D. Severino GALLO sdb"DIO E' UNA PERSONA DA AMARE CARITA' - FEDE - PREGHIERA"
8 febbraio 2015 | 5a Domenica - T. Ordinario B | Omelia
La prima Lettura è presa dal libro di Giobbe, che è un'autentica meditazione sul dolore umano. Un fatto è innegabile: la vita umana si muove dentro una cornice di sofferenza e di precarietà. L'uomo può andare sulla luna e inventare il computer, ma - come dice Giobbe - "la sua su vita è un soffio", oppure - come riconosce il Salmo - "l'uomo è come il fior del campo. Oggi è bello, ma domani secca e non c'è più".
Allora l'uomo è una meteora che passa e nulla più? Sartre scrisse: "L'uomo è una passione inutile".
E noi siamo d'accordo. Prima di lui Camus aveva detto: "L'unica ipotesi ragionevole è il suicidio".
E noi rifiutiamo quest'ipotesi. Perché?
Perché abbiamo un grande annuncio da dare: il dolore umano demolisce le false speranze, ma non per togliere la speranza, bensì per spingere l'uomo alla vera speranza.
Ma esiste questa speranza? Sì. Si chiama Gesù.
E in Lui abbiamo conosciuto Dio tra noi, Dio che si muove, Dio pronto a salvare. Lasciamoci riscaldare il cuore e la vita da questa speranza.
Nel Vangelo di domenica scorsa abbiamo visto Gesù operare nella sinagoga di Cafarnao; ora - dice l'evangelista - Gesù esce dalla sinagoga e va nella casa di Simone.
Perché? Perché lo spazio di Dio è dappertutto: nel tempio e fuori del tempio. Dio è misericordioso e fedele e lo è dappertutto e con tutti.
"Entrato nella casa - racconta Marco -, "gli parlarono della suocera di Pietro. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli" (Mc 1,30-1).
Una riflessione s'impone. Gesù restituisce la salute, ma il Vangelo fa capire chiaramente che la salute non è un ben da tenere per sé, ma da impegnare per gli altri: come, del resto, tutta la vita è un bene da impegnare per il prossimo. Ciò che uno trattiene per sé, marcisce: qualunque cosa sia.
Infatti, Gesù dona la salute alla donna ammalata non per restituirla alla vita comoda, ma perché attraverso la salute ella viva la carità.
Dice Pascal: "Tutti i corpi, il firmamento, le stelle, la terra con i suoi regni non valgono lo spirito più piccolo. Tutti i corpi e tutti gli spiriti insieme non valgono quanto il più piccolo atto di carità".
Paul Claudel aggiunge: "Quando avrai Dio nel cuore, avrai un ospite che non ti lascerà riposare". Perché tutto diventerà occasione per vivere la carità.
E' così la nostra vita?
San Paolo dice: "Guai a me se non predicassi il Vangelo! E' un dovere per me" (1 Cor 9,16).
E noi? Abbiamo accolto la carità di Dio? E viviamo per annunciarla e trasmetterla agli altri?
Dice ancora il Vangelo: "Non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano" (Mc 1,4).
Perché Gesù impone il silenzio ai diavoli?
Evidentemente la fede del demonio è una fede senza amore: è fede morta. E davanti a Dio questa fede non ha nessun valore: infatti, Dio non è una formula da accettare, ma una Persona da amare al punto di farlo vivere in noi.
E' così la nostra fede?
San Paolo dice: "Se anche avessi la fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla" (1 Cor 13,2).
E San Giacomo: "A che giova se uno dice di avere la fede, ma non ha le opere? Forse che quella può salvarlo? La fede se non ha le opere, è morta in se stessa" (Gc 2,14).
Riflettiamo se la nostra, è una fede viva che produce opere di carità. Se la preghiera ci rende più caritatevoli, se la Messa ci converte sempre più alla misericordia oppure no.
Un'ultima riflessione. Marco riferisce che "al mattino Gesù si alzò, quando era ancora buio, uscito da casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava" (Mc 1,5).
E' un dettaglio della giornata di Gesù a Cafarnao, ma rivela profondamente la sua Persona: Egli non può fare a meno del Padre; la sua giornata non è completa, se non parte dalla preghiera e non ritorna alla preghiera.
Infatti, è necessario pregare per dare senso e contenuto alle nostre azioni.
Ma per noi la preghiera ha questa forza e questa incidenza nella nostra giornata?
