Marzia Ceschia SFM "Il segno che scioglie la durezza del cuore"

C’erano un giorno due discepoli: passi tristi, pesanti, alle spalle uno spazio e un tempo oscuro…Gerusalemme: crocevia dei tradimenti. Il tradimento di Giuda, il tradimento di Pietro, il tradimento di quelli che erano fuggiti…e il tradimento più doloroso: quello della speranza, quello di un Messia atteso, contraddetto dalla
croce. C’erano un giorno, in quel giorno, due discepoli che quel segno divino non riuscivano a riconoscerlo mentre, verso Emmaus, cercavano ospitalità al loro smarrimento. Ma era questione di cuore. Era questione di cuore che si sciogliesse la rigidità delle loro logiche. Era questione di cuore liberarsi dall’ascolto snervante di se stessi per lasciarsi interpellare da un altro, per giunta forestiero. Era questione di cuore che gli occhi, inchiodati a una memoria assurda, riconoscessero un volto presente in un pezzo di pane. «Sciocchi e tardi di cuore!», aveva detto Lui. E su quei due cuori aveva cominciato a versare a poco a poco il fluido caldo della sua Parola. «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?», si erano accorti quando, sparito dalla loro vista, si erano resi conto che era rimasto dentro di loro. Erano stati segnati da Lui. Nel profondo, nelle cavità del dolore e della paura, squarciati perché la vita potesse trovare sempre e per sempre la via per passare, andare e tornare: Lui, che ardeva sciogliendo il cuore. Segnati dalla Croce. Quante volte, nel corso delle nostre giornate, facciamo il segno di croce, quante volte – e quanto inconsapevolmente – riconfermiamo con questo gesto la nostra identità di uomini e donne salvati, Vivi. È questione di cuore ricordarci, ossia trarre dalla memoria del cuore, la via di Gerusalemme che dà senso a ogni percorso. La via che scioglie il cuore, dentro la Compassione di Dio. Così, mentre tornava dal suo pellegrinaggio ad Assisi, Angela da Foligno fu visitata dallo Spirito Santo e da lui confermata nella sua esperienza di Cristo mediante il segno della croce. Suggestivo il suo racconto: «E nel tornare per la via di San Francesco, mi disse tra l’altro: “Ti do il segno che sono io che ti parlo e che ti ho parlato, ed è questo: metto dentro di te la croce e l’amore di Dio e questo segno te lo porterai un eterno”. Subito allora andavo sentendo dentro l’anima quella croce e l’amore, anzi era certo che quella croce io la sentivo fisicamente, e nel sentirla l’anima si scioglieva nell’amore di Dio».

Marzia Ceschia religiosa delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore
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