mons. Gianfranco Poma"Convertitevi e credete nel Vangelo"

I Domenica di Quaresima (Anno B) (22/02/2015)
Vangelo: Mc 1,12-15 
Il piccolo brano di Mc.1,12-15 ci introduce nel tempo liturgico della Quaresima invitandoci a ritrovare la freschezza dell' esperienza della fede in un incontro nuovo con Gesù e con la sua parola.

Si tratta di quattro versetti densissimi, che congiungono la conclusione del prologo del Vangelo e l'inizio del ministero di Gesù.
I primi due versetti si collegano a ciò che precede: Gesù battezzato, "subito, salendo dall'acqua, vide i cieli squarciati e lo Spirito, come colomba, discendente su di lui". Così, Marco incomincia la narrazione su Gesù di Nazareth proclamando che il suo ingresso sulla scena della storia è un evento che anticipa la Pasqua: nel momento nel quale "discende" nell'acqua per essere battezzato, subito "ascende" e nella sua umanità irrompe lo Spirito mentre la voce che viene dai cieli squarciati gli parla: "Tu sei il Figlio mio, l'amato". Con Gesù di Nazareth inizia l'uomo nuovo, animato dallo Spirito, che fa di lui il Figlio di Dio: così il Vangelo di Marco colloca tutta la narrazione di Gesù nella luce pasquale, come Paolo proclama nell'inno della lettera ai Filippesi...
Marco immediatamente ("subito") insiste sulla sorprendente novità di Gesù: è il "Figlio di Dio", è il "Signore" proprio perché accetta di essere pienamente uomo.
"Subito lo Spirito lo getta nel deserto; ed era nel deserto quaranta giorni tentato da Satana". "Subito", per sottolineare il senso della proclamazione filiale, lo Spirito "getta Gesù nel deserto": anche Lui, l'uomo Gesù potrebbe voler godere come un privilegio l'essere Figlio, mentre lo Spirito scende proprio nella debolezza umana. Il "deserto", se evoca l'esperienza del popolo di Dio nel cammino dell'Esodo, qui significa la condizione normale dell'esistenza umana in ogni tempo e in ogni situazione: Gesù è spinto dallo Spirito per entrare senza paura nella complessa ambiguità della storia.
Adesso Marco descrive con una pennellata veloce tutta l'esistenza umana del Figlio: "era nel desero quaranta giorni, tentato da Satana: stava tra le bestie selvagge e gli angeli lo servivano". Sullo sfondo della Bibbia e di alcuni testi della letteratura ebraica, Marco dice che Gesù viveva tutta la sua vita immerso nell'esperienza umana "tentato da Satana". A differenza di Matteo e Luca, Marco non descrive le tentazioni, semplicemente afferma che l'essere tentato da Satana era (l'imperfetto indica una azione che continua) la condizione quotidiana della sua vita: "era tentato da Satana" significa che, come ogni uomo, sentiva continuamente l'angoscia, il desiderio di un'esistenza perfetta nella quale non esista il limite e il male. L'esistenza storica di Gesù ("stava con le bestie selvagge e gli angeli lo servivano") si realizza restando nella concretezza di un'esperienza fragile accogliendo il dono dello Spirito che ha una forza rigenerante. Dentro il limite l'infinito, nella carne la Parola, sotto un cumulo di male il bene, nella creatura il Figlio: è Gesù, il mistero della sua forza, che ha fatto irruzione nel mondo nella sua radicale accettazione della condizione umana, proprio come tale riempita dall'Amore infinito di Dio. Non è il sogno del ritorno all'Eden primordiale ma il meraviglioso compimento del progetto di Dio, l'Amore incontenibile che si annienta per incarnarsi in una carne riempita di infinito.
Adesso può cominciare il ministero di Gesù: in Galilea, la regione simbolo del mondo nella sua realtà più concreta, Gesù viene, annunciando il Vangelo di Dio. Così Marco sintetizza la missione di Gesù: è l'annuncio del Vangelo di Dio, con la sua vita, con i suoi gesti e con la sua parola. Marco anticipa con una formula che risente della rielaborazione della sua comunità, il contenuto del Vangelo che sarà sviluppato lungo tutta la narrazione successiva: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio si è avvicinato; convertitevi e credete nel Vangelo". Si tratta di una formula che rielabora le parole di Gesù e le articola perché esprimano tutta la sua proposta essenziale. Composta in due parti, la prima contiene due verbi al perfetto che annunciano la meraviglia di ciò che è accaduto e che continua a produrre i suoi effetti, mentre la seconda, con due imperativi invita ad agire di conseguenza. Ed è tutta la novità cristiana! La conversione richiesta non è un nuovo impegno morale, ma un radicale cambiamento del modo normale di vedere, di pensare, di giudicare e di vivere di fronte all'annuncio di un evento accaduto che dà un senso nuovo a tutto. È il non scandalizzarci più di fronte al limite della realtà, al male che sta anche dentro di noi, perché ormai nella carne sta la gloria di Dio, l'infinitamente Altro si è fatto vicino a noi e il tempo si è riempito dell'eterno: la conversione è il veder Dio in tutte le cose e imparare a gustarlo. La conversione è "credere nel Vangelo": "credere" perché "il Vangelo" è il lieto annuncio, che ci riempie di felicità, di una trasformazione invisibile che solo nell'abbandono della fede possiamo gustare.
Tutto il Vangelo è un cammino che guida i discepoli a rimanere con Gesù dentro la concretezza della storia, sino al dramma della Croce credendo, sperimentando e gustando che anche nell'oscurità più profonda, è vivo il mistero dell'Amore infinito di Dio: è il cammino della nostra quaresima e di tutta la nostra vita.

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