D. Severino GALLO sdb"LA TRASFIGURAZIONE DI GESU' SUL TABOR"
1 marzo 2015 | 2a Domenica - T. Quaresima B | Omelia
Vangelo: "Si trasfigurò davanti a loro" (Mc. 9,1-9)
La trasfigurazione di Gesù, di cui parla il Vangelo odierno, è una prefigurazione o anticipazione della gloria del risorto e di quella dei cristiani; è una irruzione di Paradiso nel tempo.
In mezzo alla maestà della gloria il richiamo al Figlio diletto (cioè al Servo sofferente ed espiatore di Jahvè della seconda parte d'Isaia) è la tipica combinazione del mistero cristiano e pasquale, che fonde insieme i motivi del sacrificio e della gloria; sacrificio voluto da Dio in funzione della gloria.
Un forestiero incredulo riuscì a parlare con Bernardetta quando era ancora a Lourdes: voleva sentirla raccontare la visione, ma la ragazza si rifiutò dicendo: - Dal momento che non credete, è inutile.
- Fammi almeno vedere come sorrideva la Madonna: io sono un peccatore, e forse quel sorriso mi convertirà.
Bernardetta rispose: - Quel sorriso non si vede che in cielo. Non potrei mai farvelo vedere. Tuttavia, poiché siete un peccatore, mi proverò.
E, alzando gli occhi al cielo, sorrise come ispirata. Quel sorriso colpì talmente lo sconosciuto che ne ebbe l'anima sconvolta, inondata di nuovi sentimenti: corse via, andò alla Grotta, pregò e si convertì.
Per amore di un povero fratello da convertire, la piccola Soubirous si trasformò, cercando d'imitare un sorriso di cielo. Un simile tentativo non doveva riuscirle difficile, poiché dopo aver visto la Madonna, si era sempre più sforzata di vivere nell'atmosfera del soprannaturale.
Anche noi, mirando al Tabor di cui ci parla oggi il Vangelo, dobbiamo prendere l'impegno di trasfigurarci in Gesù, realizzando quella perfezione di vita che Egli esige dalle anime che Gli sono consacrate col Battesimo. Consideriamo in che cosa consiste tale trasfigurazione, le difficoltà che vi si oppongono e il modo di attuarla.
Dal piano alle vette
"E fu trasfigurato dinanzi a loro: il suo volto si fece risplendente come il sole e le sue vesti divennero candide come la neve".
Le favole e i poemi descrivono spesso la misteriosa tendenza di ogni uomo a mutarsi, a trasformarsi in un altro essere, sebbene questo non avvenga mai nella realtà.
Non sempre tali trasformazioni riescono in meglio: anzi si è immaginato che Maghi e Streghe avessero il potere di cambiare gli uomini in animali o in piante.
Secondo Ovidio, un tale, per castigo, poteva essere trasformato in fiume o in pietra. Secondo lo scrittore greco Luciano, un curiosone, per sua purificazione, fu trasformato in asino. Per significare la sua reale situazione, secondo Kafka, un giovanotto si svegliò un mattino traformato in un grosso e schifoso verme.
La metamorfosi simboleggia spesso la punizione corrispondente ai vizi segreti o alle segrete azioni dell'umanità. Si perde la propria figura onorata e per bene, mentre salta fuori quella reale, malvagia, o ridicola, o spregevole.
Tuttavia - sempre secondo la fantasia dei poeti - avvengono anche mutamenti in esseri migliori e più perfetti.
Berenice si trasforma in una costellazione, Faust ringiovanisce improvvisamente, il burattino di Collodi - Pinocchio - si trasforma in un bravo ragazzo…
Sono immagini, si capisce; eppure è una realtà il fatto che tutti possiamo trasformarci davvero nella vita spirituale: quando al tocco della Grazia scompaiono le nostre debolezze e rimane la nostra dignità, la natura viene sopraelevata ad un ordine infinitamente superiore mediante la partecipazione alla vita divina:
Ai confini delle nostre Alpi si usa ripetere questo bel proverbio: "La Svizzera può ancora ingrandirsi: … ma verso l'alto, verso il cielo".
E noi?
La Trasfigurazione di Gesù c'invita alla metamorfosi nella santità. Non ripeteremo mai abbastanza che tutti i cristiani possono e debbono santificarsi: nel volto e in tutto il loro essere deve e può avvenire una purificazione che li renda splendenti e candidi.
Ma dobbiamo trarci in disparte, cioè staccare il nostro cuore dai legami troppo materiali del mondo; dobbiamo salire verso un alto monte, quello della santità e del rinnegamento di noi stessi. Dobbiamo soprattutto imitare l'esempio di Gesù e fare nostro il suo ideale di perfetta obbedienza al Padre.
