D. Severino GALLO sdb""ECCO L'UOMO !"

3 aprile 2015 | Venerdì Santo - Tempo di Quaresima B | Omelia
Nel racconto della Passione di Gesù secondo Giovanni metterei in evidenza questa scena: "Allora Gesù uscì portando la corona di spine e il mantello di porpora". Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!" (Gv. 19,5).

Ecco l'uomo che porta su di sé il dolore di tutti noi, suoi fratelli. Nessuna sofferenza nascosta è inutile. Nessuna sofferenza va perduta.
Qualche secolo prima, Giobbe aveva pestato i pugni: "Devo parlare a Dio: ho delle rimostranze da fare a Dio!" (Gb. 13,3).

Anch'io ho delle rimostranze da fare a Dio...

Anch'io devo sottoporlo all'incalzare dei miei perché.
Perché gli urli del giovane motociclista, con una vertebra sbriciolata, in un reparto di paraplegici?
Perché i milioni di bambini che muoiono di fame? Perché la disperata solitudine di molti vecchi?
Perché quella donna, divorata dal cancro, che strappa le lenzuola e urla: "Non ce la faccio più"?.
Perché le vittime innocenti della violenza bestiale degli uomini?
Perché tanti sfruttati e umiliati dalla sfrontata ingordigia di pochi?
Perché la morte di quella persona indispensabile alla famiglia?
Perché quella minuscola cassetta bianca accompagnata al cimitero tra lo sgomento generale?…
… Perché l'ingiustizia, il dolore innocente, le calunnie, l'egoismo scatenato, le guerre, l'odio razziale, i massacri, i bambini deformi?
E pretendo da Dio una risposta. Dio deve rendermi conto. Dio è obbligato a fornirmi delle spiegazioni, Dio deve giustificarsi.
La risposta arriva per bocca di Pilato. Ed è una risposta profetica:

- Ecco l'uomo!

Ecco il tuo fratello di sventura. Ecco il tuo consanguineo nel dolore "impossibile".
Dio non è venuto ad eliminare il dolore umano. Non è venuto a presentarci un dotto e pio trattato sulla sofferenza umana. Non ci ha recato delle spiegazioni.
Ha fatto qualcosa di più. Qualcosa di pazzamente divino. E' venuto a condividere, a partecipare, a prendere su di sé il dolore degli uomini.
Ecco cos'è la croce. E' il segno, il sacramento della sofferenza degli uomini, che Dio riceve, che Dio si mette sulle proprie spalle.
E' il terribile urto del dolore umano che va a schiantare il cuore di Dio, il cuore di Gesù.
Nel corpo straziato dell'Ecce Homo" niente è stato dimenticato.
C'è il grido del ventenne che si trova paralizzato, la tragedia del licenziato, la fame dei bambini, la disperazione delle mamme, l'avvilimento del giovane disoccupato, lo strazio della cancerosa, la solitudine dell'anziano, la vergogna della donna abbandonata, il rantolo del moribondo, il dramma della ragazza ingannata.
Ci sono i contorcimenti del prigioniero nella stanza di tortura. Le ore d'insonnia. La tristezza del vagabondo. I lamenti di chi è stato schiacciato dall'ingiustizia. Il pianto di chi "non ce la fa più". La disperazione di chi guarda giù dal viadotto dell'autostrada. I mali fisici. Le angosce morali.
Niente va perduto ormai.
Anche in questo senso, è vero che "il Figlio dell'Uomo è venuto a cercare e salvare ciò che perduto" (Lc. 19,10).

E' venuto a cercare il tuo dolore "inutile"...

E' venuto a cercare il tuo dolore "inutile": L'ha scoperto. Se n'è impossessato. Ed ora avanza barcollante sotto il peso della croce.
Ecco l'uomo!
Ecco Colui che, come dice Karl Barth, "porta, sopporta e porta via la nostra angoscia".
C'è una specie d'ecumenismo fondata, appunto, sul "corpo martoriato dell'uomo dei dolori", Gesù.
"Da questo giorno in cui Gesù fu offerto come spettacolo nell'umiliazione della sua sofferenza e della sua derisione, Dio e l'uomo comunicano fra loro nel dolore come in un sacramento offerto a tutti, credenti e miscredenti, battezzati o pagani, peccatori e innocenti…" (R. - L. BRUCKBERGER).
L'Ecco Uomo-Gesù, è una prova tangibile di quanto Dio ci ha amati.
D'ora in avanti ognuno di noi, a sua volta, deve diventare una prova tangibile di quanto Dio ci ama.
Racconta Madre Teresa di Calcutta: "Una volta, le Suore raccolsero un uomo sulla strada a Malbourne. Era un alcolizzato senza nome, senza lavoro, senza niente, un vero reietto della società.
Dopo una settimana, quando era ormai ristabilito, quell'uomo andò dalla Suora e le disse: "Adesso sto bene e ritorno a casa. Non berrò mai più. Mi sono reso conto che Dio mi ama".
Tornò a casa, da sua moglie e dai suoi figli e si mise a lavorare.
Dopo un mese, si presentò con il primo salario e lo diede a Sr. Monica dicendo: "Si serva di questo denaro per mostrare l'amore di Dio ad altri come ha fatto a me".

Care Sorelle, chiunque ci vede, deve accorgersi di quanto Dio ci ama.
Chiediamo alla Madonna che ci aiuti a diventare espressione vivente di quanto Gesù ci ama.

                                                                          D. Severino GALLO sdb

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