Ermete TESSORE SDB"Il Tempio: la Casa dove incontare Dio"

8 marzo 2015 | 3a Domenica - T. Quaresima B | Omelia
3a Domenica - Tempo di Quaresima - B
Al tempo di Gesù, il Tempio di Gerusalemme, grazie al suo immenso tesoro (2 Mac 3,6), veniva considerato la più grossa banca del Medio Oriente. Tutto era incentrato sul business. Le famiglie aristocratiche, da cui venivano scelti i Sommi Sacerdoti, tiravano i cordoni della borsa ammassando ricchezze senza fine.
La "Pasqua del Signore", col tempo, si era trasformata nella "Pasqua dei Giudei", come opportunamente ci ricorda
l'evangelista Giovanni. Come fra Dio e Mammona non ci può essere relazione alcuna, altrettanto si deve dire tra le due pasque.
Gesù è perfettamente conscio di questo. La constatazione che la casa di suo Padre sia stata trasformata in un mercato lo turba profondamente, perde il suo solito aplomb, schiumante di indignazione, senza troppe cerimonie, si fabbrica un flagello di cordicelle e comincia a spolverare la schiena di mercanti, cambiavalute e soci, cacciando fuori bipedi e quadrupedi. Occorre sottolineare che la furia del Signore non si riversa sui peccatori e gli impuri che sono scrupolosamente tenuti fuori dal Tempio, ma sulle anime candide che in esso, tranquillamente e con gran faccia tosta, intrallazzano vendendo e comprando di tutto.

In occasione della Pasqua Gerusalemme, puntualmente, veniva invasa da oltre centomila pellegrini che salivano verso la città di Davide con l'intento di pregare e fare i sacrifici prescritti. Gli agnelli da sacrificare, che dovevano avere determinate caratteristiche ed essere senza difetti (Es 12,5), venivano acquistati nel mercato, situato sulle pendici del monte degli Ulivi, di proprietà di Anania, potente sommo sacerdote, a cui bisognava lasciare una congrua tangente. Se si tiene conto del fatto che, oltre al mercato, egli e la sua famiglia detenevano anche l'appalto di tutte le macellerie della città, si può facilmente dedurre che tutti i pellegrini venivano adeguatamente tosati nel portafoglio, cosa per nulla prescritta dalla Legge. Il Signore caccia tutti dal Tempio, sia i venditori che i compratori. La sua intenzione non è quella di purificare il luogo di culto, ma punta radicalmente alla sua abolizione.

La chiesa è fatta per pregare, e solo per pregare. Se questo non avviene, inevitabilmente la si trasforma o in un museo d'arte, o in una spelonca abitata da gente avvezza ai più variopinti intrallazzi. E' questo l'enorme dramma che sperimentiamo sulla nostra pelle. Troppi nostri contemporanei affollano chiese e santuari avendo in mano una guida turistica e non il vangelo. Incedono lungo le navate carichi di variegate attrezzature elettroniche, ma con il cervello completamente sgombro di qualsiasi reminiscenza che li colleghi alla conoscenza dei comandamenti. Presi dalla bellezza e solennità dei luoghi, neanche si accorgono della presenza del Santissimo.

E noi che ci facciamo nelle nostre chiese?
Che cosa ci ha spinti ad entrare?
Chi pensiamo di trovare?
Siamo venuti per bollare il cartellino di presenza di una semplice abitudine acquisita fin dall'infanzia?
In che cosa ci distinguiamo dai frequentatori del Tempio del tempo di Gesù?

La liturgia della Parola di questa terza domenica di quaresima ci esorta a lasciare tutte le pastoie che appesantiscono il culto per riscoprire la semplicità e la libertà della spiritualità. Nella nuova alleanza inaugurata dal Signore non siamo più noi che saliamo al tempio per offrire qualcosa a Dio, ma è Lui che ci offre il suo Figlio morto e risorto, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani. Il buon Dio non vuole niente da noi, se non l'accettazione del suo amore. Il profeta Osea ci dice: "Voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti" (6,6).

Geremia ribadisce: "Io non ordinai ai vostri padri né olocausti né sacrifici…, ma ascoltare la mia voce e camminare sulla strada che vi ho prescritto" (7, 22-23). Isaia è ancora più incalzante: "Perché mi offrite sacrifici senza numero?...Chi vi richiede che veniate a calpestare i miei atri?... Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia" (1,11ss). Chi viene in chiesa solamente per onorare un precetto si pone nell'ottica di una mentalità severamente condannata dal Signore.

Al Tempio si viene per fare nostro il dono del Padre: suo Figlio. Com'è possibile, dopo duemila anni di cristianesimo, limitarsi a partecipare alla messa, senza comunicarsi del Corpo, dopo aver fatto un serio esame di coscienza ed aver confessato quanto di male ancora ci appesantisce?


Ermete TESSORE

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