E non potremo rimanere soltanto a contemplare Gesù trasfigurato, che riempì di tanta felicità i tre Apostoli! Non potremo stabilirci in comode tende: dovremo scendere di nuovo nella vita di ogni giorno e, col cuore sempre inebriato da quella contemplazione, dovremo realizzare con le opere incessanti ed entusiaste la trasfigurazione di tutto il mondo in Gesù.
C'è crisi di santità
Anche Satana ha le sue trasfigurazioni. L'angelo della Luce si è mutato nel ribelle, nel tentatore instancabile. E' lui che si oppone principalmente alla santificazione dell'uomo.
Anticamente vi furono già alcune personalità veramente grandi che tentarono la trasfigurazione del loro essere in uomini perfetti, ma senza Dio. Pensate a Pitagora, Platone, Seneca.
Anche oggigiorno certi atei si trovano nella loro stessa situazione. La loro aspirazione interiore a superarsi e a migliorarsi che cosa diviene? Ogni loro sforzo finisce nell'insuccesso, nella disperazione, nel pessimismo più tragico. La santità senza Dio è un mito, una favola).
Alcuni si lasciano vincere dalla sottile tentazione di un perfezionamento che è frutto di aspirazioni verso Dio, ma con la pretesa di fare a meno dell'unico modello, Gesù.
Nonostante i loro sforzi non riescono a trasfigurarsi. Come dice il poeta: essi "partono da soli, ignari del cammino e della stessa meta, senza bisaccia e senza bastone, fissando lo sguardo ad inutili stelle" (WICHGEVERT), ma ad un tratto si trovano così oppressi ed esitanti, che finiscono col negare la stessa possibilità di perfezione e rifiutano la santità per paura d'impegnarsi in una partita perduta in partenza.
Jacques Rivière - scrittore francese (1886-1925) - giunge a scrivere:
"Mio Dio, allontana da me la tentazione della santità" (A la trace de Dieu, Paris, 1938, p. 243).
La santità senza Gesù è un dramma con molti morti.
Non mancano coloro che, assimilato lo spirito del Vangelo e aderendo anche appassionatamente a Gesù, cercano di praticare il suo ideale, ma si arrestano dinanzi alla sua Chiesa. Mentre i Santi si sono tutti santificati nella Chiesa e per la Chiesa, costoro la considerano come un ostacolo, non la comprendono, ne fanno completamente astrazione.
Questa forte tentazione di molti spiriti conduce purtroppo al naufragio di ogni trasfigurazione, perché si ricade inevitabilmente nell'indivudualismo e nell'orgoglio. La santità senza la Chiesa è la sconsacrazione di ogni anelito verso l'alto: è la famosa pretesa di "volare senz'ali".
Il grande segreto della trasfigurazione
Il modo per raggiungere la trasfigurazione della santità è compendiato nelle parole del Padre sul Tabor: compiacersi solo in Gesù ed ascoltarlo, cioè imitarlo.
Un esempio di questa imitazione ci viene presentato da Jean Rounault
nel libro (= romanzo) intitolato "Terzo Cielo": in un villaggio russo i contadini vivono miseramente sotto la dittatura comunista. Ricordano con nostalgia i tempi in cui si pregava, si amavano le sacre Immagini, si rispettavano i "popi", si era liberi.
Un giorno ritorna al paese S. Ilarione, assente da 25 anni. Riprende il mestiere del padre: prega, è testimonio di Dio. Risveglia le coscienze addormentate. Le galvanizza. Viene organizzata una nuova resistenza. I "Partigiani di Dio" scioperano. Allora Ilarione viene arrestato, ma dinanzi al Tribunale non risponderà una parola, ad eccezione di questa preghiera: - Dio mio, dammi la forza di ubbidire, la forza di soffrire, la forza di morire per Te!.
Ecco, il nuovo santo saprà realizzarsi in questi tre verbi: ubbidire, soffrire, morire per Gesù. Tutto sta nel formarci come idea dominante la perfezione spirituale come una perfetta trasfigurazione in Gesù.
Non aspettiamo domani: Gesù vuole che già fin da questo istante domini in noi la volontà sincera di imitarlo in tutto. Questo è il vero eroismo.
Guardiamo a quel giovanotto: si chiama Francesco Possenti ed ha 18 anni. Un vanitoso, un elegantone, un mondano. Nella sua vita avviene un cambiamento repentino: si imbatte nella Madonna.
Diventa umile, povero, sprezzante di ogni mondanità. Da quel giorno sarà San Gabriele dell'Addolorata, di cui si celebra la festa il 27 febbraio (cfr. P. PIER LUIGI - "La vita comincia oggi", Caravate 1957, p. 36).
Cari Fratelli e Sorelle, chiediamo alla Madonna che da questo istante voglia cominciare Lei la nostra trasfigurazione in Gesù.
