p. Alberto Maggi OSM"LA LEBBRA SCOMPARVE DA LUI ED EGLI FU PURIFICATO"

VI TEMPO ORDINARIO – 15 febbraio 2015  Vangelo  Mc 1,40-45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se
vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio,
sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a
nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè
ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non
poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e
venivano a lui da ogni parte.
La buona notizia che Gesù comunica all’umanità è che Dio non emargina alcuna persona. E’ la religione
che divide le persone tra puri e impuri, meritevoli e no, ma non Dio. Come dirà Pietro negli Atti degli
Apostoli, “Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun individuo”. E’ questo il
tema che ci presenta l’evangelista Marco nel capitolo primo con l’episodio del lebbroso.
“Venne da lui un lebbroso”, il personaggio è anonimo. E quando nei vangeli un personaggi è anonimo
significa che è un personaggio rappresentativo, cioè un individuo nel quale chiunque vive una situazione
simile ci si può identificare. La lebbra a quel tempo era considerata un castigo da Dio per determinati
peccati e non si guariva dalla lebbra.
In tutto l’Antico Testamento si narrano soltanto due guarigioni dalla lebbra, una di Maria, la sorella di
Mosè, ad opera di Dio stesso, e l’altra di Eliseo verso la mano di un pagano. Quindi soltanto due
guarigioni. La lebbra è considerata un castigo di Dio per determinati peccati, per cui il lebbroso non
destava compassione, doveva vivere lontano dai villaggi, emarginati. Era in pratica un cadavere vivente e
soprattutto non può né avvicinare, né essere avvicinato.
Ebbene qui il lebbroso invece trasgredisce la legge. Va verso Gesù e lo supplica in ginocchio. Lo supplica
in ginocchio perché non sa quale potrà essere la reazione di Gesù. “gli diceva: «Se vuoi puoi
1purificarmi!»” Non chiede di essere guarito, perché si sapeva che dalla lebbra non si poteva guarire. Lui
chiede di essere purificato. In tutto il brano mai apparirà il verbo “curare o guarire”, ma sempre per tre
volte, il che indica la completezza, il verbo “purificare”, cioè lui vuole almeno il contatto con Dio. Ha
perso tutto, la famiglia, gli affetti, gli amici, e ha perso anche Dio, si sente veramente un fallito, un
abbandonato.
Allora chiede almeno il contatto con Dio, perché la religione lo ha posto in una situazione disperata. E’
impuro, l’unico che può togliergli l’impurità è Dio, ma siccome lui è impuro, non può rivolgersi a Dio.
Quindi la disperazione più totale. La reazione di Gesù verso quest’uomo peccatore – secondo la cultura
dell’epoca che continua a peccare trasgredendo la legge - è di compassione. Il termine “compassione”
indica un sentimento divino con il quale si restituisce vita a chi vita non ce l’ha.
“Tese la mano”. Ecco qui crea un po’ allarme questa espressione perché l’evangelista la prende dal libro
dell’Esodo, dall’elenco delle dieci piaghe, dove stendere la mano è sempre un’azione di Dio o di Mosè
contro i nemici del suo popolo, per castigarli.
Allora non sapendo come va a finire l’episodio il lettore, l’ascoltatore si chiede: Cosa fa, lo castiga?
Perché è un peccatore che continua a trasgredire la legge. E poi lo tocca. Non era necessario toccare un
ammalato, un lebbroso. Quante volte Gesù ha guarito soltanto con la potenza della sua parola. Qui
perché lo tocca? Lo tocca perché era proibito.
E cosa succede? “Gli disse: «Lo voglio»”. La volontà di Dio è l’eliminazione di ogni emarginazione attuata
in nome suo, cancellando così definitivamente per sempre la categoria degli impuri. Non esistono
persone impure per il Signore. “«Lo voglio, sii purificato!»”. E Gesù, toccandolo, trasgredisce anche lui la
legge e da quel momento, ritualmente, giuridicamente, lui diventa impuro.
“E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato”. Per la terza volta appare il verbo “purificare”.
Che meriti aveva il lebbroso per essere purificato? Nessuno, anzi ha continuato a trasgredire la legge.
L’evangelista sta presentando la novità di Gesù: che l’amore di Dio non è attratto dai meriti delle
persone - questo lebbroso non ha alcun merito – ma dai loro bisogni. E soprattutto la grande novità: non
è vero, come insegna la religione, che l’uomo deve purificarsi per avvicinarsi e accogliere il Signore, ma è
vero il contrario, accogliere il Signore è ciò che purifica l’uomo.
