D. Mario MORRA SDB"Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo"
22 marzo 2015 | 5a Domenica - T. Quaresima B | Omelia
5a Domenica di Quaresima 2015
Per bocca del profeta Geremia, il Signore promette agli Ebrei, ancora in esilio a Babilonia, una nuova alleanza; Dio in persona stipulerà con il popolo di Israele un nuovo patto di amicizia:
"Ecco, verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele e la casa di Giuda io concluderò un'alleanza nuova".
La prima alleanza, il primo patto di amicizia fra Dio ed il popolo di Israele è stipulato sul monte Sinai. Dio sul Sinai consegna a Mosè la Legge, le dieci grandi parole, o norme; Dio si lega al suo popolo, si impegna in suo favore, ma chiede che Israele gli appartenga, gli sia fedele.
Il popolo di Israele dal canto suo si impegna solennemente ad osservare la legge e le norme dettate da Dio: "Tutto quello che il Signore ha detto noi lo faremo".
Ma con il tempo, mentre Dio è fedele alle sue promesse ed alla sua parola, Israele trasgredisce ripetutamente la legge, si ribella, mormora contro Dio e si dà al culto degli dei pagani.
Il nuovo patto di amicizia che Dio promette per bocca di Geremia, non sarà più scritto su tavole di pietra, ma nel cuore: "porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore"; ed il profeta Ezechiele dirà: "Darò loro un cuore nuovo, metterò dentro di loro uno spirito nuovo. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne".
Il dono dello Spirito sarà la caratteristica fondamentale del nuovo patto. Lo Spirito di Dio che converte i cuori, che illumina le coscienze, diventa forza interiore a sostegno della debole volontà dell'uomo.
Mediatore di questo nuovo patto di amicizia fra Dio e l'uomo è Gesù, attraverso il suo sangue.
La Lettera agli Ebrei (2a lettura) ci ricorda: "Cristo nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime"; "reso perfetto dalle cose che patì, divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono".
È nel sangue di Gesù, con il sacrificio della Croce, che Dio sottoscrive e stipula il nuovo patto di amicizia.
È in virtù della morte e risurrezione di Gesù che Dio effonde lo Spirito nuovo sui credenti e costituisce il nuovo popolo di Dio, la Chiesa.
S. Pietro, nella sua prima lettera, scrive: "i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati dall'acqua e dallo Spirito, costituiscono una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa".
L'autore della Lettera agli Ebrei ci descrive tutto il dramma dell'umanità di Gesù nell'affrontare con estrema chiarezza i dolori della passione e morte in croce che l'attende.
Gli evangelisti poi ci informano che nell'orto degli ulivi, Gesù "cominciò a provare tristezza ed angoscia", "ad avere paura "; "il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra"; e riportano le parole di Gesù piene di sofferenza: "La mia anima è triste fino alla morte… Padre mio, se è possibile passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu".
Quanto è commovente questo aspetto dell'umanità sofferente di Gesù, che lo fa sentire vicino a noi, soprattutto quando anche noi siamo stretti dalla morsa del dolore e della prova!
Ciò che sostiene Gesù e lo conforta nell'affrontare la prova suprema, è la consapevolezza che la croce è la via segnata dal Padre, l'unica che conduce alla glorificazione; la consapevolezza che il suo sacrificio non sarà vano, ma ricco di frutti per l'umanità.
È la certezza che sta sotto la semplice parabola del chicco di frumento caduto nel campo, di cui ci parla il brano del Vangelo; se il seme non muore, se non marcisce, resta solo, ma se muore diventa nuova vita e porta frutto abbondante.
"Chi ama la sua vita la perde, e chi dona la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo".
Queste parole di Gesù non possono non scuoterci e non farci riflettere.
Se vogliamo essere cristiani, se vogliamo seguire Gesù, non dobbiamo aver paura della croce, della sofferenza, dell'impegno che la nostra fedeltà alla volontà di Dio richiede da noi: solo attraverso la croce anche noi possiamo giungere alla glorificazione.
D'altra parte ci deve sostenere la certezza che ogni sacrificio per essere fedeli ai nostri impegni, come il granello di frumento, non mancherà di portare, a suo tempo, i frutti sperati.
Ai piedi della Croce, sulla quale Gesù muore, vi sono Maria, la Madre dei dolori, Giovanni, il discepolo prediletto, e con loro tutti i Santi, e le Sante, nostri fratelli e sorelle che, prima di noi, hanno seguito Gesù sulla via della fedeltà e della croce: preghiamoli perché aiutino la nostra debolezza e ci preparino così alla gioia della Risurrezione.
