p. Alberto Maggi OSM"QUESTI E' IL FIGLIO MIO, L'AMATO"
II DOMENICA DI QUARESIMA – 1 marzo 2015
Mc 9,2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto
monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun
lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e
conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi
essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva
infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua
ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E
improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con
loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano
visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la
cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
L'episodio della trasfigurazione èla risposta di Gesù all'incomprensione dei discepoli per i quali la morte
è la fine di tutto.
Sentiamo cosa dice Marco. “Sei giorni dopo”. E' un'indicazione preziosa, il sesto giorno è quello che
indicava la manifestazione della gloria di Dio sul Sinai e il giorno della creazione. Allora, ponendo questa
cifra - i numeri nella Bibbia hanno sempre valore figurato , simbolico – l'evangelista vuole raffigurare il
fatto che Gesù è la realizzazione piena della gloria di Dio.
E la gloria di Dio, cone vedremo, si manifesta in una vita capace di superare la morte. Quindi “Sei giorni
dopo Gesù prese con sé Pietro”. Il discepolo che si chiama Simone è presentato solo con il suo
soprannome negativo che indica la testardaggine, di questo discepolo, la sua caparbietà, lo stare sempre
in opposizione.
Precedentemente Gesù si era rivolto a Simone chiamandolo “Satana.”, diavolo. Quindi “prese con sé
Pietro” e gli altri due discepoli difficili, “Giacomo e Giovanni” che in questo vangelo sono stati
soprannominati “boanerghes”, cioè figli del tuono per il loro carattere autoritario e violento. “Li
1condusse su un alto monte”, il monte è il luogo della manifestazione della condizione divina, “in
disparte”. Questa espressione “in disparte” è una chiave di lettura preziosa. Ogni volta che l'evangelista
colloca questa espressione indica l'incomprensione o addirittura l'ostilità da parte dei discepoli.
“Fu trasfigurato”, letteralmente “ebbe una metamorfosi davanti a loro”, “le sue vesti divennero
splendenti, bianchissime “. E l'evangelista fa un paragone, “Nessun lavandaio sulla terra potrebbe
renderle così bianche”. Vuole indicare che questa trasfigurazione di Gesù, questa trasformazione, non è
frutto dello sforzo umano, ma è frutto dell'azione divina, in risposta all'impegno di Gesù a favore
dell'umanità.
L'evangelista dimostra che la morte non distrugge la persona, ma la potenzia. La morte non è un limite
per la persona, ma il suo massimo sviluppo. “E apparve loro”, quindi a questi discepoli, “Elia con
Mosè”. Quindi il personaggio importante è Mosè poiché viene posto in risalto. E' il personaggio
principale, l'autore della legge , ed Elia il profeta è colui che, con il suo zelo, l'ha fatta osservare.
“Conversavano con Gesù”. Elia e Mosè, cioè la legge e i profeti, non hanno nulla più da dire, ai discepoli,
conversano con Gesù. Sono gli uomini che nell'Antico Testamento hanno parlato con Dio e ora parlano
con Gesù, che è Dio. “Prendendo la parola”, letteralmente reagì, o rivoltosi a, quindi è una reazione
quella del discepolo. “Pietro”, di nuovo con il suo soprannome negativo, “disse a Gesù: ꜙ«Rabbì». Solo
due personaggi chiamano Gesù “Rabbì” che era il titolo che si dava agli scribi, cioè coloro che
insegnavano e imponevano l'osservanza della legge, e sono i due traditori, Pietro e Giuda.
Questo dimostra quale fosse la comprensione di Gesù che Simone aveva. “«Rabbì è bello per noi essere
qui. Facciamo tre capanne» ”. Qual è il significato? C'era nell'attesa dell'epoca la speranza che il messia
si sarebbe rivelato durante la festa più importante di tutte. C'era una festa in Israele, talmente
importante che non aveva bisogno di essere nominata. Bastava dire “la festa”.
La festa per eccellenza era la festa delle capanne, che era un ricordo della liberazione dalla schiavitù
egiziana e per una settimana si viveva sotto delle capanne. Ebbene si credeva che il nuovo liberatore
sarebbe arrivato nel ricordo dell'antica liberazione. Quindi la festa delle capanne è la festa della
liberazione. Allora Pietro vuole che Gesù si manifesti come messia durante questa festa, ecco il fatto di
fare tre capanne, “«Una per te, una per Mosè, una per Elia»”.Dei tre personaggi quello al centro è
sempre il più importante. Per Pietro non è importante Gesù, ma Mosè.
