropriazione della nostra identità, del nostro senso più autentico. Il resto tocca a Gesù che si china su di noi e ci risolleva.
"Ogni santo ha un passato, mentre ogni peccatore ha un futuro". (Oscar Wilde)

D. Gianni Mazzali SDB

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