D. Mario MORRA SDB
5a Domenica di Quaresima 2015
Per bocca del profeta Geremia, il Signore promette agli Ebrei, ancora in esilio a Babilonia, una nuova alleanza; Dio in persona stipulerà con il popolo di Israele un nuovo patto di amicizia:
"Ecco, verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele e la casa di Giuda io concluderò un'alleanza nuova".
La prima alleanza, il primo patto di amicizia fra Dio ed il popolo di Israele è stipulato sul monte Sinai. Dio sul Sinai consegna a Mosè la Legge, le dieci grandi parole, o norme; Dio si lega al suo popolo, si impegna in suo favore, ma chiede che Israele gli appartenga, gli sia fedele.
Il popolo di Israele dal canto suo si impegna solennemente ad osservare la legge e le norme dettate da Dio: "Tutto quello che il Signore ha detto noi lo faremo".
Ma con il tempo, mentre Dio è fedele alle sue promesse ed alla sua parola, Israele trasgredisce ripetutamente la legge, si ribella, mormora contro Dio e si dà al culto degli dei pagani.
Il nuovo patto di amicizia che Dio promette per bocca di Geremia, non sarà più scritto su tavole di pietra, ma nel cuore: "porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore"; ed il profeta Ezechiele dirà: "Darò loro un cuore nuovo, metterò dentro di loro uno spirito nuovo. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne".
Il dono dello Spirito sarà la caratteristica fondamentale del nuovo patto. Lo Spirito di Dio che converte i cuori, che illumina le coscienze, diventa forza interiore a sostegno della debole volontà dell'uomo.
Mediatore di questo nuovo patto di amicizia fra Dio e l'uomo è Gesù, attraverso il suo sangue.
La Lettera agli Ebrei (2a lettura) ci ricorda: "Cristo nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime"; "reso perfetto dalle cose che patì, divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono".
È nel sangue di Gesù, con il sacrificio della Croce, che Dio sottoscrive e stipula il nuovo patto di amicizia.
È in virtù della morte e risurrezione di Gesù che Dio effonde lo Spirito nuovo sui credenti e costituisce il nuovo popolo di Dio, la Chiesa.
S. Pietro, nella sua prima lettera, scrive: "i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati dall'acqua e dallo Spirito, costituiscono una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa".
L'autore della Lettera agli Ebrei ci descrive tutto il dramma dell'umanità di Gesù nell'affrontare con estrema chiarezza i dolori della passione e morte in croce che l'attende.
Gli evangelisti poi ci informano che nell'orto degli ulivi, Gesù "cominciò a provare tristezza ed angoscia", "ad avere paura "; "il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra"; e riportano le parole di Gesù piene di sofferenza: "La mia anima è triste fino alla morte… Padre mio, se è possibile passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu".
Quanto è commovente questo aspetto dell'umanità sofferente di Gesù, che lo fa sentire vicino a noi, soprattutto quando anche noi siamo stretti dalla morsa del dolore e della prova!
Ciò che sostiene Gesù e lo conforta nell'affrontare la prova suprema, è la consapevolezza che la croce è la via segnata dal Padre, l'unica che conduce alla glorificazione; la consapevolezza che il suo sacrificio non sarà vano, ma ricco di frutti per l'umanità.
È la certezza che sta sotto la semplice parabola del chicco di frumento caduto nel campo, di cui ci parla il brano del Vangelo; se il seme non muore, se non marcisce, resta solo, ma se muore diventa nuova vita e porta frutto abbondante.
"Chi ama la sua vita la perde, e chi dona la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo".
Queste parole di Gesù non possono non scuoterci e non farci riflettere.
Se vogliamo essere cristiani, se vogliamo seguire Gesù, non dobbiamo aver paura della croce, della sofferenza, dell'impegno che la nostra fedeltà alla volontà di Dio richiede da noi: solo attraverso la croce anche noi possiamo giungere alla glorificazione.
D'altra parte ci deve sostenere la certezza che ogni sacrificio per essere fedeli ai nostri impegni, come il granello di frumento, non mancherà di portare, a suo tempo, i frutti sperati.
Ai piedi della Croce, sulla quale Gesù muore, vi sono Maria, la Madre dei dolori, Giovanni, il discepolo prediletto, e con loro tutti i Santi, e le Sante, nostri fratelli e sorelle che, prima di noi, hanno seguito Gesù sulla via della fedeltà e della croce: preghiamoli perché aiutino la nostra debolezza e ci preparino così alla gioia della Risurrezione.
D. Mario MORRA SDB
Commenti
Posta un commento