Ermete TESSORE SDB "VOGLIAMO VEDERE GESU'!"

22 marzo 2015 | 5a Domenica - T. Quaresima B | Omelia
5a Domenica - Tempo di Quaresima - B
Per capire bene l'odierno brano evangelico dobbiamo inserirlo nel più vasto contesto del vangelo di Giovanni.
Gesù sa benissimo delle intenzioni omicide del sinedrio nei suoi riguardi. Nonostante questo,
dopo essersi dato ad un breve periodo di latitanza per salvarsi la pelle, decide di salire a Gerusalemme per celebrarvi la Pasqua. Vuole passare inosservato. Cerca ospitalità, a Betania, nella casa di Lazzaro, Marta e Maria che lo accolgono a braccia aperte. Ma l'abitazione è tenuta sotto stretto controllo. Tutti conoscono la profonda amicizia che lega Lazzaro con il Signore. Inoltre, proprio Lazzaro viene visto come una prova vivente della messianicità di Gesù in quanto, da Lui, risuscitato da morte. Subito la notizia si sparge ed una folla si raduna festante e vociante.

Le spie cominciano a fare il loro mestiere. Il sinedrio entra in stato di massima agitazione. Il Sommo Sacerdote Caifa attiva tutte le procedure per risolvere una volta per sempre il problema posto dalla persona di Gesù di Nazareth. Anche nel gruppo degli apostoli comincia un tragico showdown.

Di fronte alla scena di Maria che profuma i piedi di Gesù, Giuda Iscariota rivela la sua meschinità sbottando:"Perché quest'olio non si è venduto per trecento denari per darli ai poveri?" Giuda è l'apostolo che tiene la borsa. Per lui solo i soldi hanno valore. Pur di incrementarli comincia a pensare di passare alla cassa per monetizzare l'odio che Caifa ha nei riguardi del Maestro.

E' facile immaginare i pensieri, le preoccupazioni, la paura, i dubbi che affollano la mente del Maestro. Non è uno stupido. Sa che cosa lo attende. Potrebbe facilmente scomparire ingoiato dagli anfratti del deserto di Giuda e mettersi al sicuro. Molti di noi lo farebbero senza esitare. Lui no!. Rompe gli indugi ed accompagnato da una piccola folla che agita rami di palma e canta versetti di salmi percorre il breve tragitto che ancora lo separa dalla città di Davide e, liberamente, si getta tra le braccia di coloro che lo vogliono morto.

Mentre i giudei completano le loro trame, Lui va al Tempio per pregare. Ed è qui che si svolge la scena che Giovanni ci narra. In occasione della Pasqua, Gerusalemme viene invasa dai pellegrini. Ebrei che giungono da tutta la Palestina e da ogni parte del bacino mediterraneo. Fra questi un gruppo di ebrei ellenisti che incrociano Filippo e gli manifestano il desiderio di vedere Gesù. Su di Lui hanno raccolto pareri discordanti. Sono vogliosi di accertare di persona la verità di quanto hanno sentito.

Si ha l'impressione che il ruolo di Filippo da Betsaida di Galilea sia quello di public relation man: fa da tramite all'incontro fra questi ellenisti e Gesù, così come, in passato, aveva messo in contatto Natanaele con il Maestro. Gesù accetta. Vogliono vederLo? Sono accontentati. Il discorso con cui li accoglie è rivolto ad ognuno di noi. Ci diciamo cristiani? Benissimo, ma per esserlo veramente il Salvatore non ci fa sconti. Per vivere in pienezza la nostra fede è necessario diventare come i chicchi di grano che muoiono per non rimanere soli. Non dobbiamo amare troppo la nostra vita blindandola in un sterile egoismo, ma dobbiamo spenderla nella carità se vogliamo poi ritrovarla nell'aldilà.

Il servizio deve essere l'emblema del nostro vivere. E' una radicale decisione da maturare in totale libertà. Come Gesù non si sottrae ad essere innalzato sulla croce per fare vedere a tutti la sua più totale testimonianza d'amore, così noi siamo chiamati ad abbandonare l'ombra delle sacrestie e le splendide navate delle nostre chiese per piantare nel mondo la nostra testimonianza coerente e sofferta. Gesù avrebbe potuto continuare a rimanere, onorato profumato e servito, nella casa di Lazzaro, o trincerarsi dietro gli osanna festanti dei suoi fan, oppure scomparire nell'anonimato inghiottito dalla accogliente solitudine del deserto di Giuda. Invece…

La Parola di Dio propone ad ognuno di stipulare una alleanza personale con Lui da incidere nel nostro cuore, come ci suggerisce Geremia. La lettera agli Ebrei ci presenta i punti essenziali di questo patto: imparare dalla vita che facciamo; diventare perfetti nell'obbedienza a Dio trasformandoci in causa di salvezza per tutti coloro con cui ci relazioniamo; ritrovarci tutti riuniti nel Paradiso. Sono queste le coordinate esistenziali che veramente caratterizzano la nostra vita?


Ermete TESSORE

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