In queste due domeniche abbiamo meditato una giornata di Gesù a Cafarnao. Se Gesù vive davvero in noi, le nostre giornate debbono somigliare alla sua.
San Paolo ha detto: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!".
S. Caterina da Siena dice:
"Avete taciuto abbastanza. E' ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito".
Gridiamo quindi anche noi il Vangelo sui tetti.
"La verità che non è scaldata dal calore del cuore è una verità tradita" (J. SULLIVAN).
Don Bosco ha detto: "Cerca di guadagnarti il cuore di chi ha errato" (MB 8,41). Le sue non erano solo parole: erano fatti. Un giorno Don Bosco, mentre era attorniato da alcuni chierici, raccontò quanto era accaduto a lui stesso. Disse:
"Venne a trovarmi un ardente democratico (noi diremmo: un comunista… rosso scarlatto). Egli, trovandosi in gravi difficoltà, mi pregò di dargli una piccola somma di tre franchi almeno per comprarsi una camicia, perché quella che indossava era molto malandata. Mi assicurò che sarebbe passato quanto prima a ricompensarmi.
Tastai la mia borsa, ma era quasi vuota. Volsi gli occhi verso il letto e vidi una camicia bella e pulita che era stata preparata da Rossi per me, ma io mi ero dimenticato di cambiarla.
Dissi a quel tale: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do".
Mi guardò con aria di stupore e mi disse:
- Ma, e lei?
- Non si dia pensiero di questo - gli risposi -: la Provvidenza che oggi provvede a lei, domani saprà ben provvedere a me!
A tale atto rimase così commosso che, sciolto in lacrime, si gettò ai miei piedi, esclamando:
- Oh quanto bene può fare un prete!
Dopo aver raccontato questo, Don Bosco soggiunse:
- Badate: quel tale divenne poi un grande amico dei preti.
E' in questo modo che dobbiamo guadagnarci il cuore degli uomini e anche degli avversari (MB 7,25). Don Bosco si toglie letteralmente la camicia di dosso per soccorrere il prossimo.
Gesù si lasciò togliere la vita per nostro amore.
E la Madonna si lasciò togliere Gesù, per diventare nostra Mamma ai piedi della Croce.
Questi sono gli esempi che dobbiamo imitare…
D. Severino GALLO sdb
La prima Lettura è presa dal libro di Giobbe, che è un'autentica meditazione sul dolore umano. Un fatto è innegabile: la vita umana si muove dentro una cornice di sofferenza e di precarietà. L'uomo può andare sulla luna e inventare il computer, ma - come dice Giobbe - "la sua su vita è un soffio", oppure - come riconosce il Salmo - "l'uomo è come il fior del campo. Oggi è bello, ma domani secca e non c'è più".
Allora l'uomo è una meteora che passa e nulla più? Sartre scrisse: "L'uomo è una passione inutile".
E noi siamo d'accordo. Prima di lui Camus aveva detto: "L'unica ipotesi ragionevole è il suicidio".
E noi rifiutiamo quest'ipotesi. Perché?
Perché abbiamo un grande annuncio da dare: il dolore umano demolisce le false speranze, ma non per togliere la speranza, bensì per spingere l'uomo alla vera speranza.
Ma esiste questa speranza? Sì. Si chiama Gesù.
E in Lui abbiamo conosciuto Dio tra noi, Dio che si muove, Dio pronto a salvare. Lasciamoci riscaldare il cuore e la vita da questa speranza.
Nel Vangelo di domenica scorsa abbiamo visto Gesù operare nella sinagoga di Cafarnao; ora - dice l'evangelista - Gesù esce dalla sinagoga e va nella casa di Simone.
Perché? Perché lo spazio di Dio è dappertutto: nel tempio e fuori del tempio. Dio è misericordioso e fedele e lo è dappertutto e con tutti.
"Entrato nella casa - racconta Marco -, "gli parlarono della suocera di Pietro. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli" (Mc 1,30-1).
Una riflessione s'impone. Gesù restituisce la salute, ma il Vangelo fa capire chiaramente che la salute non è un ben da tenere per sé, ma da impegnare per gli altri: come, del resto, tutta la vita è un bene da impegnare per il prossimo. Ciò che uno trattiene per sé, marcisce: qualunque cosa sia.
Infatti, Gesù dona la salute alla donna ammalata non per restituirla alla vita comoda, ma perché attraverso la salute ella viva la carità.
