don Luciano Cantini " Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio"
Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno B) (05/04/2015)
Vangelo: Gv 20,1-9
Passato il sabato
Al confronto con i capitoli che raccontano la Passione del Signore, poche righe sono sufficienti per parlare della Resurrezione, otto versetti in tutto che concludono lo scritto di Marco, i restanti versetti che compongono il sedicesimo capitolo sono una aggiunta redazionale posteriore non presenti in molti codici antichi, su questo concordano tutti gli studiosi. Allora occorre esaminare con attenzione queste poche preziose parole.
Il sabato è il giorno del riposo, supremo atto di sottomissione alla Legge, al tramonto termina legalmente e le attività possono riprendere. Le donne che il giorno prima stavano a osservare dove veniva posto (Mc 15,47) Gesù, non perdono tempo e comprano oli aromatici per completare la sepoltura ungendone il corpo. L'idea della morte ha totalizzato la mente e il cuore di quelle donne, neppure la festa del Sabato, l'osservanza dei precetti, le aveva liberate. Il buio della notte è ancora lungo prima che si levi di nuovo il sole, la pesantezza della pietra che aveva chiuso il sepolcro incombeva su di loro.
La mattina presto, alle prime luci del nuovo giorno, vanno al sepolcro ancora cariche di morte, limite insuperabile della vita. Proprio la domanda che si pongono: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?» segna l'ineluttabile carico della morte, non abbiamo la forza per tirar via la pietra che sigilla la definitività della morte. Oltre la morte c'è solo lo sheol: Come pecore sono destinati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel sepolcro, svanirà di loro ogni traccia, gli inferi saranno la loro dimora (Sal 49,15).
Con la morte tutto è finito, alle donne non resta che un gesto di affetto e di gratitudine: ungere il corpo morto di Gesù con oli profumati per allontanarne gli effetti della morte.
Alzando lo sguardo
Bisogna allargare l'orizzonte delle proprie vedute, l'dea della morte non può rimanere totalizzante; le donne alzano lo sguardo, allora vedono ciò che prima era precluso ai loro occhi: la pietra è già ribaltata. Non a caso Marco commenta che era molto grande. Tutto concorre ad aiutare i destinatari del Vangelo a elevarsi per entrare nella novità della resurrezione: il sole, lo sguardo, la pietra si sollevano offrendo al lettore una tensione forte verso l'alto. Non basta, perché entrate nel sepolcro vuoto e visto il ragazzo vestito di bianco ebbero paura. Quando l'uomo incontra il Mistero è sempre spiazzato, le sue risorse sono inadeguate, la capacità di comprendere si esaurisce presto. Marco rafforza potentemente questa debolezza umana perché dopo il colloquio con il giovane termina dicendo: Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite (Mc 16,8). Eppure questa conclusione del Vangelo marciano contiene un messaggio fortissimo. Le donne fuggono via da un sepolcro diventato inutile, senza significato, la morte ha perso i suoi segni non ha senso rimanervi legati. Sono piene di spavento e stupore, nella indecifrabilità di sentimenti contrastanti, le certezze acquisite non sono più tali, la realtà non è più comprensibile con i parametri di sempre. Non dicono niente a nessuno perché l'uomo non ha parole per dire l'indicibile, le parole costruiscono dogmi e ideologie, contengono verità ed eresia, esprimono fede e dubbi, solo con la vita si può gridare il Vangelo (R. Voillaume).
Voi cercate Gesù Nazareno
Il ragazzo nel sepolcro inizia con l'espressione più rassicurante e ripetuta di tutta la Scrittura: non abbiate paura! È necessario uscire dalle logiche umane per entrare nelle logiche divine, il passaggio è sempre sconvolgente, davanti c'è l'ignoto, l'infinitamente diverso, il mistero che è oltre la piccolezza dell'uomo.
Il Messaggio del giovane è il centro dell'annuncio cristiano (kerigma), esprime il nucleo della Fede: Gesù Nazareno, crocifisso, è risorto. Sarà l'annuncio di Pietro a Pentecoste, di Paolo, degli Apostoli e della Chiesa fino ai nostri giorni.
Nel messaggio da riferire a Pietro ci sono due affermazioni: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete" che Gesù aveva già fatto in precedenza: dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea (Mc 14,28). L'invito è a non fermarsi ma tornare in quella Galilea delle genti dove tutto ha avuto inizio, dove diceva «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Là, alla periferia del mondo giudaico si può finalmente convertirci, "vedere" il Signore e riprendere il cammino. Il cammino di Gesù nella storia è terminato fallendo su tutti i fronti, anche i suoi lo hanno tradito, rinnegato, sono stati incapaci di vedere, neppure da lontano come le donne di Galilea (Cfr Mc 15,40). Con occhi nuovi illuminati dalla Pasqua si può riprendere il cammino alla sequela di colui che è il Risorto in quell'evento che Marco aveva chiamato vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio (Mc 1,1).