Gesù ancora non è riuscito a far comprendere la novità che lui è venuto a portare e i discepoli sono
rimasti a questa mentalità antica in cui c'è la centralità della legge con la violenza di Elia. Elia è il profeta
che scannò personalmente 450 sacerdoti di un'altra divinità. Allora Pietro continua nella sua azione di
Satana, è il tentatore. “Questo è il messia che io voglio, quindi manifestati come messia osservando la
legge di Mosè e imponendola con lo zelo profetico e violento di Elia.
“Non sapeva infatti cosa dire perché erano spaventati”, letteralmente terrorizzati. Perché? Pietro s'è
scontrato già con Gesù, che l'ha chiamato Satana, e di fronte alla manifestazione della divinità in Gesù
teme un suo castigo. “Venne una nube”, la nube è segno della presenza divina, e in particolare segno di
liberazione da parte di Dio, “Che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce”, e quindi è la voce
2di Dio, “«Questi è il figlio mio, l'amato»”, l'amato significa il figlio primogenito che è l'erede di tutto.
“«Lui ascoltate!»” L'ordine è imperativo. Non devono ascoltare né Mosè né Elia. E' soltanto Gesù che va
ascoltato. Quello che ha scritto Mosè e quello che ha fatto e scritto Elia vanno reintrerpretati e messi in
relazione con l'insegnamento di Gesù. Gesù va ascoltato. Tutto quello che lo precede e che coincide con
lui va accolto, tutto quello che si distanzia o è contrario non sarà norma di comportamento per la
comunità dei credenti.
“E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro”. Cercano
ancora Mosè ed Elia cercano ancora la sicurezza della tradizione. Ma se prima Mosè e Elia non avevano
niente da dire ai discepoli, ora scompaiono dalla loro azione.
“Mentre scendevano dal monte ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non
dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti”. Perché? Abbiamo visto qual è la condizione
dell'uomo che passa attraverso la morte, quindi non è una condizione di distruzione, ma di potenza
divina, ma non sanno ancora che questa condizione divina passerà attraverso la morte più infamante, la
morte di croce. Quindi potrebbero avere dei falsi sentimenti di trionfalismo.
“Essi tennero per loro la cosa chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti”. Continuano ad
escludere la morte di Cristo, non riescono a capire come il messia possa andare incontro alla morte.
Secondo la tradizione il messia non poteva morire.
Mc 9,2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto
monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun
lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e
conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi
essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva
infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua
ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E
improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con
loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano
visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la
cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
L'episodio della trasfigurazione èla risposta di Gesù all'incomprensione dei discepoli per i quali la morte
è la fine di tutto.
Sentiamo cosa dice Marco. “Sei giorni dopo”. E' un'indicazione preziosa, il sesto giorno è quello che
indicava la manifestazione della gloria di Dio sul Sinai e il giorno della creazione. Allora, ponendo questa
cifra - i numeri nella Bibbia hanno sempre valore figurato , simbolico – l'evangelista vuole raffigurare il
fatto che Gesù è la realizzazione piena della gloria di Dio.
E la gloria di Dio, cone vedremo, si manifesta in una vita capace di superare la morte. Quindi “Sei giorni
dopo Gesù prese con sé Pietro”. Il discepolo che si chiama Simone è presentato solo con il suo
soprannome negativo che indica la testardaggine, di questo discepolo, la sua caparbietà, lo stare sempre
in opposizione.
Precedentemente Gesù si era rivolto a Simone chiamandolo “Satana.”, diavolo. Quindi “prese con sé
Pietro” e gli altri due discepoli difficili, “Giacomo e Giovanni” che in questo vangelo sono stati
soprannominati “boanerghes”, cioè figli del tuono per il loro carattere autoritario e violento. “Li
1condusse su un alto monte”, il monte è il luogo della manifestazione della condizione divina, “in
disparte”. Questa espressione “in disparte” è una chiave di lettura preziosa. Ogni volta che l'evangelista
colloca questa espressione indica l'incomprensione o addirittura l'ostilità da parte dei discepoli.
“Fu trasfigurato”, letteralmente “ebbe una metamorfosi davanti a loro”, “le sue vesti divennero
splendenti, bianchissime “. E l'evangelista fa un paragone, “Nessun lavandaio sulla terra potrebbe
renderle così bianche”. Vuole indicare che questa trasfigurazione di Gesù, questa trasformazione, non è
frutto dello sforzo umano, ma è frutto dell'azione divina, in risposta all'impegno di Gesù a favore
dell'umanità.