D. Severino GALLO sdb
Vangelo: "Si trasfigurò davanti a loro" (Mc. 9,1-9)
La trasfigurazione di Gesù, di cui parla il Vangelo odierno, è una prefigurazione o anticipazione della gloria del risorto e di quella dei cristiani; è una irruzione di Paradiso nel tempo.
In mezzo alla maestà della gloria il richiamo al Figlio diletto (cioè al Servo sofferente ed espiatore di Jahvè della seconda parte d'Isaia) è la tipica combinazione del mistero cristiano e pasquale, che fonde insieme i motivi del sacrificio e della gloria; sacrificio voluto da Dio in funzione della gloria.
Un forestiero incredulo riuscì a parlare con Bernardetta quando era ancora a Lourdes: voleva sentirla raccontare la visione, ma la ragazza si rifiutò dicendo: - Dal momento che non credete, è inutile.
- Fammi almeno vedere come sorrideva la Madonna: io sono un peccatore, e forse quel sorriso mi convertirà.
Bernardetta rispose: - Quel sorriso non si vede che in cielo. Non potrei mai farvelo vedere. Tuttavia, poiché siete un peccatore, mi proverò.
E, alzando gli occhi al cielo, sorrise come ispirata. Quel sorriso colpì talmente lo sconosciuto che ne ebbe l'anima sconvolta, inondata di nuovi sentimenti: corse via, andò alla Grotta, pregò e si convertì.
Per amore di un povero fratello da convertire, la piccola Soubirous si trasformò, cercando d'imitare un sorriso di cielo. Un simile tentativo non doveva riuscirle difficile, poiché dopo aver visto la Madonna, si era sempre più sforzata di vivere nell'atmosfera del soprannaturale.
Anche noi, mirando al Tabor di cui ci parla oggi il Vangelo, dobbiamo prendere l'impegno di trasfigurarci in Gesù, realizzando quella perfezione di vita che Egli esige dalle anime che Gli sono consacrate col Battesimo. Consideriamo in che cosa consiste tale trasfigurazione, le difficoltà che vi si oppongono e il modo di attuarla.
Dal piano alle vette
"E fu trasfigurato dinanzi a loro: il suo volto si fece risplendente come il sole e le sue vesti divennero candide come la neve".
Le favole e i poemi descrivono spesso la misteriosa tendenza di ogni uomo a mutarsi, a trasformarsi in un altro essere, sebbene questo non avvenga mai nella realtà.
Non sempre tali trasformazioni riescono in meglio: anzi si è immaginato che Maghi e Streghe avessero il potere di cambiare gli uomini in animali o in piante.
Secondo Ovidio, un tale, per castigo, poteva essere trasformato in fiume o in pietra. Secondo lo scrittore greco Luciano, un curiosone, per sua purificazione, fu trasformato in asino. Per significare la sua reale situazione, secondo Kafka, un giovanotto si svegliò un mattino traformato in un grosso e schifoso verme.
La metamorfosi simboleggia spesso la punizione corrispondente ai vizi segreti o alle segrete azioni dell'umanità. Si perde la propria figura onorata e per bene, mentre salta fuori quella reale, malvagia, o ridicola, o spregevole.
Tuttavia - sempre secondo la fantasia dei poeti - avvengono anche mutamenti in esseri migliori e più perfetti.
Berenice si trasforma in una costellazione, Faust ringiovanisce improvvisamente, il burattino di Collodi - Pinocchio - si trasforma in un bravo ragazzo…
Sono immagini, si capisce; eppure è una realtà il fatto che tutti possiamo trasformarci davvero nella vita spirituale: quando al tocco della Grazia scompaiono le nostre debolezze e rimane la nostra dignità, la natura viene sopraelevata ad un ordine infinitamente superiore mediante la partecipazione alla vita divina:
Ai confini delle nostre Alpi si usa ripetere questo bel proverbio: "La Svizzera può ancora ingrandirsi: … ma verso l'alto, verso il cielo".
E noi?
La Trasfigurazione di Gesù c'invita alla metamorfosi nella santità. Non ripeteremo mai abbastanza che tutti i cristiani possono e debbono santificarsi: nel volto e in tutto il loro essere deve e può avvenire una purificazione che li renda splendenti e candidi.
Ma dobbiamo trarci in disparte, cioè staccare il nostro cuore dai legami troppo materiali del mondo; dobbiamo salire verso un alto monte, quello della santità e del rinnegamento di noi stessi. Dobbiamo soprattutto imitare l'esempio di Gesù e fare nostro il suo ideale di perfetta obbedienza al Padre.
