D. Gianni Mazzali SDB "UNO SQUARCIO DI CIELO"
1 marzo 2015 | 2a Domenica - Tempo di Quaresima B | Omelia
E' stato pubblicato di recente dal noto neurochirurgo E. Alexander un libro dal titolo che incuriosisce: "La mappa del Paradiso". Sono pagine intense che intendono svelare nei molteplici contesti religiosi e nelle fedi e convinzioni religiose le più diverse, la realtà
dell'aldilà, di una vita oltre la vita. E' confortante e stimolante essere sorretti dalla certezza di una definitiva "convivenza" con Dio, di "abitare" per sempre con Lui, camminando, a volte con fatica, sul sentiero della nostra esperienza terrena. Molti di noi avvertono il profondo bisogno di pregustare ciò che vivremo per sempre, sollevando, magari per pochi attimi, il velo della nostra dimensione terrestre.
La fede messa alla prova
Oggi tanta gente è disperata. Ci si sente a volte impotenti di fronte alle contraddizioni di una società che vuole garantire a tutti la più ampia libertà e tutti i diritti e che lascia purtroppo tanta gente smarrita, in balia di se stessa, persa. Per qualcuno la vita di famiglia può diventare, per i motivi più diversi, un inferno. L'improvvisa perdita del lavoro e l'assenza di prospettive lacerano e disintegrano la fibra umana di tanti uomini e di tante donne, a tutte le età. La costrizione legale di lasciare la casa, dove si è vissuti e si è costruito il focolare domestico per tanti anni, è un'esperienza traumatica. La ribellione provocante di un figlio spesso disorienta ed avvilisce. Tutti noi, in determinati snodi della nostra vita, ci siamo sentiti come oppressi da un macigno e, come credenti in Dio, siamo stati messi a dura prova.
La pagina del Genesi che abbiamo ascoltato ci presenta un Dio che si comporta in modo inspiegabilmente duro con Abramo, l'uomo dalla fede granitica, l'alleato: gli chiede un sacrificio che appare crudele e inaudito. Proprio come succede a noi quando non capiamo perché la nostra vita sia diventata così ardua, così impossibile, nonostante la nostra buona volontà, i nostri sforzi onesti, il nostro sincero desiderio di essere amici di Dio. "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni(…)perché tu hai obbedito alla mia voce". Sono parole forti quelle di Dio, parole che svelano, che sollevano un'esistenza oppressa ed umiliata. Percepiamo che Dio, il nostro Creatore, vuole in fondo che noi stessi, dall'interno della nostra esperienza, saggiamo la nostra verità profonda, il nostro amore "vero" per Lui. Forse ci risulta difficile capire perché Dio ci mette alla prova, quando siamo in mezzo al guado e ci sembra di non farcela, di affogare, di essere travolti. Ma proprio lì, nel momento del massimo sconforto, ci sentiamo sorretti, abbracciati, benedetti.
Vivere la risurrezione
E' quello che Gesù ha fatto con i suoi, con alcuni di essi. Perché non con tutti? Forse per farci capire che l'esperienza di fede non è una realtà di massa, ma raggiunge ciascuno di noi nella sua più profonda intimità personale. Ad altri discepoli altre esperienze, altre intimità rivelatrici. Gesù non fa preferenze e nello stesso tempo non può essere condizionato dai nostri "distinguo" e dalle nostre rivendicazioni. Ha intuito la difficoltà dei suoi apostoli, la loro fatica; non ha risparmiato loro i suoi duri rimproveri, metterà a dura prova la loro amicizia nella sua passione e morte, chiederà loro di provare con il sangue il loro amore. Ora sul monte, in un luogo appartato, fa pregustare loro, per brevi attimi, una esperienza luminosa, accecante di vita "risorta". Davvero, come in un baleno, contemplano nella sua pienezza, nella interezza della Parola, la vita sfolgorante della risurrezione. In pochi, intensissimi attimi ad alcuni dei suoi Gesù svela tutto il senso di una lunga e travagliata storia di salvezza, rappresentata da Mosè ed Elia.
E' un'esperienza che l'evangelista con tratti certo inadeguati, tenta di descrivere. Pietro nella sua impulsività ce ne fa percepire l'intensità straordinaria: "E' bello per noi stare qui". E vorrebbe stare lì, sul monte, per sempre quel Pietro così umano, così provato, amaramente, nel suo amore verso l'Amico. Farci assaporare, pregustare la verità coinvolgente della Risurrezione, proiettarci già alla gioia del mattino di Pasqua è l'obiettivo della Parola di questa seconda domenica di Quaresima. Gesù Risorto spiega e svela ogni contraddizione, ogni prova e illumina anche le nostre disperazioni. Possiamo continuare il nostro percorso quaresimale, con tutte le prove di un'esistenza che pesa su di noi, certi della luce di Pasqua.
Pregustare il Paradiso
Ci rendiamo conto allora che puntare sul Paradiso, credere in una vita oltre la vita, essere certi che vivremo per sempre nella contemplazione di Dio, in un Amore totalmente appagante, non è alienazione, ma verità profonda, svelataci nell'esperienza di Gesù, che ci raggiunge nel profondo del nostro anelito umano, nel nostro bisogno esistenziale. Ben radicati su questa terra, uomini e donne terrestri, abbiamo una prospettiva di infinito, di una appagante bellezza, di un incanto di amore.