Vangelo: Gv 20,1-9
Passato il sabato
Al confronto con i capitoli che raccontano la Passione del Signore, poche righe sono sufficienti per parlare della Resurrezione, otto versetti in tutto che concludono lo scritto di Marco, i restanti versetti che compongono il sedicesimo capitolo sono una aggiunta redazionale posteriore non presenti in molti codici antichi, su questo concordano tutti gli studiosi. Allora occorre esaminare con attenzione queste poche preziose parole.
Il sabato è il giorno del riposo, supremo atto di sottomissione alla Legge, al tramonto termina legalmente e le attività possono riprendere. Le donne che il giorno prima stavano a osservare dove veniva posto (Mc 15,47) Gesù, non perdono tempo e comprano oli aromatici per completare la sepoltura ungendone il corpo. L'idea della morte ha totalizzato la mente e il cuore di quelle donne, neppure la festa del Sabato, l'osservanza dei precetti, le aveva liberate. Il buio della notte è ancora lungo prima che si levi di nuovo il sole, la pesantezza della pietra che aveva chiuso il sepolcro incombeva su di loro.
La mattina presto, alle prime luci del nuovo giorno, vanno al sepolcro ancora cariche di morte, limite insuperabile della vita. Proprio la domanda che si pongono: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?» segna l'ineluttabile carico della morte, non abbiamo la forza per tirar via la pietra che sigilla la definitività della morte. Oltre la morte c'è solo lo sheol: Come pecore sono destinati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel sepolcro, svanirà di loro ogni traccia, gli inferi saranno la loro dimora (Sal 49,15).
Con la morte tutto è finito, alle donne non resta che un gesto di affetto e di gratitudine: ungere il corpo morto di Gesù con oli profumati per allontanarne gli effetti della morte.
Alzando lo sguardo
Bisogna allargare l'orizzonte delle proprie vedute, l'dea della morte non può rimanere totalizzante; le donne alzano lo sguardo, allora vedono ciò che prima era precluso ai loro occhi: la pietra è già ribaltata. Non a caso Marco commenta che era molto grande. Tutto concorre ad aiutare i destinatari del Vangelo a elevarsi per entrare nella novità della resurrezione: il sole, lo sguardo, la pietra si sollevano offrendo al lettore una tensione forte verso l'alto. Non basta, perché entrate nel sepolcro vuoto e visto il ragazzo vestito di bianco ebbero paura. Quando l'uomo incontra il Mistero è sempre spiazzato, le sue risorse sono inadeguate, la capacità di comprendere si esaurisce presto. Marco rafforza potentemente questa debolezza umana perché dopo il colloquio con il giovane termina dicendo: Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite (Mc 16,8). Eppure questa conclusione del Vangelo marciano contiene un messaggio fortissimo. Le donne fuggono via da un sepolcro diventato inutile, senza significato, la morte ha perso i suoi segni non ha senso rimanervi legati. Sono piene di spavento e stupore, nella indecifrabilità di sentimenti contrastanti, le certezze acquisite non sono più tali, la realtà non è più comprensibile con i parametri di sempre. Non dicono niente a nessuno perché l'uomo non ha parole per dire l'indicibile, le parole costruiscono dogmi e ideologie, contengono verità ed eresia, esprimono fede e dubbi, solo con la vita si può gridare il Vangelo (R. Voillaume).
Voi cercate Gesù Nazareno
Il ragazzo nel sepolcro inizia con l'espressione più rassicurante e ripetuta di tutta la Scrittura: non abbiate paura! È necessario uscire dalle logiche umane per entrare nelle logiche divine, il passaggio è sempre sconvolgente, davanti c'è l'ignoto, l'infinitamente diverso, il mistero che è oltre la piccolezza dell'uomo.
Il Messaggio del giovane è il centro dell'annuncio cristiano (kerigma), esprime il nucleo della Fede: Gesù Nazareno, crocifisso, è risorto. Sarà l'annuncio di Pietro a Pentecoste, di Paolo, degli Apostoli e della Chiesa fino ai nostri giorni.
Nel messaggio da riferire a Pietro ci sono due affermazioni: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete" che Gesù aveva già fatto in precedenza: dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea (Mc 14,28). L'invito è a non fermarsi ma tornare in quella Galilea delle genti dove tutto ha avuto inizio, dove diceva «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Là, alla periferia del mondo giudaico si può finalmente convertirci, "vedere" il Signore e riprendere il cammino. Il cammino di Gesù nella storia è terminato fallendo su tutti i fronti, anche i suoi lo hanno tradito, rinnegato, sono stati incapaci di vedere, neppure da lontano come le donne di Galilea (Cfr Mc 15,40). Con occhi nuovi illuminati dalla Pasqua si può riprendere il cammino alla sequela di colui che è il Risorto in quell'evento che Marco aveva chiamato vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio (Mc 1,1).
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