Dice Pascal: "Tutti i corpi, il firmamento, le stelle, la terra con i suoi regni non valgono lo spirito più piccolo. Tutti i corpi e tutti gli spiriti insieme non valgono quanto il più piccolo atto di carità".
Paul Claudel aggiunge: "Quando avrai Dio nel cuore, avrai un ospite che non ti lascerà riposare". Perché tutto diventerà occasione per vivere la carità.
E' così la nostra vita?
San Paolo dice: "Guai a me se non predicassi il Vangelo! E' un dovere per me" (1 Cor 9,16).
E noi? Abbiamo accolto la carità di Dio? E viviamo per annunciarla e trasmetterla agli altri?
Dice ancora il Vangelo: "Non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano" (Mc 1,4).
Perché Gesù impone il silenzio ai diavoli?
Evidentemente la fede del demonio è una fede senza amore: è fede morta. E davanti a Dio questa fede non ha nessun valore: infatti, Dio non è una formula da accettare, ma una Persona da amare al punto di farlo vivere in noi.
E' così la nostra fede?
San Paolo dice: "Se anche avessi la fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla" (1 Cor 13,2).
E San Giacomo: "A che giova se uno dice di avere la fede, ma non ha le opere? Forse che quella può salvarlo? La fede se non ha le opere, è morta in se stessa" (Gc 2,14).
Riflettiamo se la nostra, è una fede viva che produce opere di carità. Se la preghiera ci rende più caritatevoli, se la Messa ci converte sempre più alla misericordia oppure no.
Un'ultima riflessione. Marco riferisce che "al mattino Gesù si alzò, quando era ancora buio, uscito da casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava" (Mc 1,5).
E' un dettaglio della giornata di Gesù a Cafarnao, ma rivela profondamente la sua Persona: Egli non può fare a meno del Padre; la sua giornata non è completa, se non parte dalla preghiera e non ritorna alla preghiera.
Infatti, è necessario pregare per dare senso e contenuto alle nostre azioni.
Ma per noi la preghiera ha questa forza e questa incidenza nella nostra giornata?
In queste due domeniche abbiamo meditato una giornata di Gesù a Cafarnao. Se Gesù vive davvero in noi, le nostre giornate debbono somigliare alla sua.
San Paolo ha detto: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!".
S. Caterina da Siena dice:
"Avete taciuto abbastanza. E' ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito".
Gridiamo quindi anche noi il Vangelo sui tetti.
"La verità che non è scaldata dal calore del cuore è una verità tradita" (J. SULLIVAN).
Don Bosco ha detto: "Cerca di guadagnarti il cuore di chi ha errato" (MB 8,41). Le sue non erano solo parole: erano fatti. Un giorno Don Bosco, mentre era attorniato da alcuni chierici, raccontò quanto era accaduto a lui stesso. Disse:
"Venne a trovarmi un ardente democratico (noi diremmo: un comunista… rosso scarlatto). Egli, trovandosi in gravi difficoltà, mi pregò di dargli una piccola somma di tre franchi almeno per comprarsi una camicia, perché quella che indossava era molto malandata. Mi assicurò che sarebbe passato quanto prima a ricompensarmi.
Tastai la mia borsa, ma era quasi vuota. Volsi gli occhi verso il letto e vidi una camicia bella e pulita che era stata preparata da Rossi per me, ma io mi ero dimenticato di cambiarla.
Dissi a quel tale: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do".
Mi guardò con aria di stupore e mi disse:
- Ma, e lei?
- Non si dia pensiero di questo - gli risposi -: la Provvidenza che oggi provvede a lei, domani saprà ben provvedere a me!
A tale atto rimase così commosso che, sciolto in lacrime, si gettò ai miei piedi, esclamando:
- Oh quanto bene può fare un prete!
Dopo aver raccontato questo, Don Bosco soggiunse:
- Badate: quel tale divenne poi un grande amico dei preti.
E' in questo modo che dobbiamo guadagnarci il cuore degli uomini e anche degli avversari (MB 7,25). Don Bosco si toglie letteralmente la camicia di dosso per soccorrere il prossimo.
Gesù si lasciò togliere la vita per nostro amore.
E la Madonna si lasciò togliere Gesù, per diventare nostra Mamma ai piedi della Croce.
Questi sono gli esempi che dobbiamo imitare…
D. Severino GALLO sdb
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