"Tutti gli uomini erano essere luminosi, magnifici, destinati a una gioia incredibile, Bellezza, musica, gioia, amore incommensurabile e indicibile gloria: tutto questa avevano ereditato. Di questo erano eredi" (A. Hardy, The spiritual Nature of Man)
D. Gianni Mazzali SDB
E' stato pubblicato di recente dal noto neurochirurgo E. Alexander un libro dal titolo che incuriosisce: "La mappa del Paradiso". Sono pagine intense che intendono svelare nei molteplici contesti religiosi e nelle fedi e convinzioni religiose le più diverse, la realtà
dell'aldilà, di una vita oltre la vita. E' confortante e stimolante essere sorretti dalla certezza di una definitiva "convivenza" con Dio, di "abitare" per sempre con Lui, camminando, a volte con fatica, sul sentiero della nostra esperienza terrena. Molti di noi avvertono il profondo bisogno di pregustare ciò che vivremo per sempre, sollevando, magari per pochi attimi, il velo della nostra dimensione terrestre.
La fede messa alla prova
Oggi tanta gente è disperata. Ci si sente a volte impotenti di fronte alle contraddizioni di una società che vuole garantire a tutti la più ampia libertà e tutti i diritti e che lascia purtroppo tanta gente smarrita, in balia di se stessa, persa. Per qualcuno la vita di famiglia può diventare, per i motivi più diversi, un inferno. L'improvvisa perdita del lavoro e l'assenza di prospettive lacerano e disintegrano la fibra umana di tanti uomini e di tante donne, a tutte le età. La costrizione legale di lasciare la casa, dove si è vissuti e si è costruito il focolare domestico per tanti anni, è un'esperienza traumatica. La ribellione provocante di un figlio spesso disorienta ed avvilisce. Tutti noi, in determinati snodi della nostra vita, ci siamo sentiti come oppressi da un macigno e, come credenti in Dio, siamo stati messi a dura prova.
La pagina del Genesi che abbiamo ascoltato ci presenta un Dio che si comporta in modo inspiegabilmente duro con Abramo, l'uomo dalla fede granitica, l'alleato: gli chiede un sacrificio che appare crudele e inaudito. Proprio come succede a noi quando non capiamo perché la nostra vita sia diventata così ardua, così impossibile, nonostante la nostra buona volontà, i nostri sforzi onesti, il nostro sincero desiderio di essere amici di Dio. "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni(…)perché tu hai obbedito alla mia voce". Sono parole forti quelle di Dio, parole che svelano, che sollevano un'esistenza oppressa ed umiliata. Percepiamo che Dio, il nostro Creatore, vuole in fondo che noi stessi, dall'interno della nostra esperienza, saggiamo la nostra verità profonda, il nostro amore "vero" per Lui. Forse ci risulta difficile capire perché Dio ci mette alla prova, quando siamo in mezzo al guado e ci sembra di non farcela, di affogare, di essere travolti. Ma proprio lì, nel momento del massimo sconforto, ci sentiamo sorretti, abbracciati, benedetti.
Vivere la risurrezione
E' quello che Gesù ha fatto con i suoi, con alcuni di essi. Perché non con tutti? Forse per farci capire che l'esperienza di fede non è una realtà di massa, ma raggiunge ciascuno di noi nella sua più profonda intimità personale. Ad altri discepoli altre esperienze, altre intimità rivelatrici. Gesù non fa preferenze e nello stesso tempo non può essere condizionato dai nostri "distinguo" e dalle nostre rivendicazioni. Ha intuito la difficoltà dei suoi apostoli, la loro fatica; non ha risparmiato loro i suoi duri rimproveri, metterà a dura prova la loro amicizia nella sua passione e morte, chiederà loro di provare con il sangue il loro amore. Ora sul monte, in un luogo appartato, fa pregustare loro, per brevi attimi, una esperienza luminosa, accecante di vita "risorta". Davvero, come in un baleno, contemplano nella sua pienezza, nella interezza della Parola, la vita sfolgorante della risurrezione. In pochi, intensissimi attimi ad alcuni dei suoi Gesù svela tutto il senso di una lunga e travagliata storia di salvezza, rappresentata da Mosè ed Elia.
E' un'esperienza che l'evangelista con tratti certo inadeguati, tenta di descrivere. Pietro nella sua impulsività ce ne fa percepire l'intensità straordinaria: "E' bello per noi stare qui". E vorrebbe stare lì, sul monte, per sempre quel Pietro così umano, così provato, amaramente, nel suo amore verso l'Amico. Farci assaporare, pregustare la verità coinvolgente della Risurrezione, proiettarci già alla gioia del mattino di Pasqua è l'obiettivo della Parola di questa seconda domenica di Quaresima. Gesù Risorto spiega e svela ogni contraddizione, ogni prova e illumina anche le nostre disperazioni. Possiamo continuare il nostro percorso quaresimale, con tutte le prove di un'esistenza che pesa su di noi, certi della luce di Pasqua.
Pregustare il Paradiso
Ci rendiamo conto allora che puntare sul Paradiso, credere in una vita oltre la vita, essere certi che vivremo per sempre nella contemplazione di Dio, in un Amore totalmente appagante, non è alienazione, ma verità profonda, svelataci nell'esperienza di Gesù, che ci raggiunge nel profondo del nostro anelito umano, nel nostro bisogno esistenziale. Ben radicati su questa terra, uomini e donne terrestri, abbiamo una prospettiva di infinito, di una appagante bellezza, di un incanto di amore.
"Tutti gli uomini erano essere luminosi, magnifici, destinati a una gioia incredibile, Bellezza, musica, gioia, amore incommensurabile e indicibile gloria: tutto questa avevano ereditato. Di questo erano eredi" (A. Hardy, The spiritual Nature of Man)
D. Gianni Mazzali SDB
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