E non potremo rimanere soltanto a contemplare Gesù trasfigurato, che riempì di tanta felicità i tre Apostoli! Non potremo stabilirci in comode tende: dovremo scendere di nuovo nella vita di ogni giorno e, col cuore sempre inebriato da quella contemplazione, dovremo realizzare con le opere incessanti ed entusiaste la trasfigurazione di tutto il mondo in Gesù.
C'è crisi di santità
Anche Satana ha le sue trasfigurazioni. L'angelo della Luce si è mutato nel ribelle, nel tentatore instancabile. E' lui che si oppone principalmente alla santificazione dell'uomo.
Anticamente vi furono già alcune personalità veramente grandi che tentarono la trasfigurazione del loro essere in uomini perfetti, ma senza Dio. Pensate a Pitagora, Platone, Seneca.
Anche oggigiorno certi atei si trovano nella loro stessa situazione. La loro aspirazione interiore a superarsi e a migliorarsi che cosa diviene? Ogni loro sforzo finisce nell'insuccesso, nella disperazione, nel pessimismo più tragico. La santità senza Dio è un mito, una favola).
Alcuni si lasciano vincere dalla sottile tentazione di un perfezionamento che è frutto di aspirazioni verso Dio, ma con la pretesa di fare a meno dell'unico modello, Gesù.
Nonostante i loro sforzi non riescono a trasfigurarsi. Come dice il poeta: essi "partono da soli, ignari del cammino e della stessa meta, senza bisaccia e senza bastone, fissando lo sguardo ad inutili stelle" (WICHGEVERT), ma ad un tratto si trovano così oppressi ed esitanti, che finiscono col negare la stessa possibilità di perfezione e rifiutano la santità per paura d'impegnarsi in una partita perduta in partenza.
Jacques Rivière - scrittore francese (1886-1925) - giunge a scrivere:
"Mio Dio, allontana da me la tentazione della santità" (A la trace de Dieu, Paris, 1938, p. 243).
La santità senza Gesù è un dramma con molti morti.
Non mancano coloro che, assimilato lo spirito del Vangelo e aderendo anche appassionatamente a Gesù, cercano di praticare il suo ideale, ma si arrestano dinanzi alla sua Chiesa. Mentre i Santi si sono tutti santificati nella Chiesa e per la Chiesa, costoro la considerano come un ostacolo, non la comprendono, ne fanno completamente astrazione.
Questa forte tentazione di molti spiriti conduce purtroppo al naufragio di ogni trasfigurazione, perché si ricade inevitabilmente nell'indivudualismo e nell'orgoglio. La santità senza la Chiesa è la sconsacrazione di ogni anelito verso l'alto: è la famosa pretesa di "volare senz'ali".
Il grande segreto della trasfigurazione
Il modo per raggiungere la trasfigurazione della santità è compendiato nelle parole del Padre sul Tabor: compiacersi solo in Gesù ed ascoltarlo, cioè imitarlo.
Un esempio di questa imitazione ci viene presentato da Jean Rounault
nel libro (= romanzo) intitolato "Terzo Cielo": in un villaggio russo i contadini vivono miseramente sotto la dittatura comunista. Ricordano con nostalgia i tempi in cui si pregava, si amavano le sacre Immagini, si rispettavano i "popi", si era liberi.
Un giorno ritorna al paese S. Ilarione, assente da 25 anni. Riprende il mestiere del padre: prega, è testimonio di Dio. Risveglia le coscienze addormentate. Le galvanizza. Viene organizzata una nuova resistenza. I "Partigiani di Dio" scioperano. Allora Ilarione viene arrestato, ma dinanzi al Tribunale non risponderà una parola, ad eccezione di questa preghiera: - Dio mio, dammi la forza di ubbidire, la forza di soffrire, la forza di morire per Te!.
Ecco, il nuovo santo saprà realizzarsi in questi tre verbi: ubbidire, soffrire, morire per Gesù. Tutto sta nel formarci come idea dominante la perfezione spirituale come una perfetta trasfigurazione in Gesù.
Non aspettiamo domani: Gesù vuole che già fin da questo istante domini in noi la volontà sincera di imitarlo in tutto. Questo è il vero eroismo.
Guardiamo a quel giovanotto: si chiama Francesco Possenti ed ha 18 anni. Un vanitoso, un elegantone, un mondano. Nella sua vita avviene un cambiamento repentino: si imbatte nella Madonna.
Diventa umile, povero, sprezzante di ogni mondanità. Da quel giorno sarà San Gabriele dell'Addolorata, di cui si celebra la festa il 27 febbraio (cfr. P. PIER LUIGI - "La vita comincia oggi", Caravate 1957, p. 36).
Cari Fratelli e Sorelle, chiediamo alla Madonna che da questo istante voglia cominciare Lei la nostra trasfigurazione in Gesù.
D. Severino GALLO sdb
Commenti
Posta un commento