Questa è la buona notizia portata da Gesù. Ma qui sembra che Gesù improvvisamente cambi
umore .”E”, non è “ammonendolo”, ma “rimproverandolo severamente, lo cacciò via”. Perché? Casomai
Gesù lo avrebbe dovuto rimproverare prima, quando quest’uomo peccatore ha trasgredito la legge e gli
si è avvicinato. Perché adesso lo rimprovera? E soprattutto da dov’è che lo caccia? Lo rimprovera per
aver creduto che Dio lo avrebbe escluso dal suo amore.
E lo caccia via dal luogo simbolico, dalla sinagoga, dall’istituzione religiosa, che invece insegnava
quest’immagine terribile di un Dio che minacciava, castigava e allontanava le persone da lui. Ecco perché
Gesù lo rimprovera. Come hai potuto credere che tu fossi abbandonato da Dio, lontano da Dio? E poi gli
dice: “«Guarda di non dire niente a nessuno»”, perché prima deve prendere coscienza di quello che gli è
accaduto, “«Va invece a mostrarti al sacerdote»”.
2Perché “«Mostrati al sacerdote E offri per la tua purificazione quello che Mosè»”, non Dio, “« ha
prescritto»”?
La lebbra è un termine generico col quale si indicavano altre malattie della pelle o del cuoio capelluto. E
da queste si poteva guarire. Allora per poter rientrare nel villaggio, nella famiglia, occorreva farsi
esaminare dai sacerdoti che certificavano che la persona era sana. E naturalmente questa visita non era
gratuita, ma si dovevano pagare ben tre agnelli, o uno se la persona era povera.
Cioè Gesù lo invita a paragonare due modi di Dio, il Dio dei sacerdoti, un Dio esoso, un Dio che
abbandona, un Dio che emargina, e il Padre di Gesù il cui amore viene dato gratuitamente. E infatti Gesù
dice “«come testimonianza»”, non “per loro”, ma il testo dice “«contro di loro»”. L’evangelista si rifà al
libo del Deuteronomio, cap. 31, vers. 26, in cui Mosè dice: “«Prendete questo libro della legge, vi
rimanga come testimone contro di te»”, come trasgressione della legge, della volontà di Dio.
Ebbene il lebbroso ha capito e non va più dai sacerdoti. E infatti “Quello uscì”, abbandona
quest’istituzione che lo aveva reso impuro, “e si mise a predicare”. L’evangelista adopera per
quest’individuo lo stesso verbo adoperato per l’insegnamento di Gesù. “E a divulgare”, non “il fatto”,
come è tradotto qui. E’ il termine greco “logos” che significa parola, il messaggio. Cioè quello che
annunzia non è tanto il fatto che gli è accaduto, ma va ad annunziare la novità: Dio non emargina, Dio
non esclude, Dio non lascia che le persone stiano lontane da lui, ma il suo amore è rivolto a tutti quanti.
Questo è il messaggio che l’ex lebbroso va a testimoniare. “Tanto che”, e qui l’evangelista non pone il
soggetto Gesù, perché identifica Gesù e il lebbroso come se fossero la stessa persona. Il messaggio che il
lebbroso sta divulgando è che Dio non è come i sacerdoti gli hanno fatto credere. Non discrimina, non
emargina gli uomini, ma a tutti offre il suo amore. “Tanto che non poteva più entrare pubblicamente in
una città”.
Naturalmente l’evangelista si riferisce a Gesù. Gesù, toccando il lebbroso, è diventato anche lui impuro e
quindi non può entrare pubblicamente in una città, perché dovrebbe prima sottoporsi anche lui ai riti di
purificazione. “Ma rimaneva fuori”, esattamente come un lebbroso, “in luoghi deserti”, i luoghi dove
dovevano stare le persone impure. Ma, come venne, il lebbroso all’inizio di questo brano, ecco che
“venivano a lui da ogni parte”.
Tutte le persone che si sono sentite emarginate, tutte le persone che si sono sentite rifiutate, tutte le
persone che si sono sentite disprezzate, ecco accorrono a Gesù. E’ un Dio che ha purificato la persona,
l’ha resa pienamente in comunione con lui. E’ questa la buona notizia che la gente aspettava,
specialmente i più lontani, i più abbandonati, i più emarginati e disprezzati dalla religione.

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