L'evangelista dimostra che la morte non distrugge la persona, ma la potenzia. La morte non è un limite
per la persona, ma il suo massimo sviluppo. “E apparve loro”, quindi a questi discepoli, “Elia con
Mosè”. Quindi il personaggio importante è Mosè poiché viene posto in risalto. E' il personaggio
principale, l'autore della legge , ed Elia il profeta è colui che, con il suo zelo, l'ha fatta osservare.
“Conversavano con Gesù”. Elia e Mosè, cioè la legge e i profeti, non hanno nulla più da dire, ai discepoli,
conversano con Gesù. Sono gli uomini che nell'Antico Testamento hanno parlato con Dio e ora parlano
con Gesù, che è Dio. “Prendendo la parola”, letteralmente reagì, o rivoltosi a, quindi è una reazione
quella del discepolo. “Pietro”, di nuovo con il suo soprannome negativo, “disse a Gesù: ꜙ«Rabbì». Solo
due personaggi chiamano Gesù “Rabbì” che era il titolo che si dava agli scribi, cioè coloro che
insegnavano e imponevano l'osservanza della legge, e sono i due traditori, Pietro e Giuda.
Questo dimostra quale fosse la comprensione di Gesù che Simone aveva. “«Rabbì è bello per noi essere
qui. Facciamo tre capanne» ”. Qual è il significato? C'era nell'attesa dell'epoca la speranza che il messia
si sarebbe rivelato durante la festa più importante di tutte. C'era una festa in Israele, talmente
importante che non aveva bisogno di essere nominata. Bastava dire “la festa”.
La festa per eccellenza era la festa delle capanne, che era un ricordo della liberazione dalla schiavitù
egiziana e per una settimana si viveva sotto delle capanne. Ebbene si credeva che il nuovo liberatore
sarebbe arrivato nel ricordo dell'antica liberazione. Quindi la festa delle capanne è la festa della
liberazione. Allora Pietro vuole che Gesù si manifesti come messia durante questa festa, ecco il fatto di
fare tre capanne, “«Una per te, una per Mosè, una per Elia»”.Dei tre personaggi quello al centro è
sempre il più importante. Per Pietro non è importante Gesù, ma Mosè.
Gesù ancora non è riuscito a far comprendere la novità che lui è venuto a portare e i discepoli sono
rimasti a questa mentalità antica in cui c'è la centralità della legge con la violenza di Elia. Elia è il profeta
che scannò personalmente 450 sacerdoti di un'altra divinità. Allora Pietro continua nella sua azione di
Satana, è il tentatore. “Questo è il messia che io voglio, quindi manifestati come messia osservando la
legge di Mosè e imponendola con lo zelo profetico e violento di Elia.
“Non sapeva infatti cosa dire perché erano spaventati”, letteralmente terrorizzati. Perché? Pietro s'è
scontrato già con Gesù, che l'ha chiamato Satana, e di fronte alla manifestazione della divinità in Gesù
teme un suo castigo. “Venne una nube”, la nube è segno della presenza divina, e in particolare segno di
liberazione da parte di Dio, “Che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce”, e quindi è la voce
2di Dio, “«Questi è il figlio mio, l'amato»”, l'amato significa il figlio primogenito che è l'erede di tutto.
“«Lui ascoltate!»” L'ordine è imperativo. Non devono ascoltare né Mosè né Elia. E' soltanto Gesù che va
ascoltato. Quello che ha scritto Mosè e quello che ha fatto e scritto Elia vanno reintrerpretati e messi in
relazione con l'insegnamento di Gesù. Gesù va ascoltato. Tutto quello che lo precede e che coincide con
lui va accolto, tutto quello che si distanzia o è contrario non sarà norma di comportamento per la
comunità dei credenti.
“E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro”. Cercano
ancora Mosè ed Elia cercano ancora la sicurezza della tradizione. Ma se prima Mosè e Elia non avevano
niente da dire ai discepoli, ora scompaiono dalla loro azione.
“Mentre scendevano dal monte ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non
dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti”. Perché? Abbiamo visto qual è la condizione
dell'uomo che passa attraverso la morte, quindi non è una condizione di distruzione, ma di potenza
divina, ma non sanno ancora che questa condizione divina passerà attraverso la morte più infamante, la
morte di croce. Quindi potrebbero avere dei falsi sentimenti di trionfalismo.
“Essi tennero per loro la cosa chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti”. Continuano ad
escludere la morte di Cristo, non riescono a capire come il messia possa andare incontro alla morte.
Secondo la tradizione il messia non poteva morire.
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