D. Mario MORRA SDB"Questi è il mio figlio amato! Ascoltatelo."
1 marzo 2015 | 2a Domenica - T. Quaresima B | Omelia
2a Domenica di Quaresima 2015
Gesù, mentre si trova presso Cesarea di Filippo, pone ai suoi discepoli la domanda: "La gente che dice? Chi sono io?… E voi che dite? Chi sono io?" Risponde Pietro per tutti: "Tu sei il Messia, il Cristo".
Ma "Che cosa significa essere Messia?".
Gesù, per far intendere ai suoi che la missione del Messia non è, secondo il piano di Dio, la missione del
trionfatore, ma quella del crocifisso, annuncia per la prima volta la sua passione, morte e risurrezione: "Il Figlio dell'uomo dovrà soffrire molto. È necessario. Gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e i maestri della legge lo condanneranno; egli sarà ucciso, ma dopo tre giorni risusciterà".
Gli apostoli rimangono sconcertati a queste parole e Pietro, ancora una volta, parla per primo e tenta di convincere Gesù, che tutto ciò non è possibile che avvenga. "Ma Gesù si voltò, guardò i discepoli e parlò severamente a Pietro: "Va' via, lontano da me, Satana! Perché tu non ragioni come Dio, ma come gli uomini"….
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò su un alto monte… Là di fronte a loro Gesù cambiò di aspetto…".
Con la scena della trasfigurazione, i personaggi che conversano con lui e la voce del Padre che lo dichiara figlio amato, Gesù vuole dare ai suoi discepoli, spaventati dall'annuncio della passione e della morte, un segno della sua divinità. Vuole convincerli che la sua missione passa, secondo il disegno del Padre, attraverso il Calvario, ma giunge con certezza alla gioia vittoriosa della Risurrezione. Anch'essi quindi non dovranno spaventarsi della croce, delle persecuzioni, perché anche per loro giungerà sempre l'alba radiosa della Pasqua.
I tre fortunati discepoli rimangono estasiati di fronte alla scena di paradiso, e vorrebbero non finisse mai, ma purtroppo non comprendono ciò che, con essa, Gesù intende loro insegnare, in vista della prova.
Nell'orto degli Olivi, mentre Gesù suda sangue al pensiero della passione, essi dormiranno, non riusciranno a vegliare nella preghiera per confortare Gesù; al giungere dei soldati fuggiranno ed abbandoneranno Gesù solo; Pietro non avrà neppure il coraggio di dire che lo conosce.
Solo dopo la Pentecoste, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, solo allora comprenderanno la fortuna avuta di essere stati spettatori, sul monte, della Trasfigurazione, e quel ricordo darà loro la forza di superare anche il martirio per Gesù.
S. Pietro, ad incoraggiamento dei cristiani tormentati dalla persecuzione, scriverà nella sua seconda lettera: "Noi abbiamo visto proprio con i nostri occhi la sua grandezza. Egli ha davvero ricevuto onore e gloria da Dio Padre. E noi abbiamo udito la voce di Dio onnipotente, mentre eravamo con lui sulla montagna santa. Diceva: Questo è il figlio mio. Io lo amo e l'ho mandato" (2Pt 1, 16-18).
Queste parole del Padre ci ricollegano alla fede di Abramo, (1a lettura) richiesto da Dio di sacrificare il suo unico figlio Isacco, il figlio che avrebbe dovuto realizzare la promessa fatta da Dio stesso: "Sarai padre di una moltitudine di popoli".
Abramo, nonostante l'apparente contraddizione di Dio, che gli promette una numerosa discendenza e poi gli chiede di sacrificare l'unico figlio che ha avuto in vecchiaia, non perde la sua fiducia in Dio e si accinge a sacrificare Isacco.
Dio si accontenta di questo atto di fede, di fiducia sulla sua parola, risparmia Isacco, e rinnova ad Abramo la promessa: "Perché non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, giuro su me stesso: io ti benedirò in modo straordinario… E per mezzo dei tuoi discendenti si diranno benedetti tutti i popoli della terra, perché tu hai obbedito alla mia parola" (Gen 22, 18).
Discendenza di Abramo, causa di benedizione per tutti i popoli, è Gesù, il Figlio di Dio che diventa uomo della stirpe di Abramo.
Dio Padre però che ha risparmiato Isacco per la fede di Abramo, non ha risparmiato il proprio Figlio, perché noi fossimo salvi.
Ecco allora S. Paolo che ci ricorda: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Dio non ha risparmiato il proprio figlio, ma lo ha dato per tutti noi… Gesù Cristo è morto, anzi è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi"
Nelle difficoltà che incontriamo nella vita, rinnoviamo la nostra fede in Dio che ci ama, al di là delle apparenti contraddizioni e prove, nelle quali possiamo trovarci.
Dio ci ama di un amore infinito, così grande da sacrificare per noi il suo unigenito Figlio, Gesù.
Mettiamoci sotto la protezione di Maria; Ella ha creduto alla parola di Dio che ha fatto di Lei la madre di Gesù, e chiediamole di sostenerci nel nostro cammino di fede.
"Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge gli umili: ero misero ed egli mi ha salvato…
Camminerò alla presenza del Signore, nella terra dei viventi"
D. Mario MORRA SDB
2a Domenica di Quaresima 2015
Gesù, mentre si trova presso Cesarea di Filippo, pone ai suoi discepoli la domanda: "La gente che dice? Chi sono io?… E voi che dite? Chi sono io?" Risponde Pietro per tutti: "Tu sei il Messia, il Cristo".
Ma "Che cosa significa essere Messia?".
Gesù, per far intendere ai suoi che la missione del Messia non è, secondo il piano di Dio, la missione del
trionfatore, ma quella del crocifisso, annuncia per la prima volta la sua passione, morte e risurrezione: "Il Figlio dell'uomo dovrà soffrire molto. È necessario. Gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e i maestri della legge lo condanneranno; egli sarà ucciso, ma dopo tre giorni risusciterà".
Gli apostoli rimangono sconcertati a queste parole e Pietro, ancora una volta, parla per primo e tenta di convincere Gesù, che tutto ciò non è possibile che avvenga. "Ma Gesù si voltò, guardò i discepoli e parlò severamente a Pietro: "Va' via, lontano da me, Satana! Perché tu non ragioni come Dio, ma come gli uomini"….
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò su un alto monte… Là di fronte a loro Gesù cambiò di aspetto…".
Con la scena della trasfigurazione, i personaggi che conversano con lui e la voce del Padre che lo dichiara figlio amato, Gesù vuole dare ai suoi discepoli, spaventati dall'annuncio della passione e della morte, un segno della sua divinità. Vuole convincerli che la sua missione passa, secondo il disegno del Padre, attraverso il Calvario, ma giunge con certezza alla gioia vittoriosa della Risurrezione. Anch'essi quindi non dovranno spaventarsi della croce, delle persecuzioni, perché anche per loro giungerà sempre l'alba radiosa della Pasqua.
I tre fortunati discepoli rimangono estasiati di fronte alla scena di paradiso, e vorrebbero non finisse mai, ma purtroppo non comprendono ciò che, con essa, Gesù intende loro insegnare, in vista della prova.
Nell'orto degli Olivi, mentre Gesù suda sangue al pensiero della passione, essi dormiranno, non riusciranno a vegliare nella preghiera per confortare Gesù; al giungere dei soldati fuggiranno ed abbandoneranno Gesù solo; Pietro non avrà neppure il coraggio di dire che lo conosce.
Solo dopo la Pentecoste, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, solo allora comprenderanno la fortuna avuta di essere stati spettatori, sul monte, della Trasfigurazione, e quel ricordo darà loro la forza di superare anche il martirio per Gesù.
S. Pietro, ad incoraggiamento dei cristiani tormentati dalla persecuzione, scriverà nella sua seconda lettera: "Noi abbiamo visto proprio con i nostri occhi la sua grandezza. Egli ha davvero ricevuto onore e gloria da Dio Padre. E noi abbiamo udito la voce di Dio onnipotente, mentre eravamo con lui sulla montagna santa. Diceva: Questo è il figlio mio. Io lo amo e l'ho mandato" (2Pt 1, 16-18).
Queste parole del Padre ci ricollegano alla fede di Abramo, (1a lettura) richiesto da Dio di sacrificare il suo unico figlio Isacco, il figlio che avrebbe dovuto realizzare la promessa fatta da Dio stesso: "Sarai padre di una moltitudine di popoli".
Abramo, nonostante l'apparente contraddizione di Dio, che gli promette una numerosa discendenza e poi gli chiede di sacrificare l'unico figlio che ha avuto in vecchiaia, non perde la sua fiducia in Dio e si accinge a sacrificare Isacco.
Dio si accontenta di questo atto di fede, di fiducia sulla sua parola, risparmia Isacco, e rinnova ad Abramo la promessa: "Perché non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, giuro su me stesso: io ti benedirò in modo straordinario… E per mezzo dei tuoi discendenti si diranno benedetti tutti i popoli della terra, perché tu hai obbedito alla mia parola" (Gen 22, 18).
Discendenza di Abramo, causa di benedizione per tutti i popoli, è Gesù, il Figlio di Dio che diventa uomo della stirpe di Abramo.
Dio Padre però che ha risparmiato Isacco per la fede di Abramo, non ha risparmiato il proprio Figlio, perché noi fossimo salvi.
Ecco allora S. Paolo che ci ricorda: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Dio non ha risparmiato il proprio figlio, ma lo ha dato per tutti noi… Gesù Cristo è morto, anzi è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi"
Nelle difficoltà che incontriamo nella vita, rinnoviamo la nostra fede in Dio che ci ama, al di là delle apparenti contraddizioni e prove, nelle quali possiamo trovarci.
Dio ci ama di un amore infinito, così grande da sacrificare per noi il suo unigenito Figlio, Gesù.
Mettiamoci sotto la protezione di Maria; Ella ha creduto alla parola di Dio che ha fatto di Lei la madre di Gesù, e chiediamole di sostenerci nel nostro cammino di fede.
"Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. Il Signore protegge gli umili: ero misero ed egli mi ha salvato…
Camminerò alla presenza del Signore, nella terra dei viventi"
D. Mario MORRA SDB
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