MACHETTA Domenico"Gesù si presenta come santuario della presenza di Dio"

8 marzo 2015 | 3a Domenica - T. Quaresima B | Appunti per la Lectio
1ª LETTURA: Es 20,1-17
In questa terza domenica di Quaresima, Gesù si presenta come santuario della presenza di Dio, vittima destinata al sacrificio.
Nella prima lettura troviamo la grande pagina del de- calogo: le dieci parole del Sinai, pronunciate da Dio. È importante una cosa: la Bibbia ci presenta il decalogo non come una imposizione, ma come un regalo, un dono di Dio all'uomo. Dio consegna all'uomo un
segreto: il segreto per vivere da uomo onesto. Gesù non negherà la validità di questa legge, ma la supererà. Gesù, essendo Dio, potrà dire: "Avete udito... ma io vi dico...". Nel discorso della montagna (il monte ricorda il Sinai), potrà lanciare la sua legge, la lex nova Christi, che porterà l'uomo a vette altissime. Se nell'osservanza dell'antica legge uno poteva sentirsi "a posto", il discorso della montagna ti impedisce di sentirti a posto, perché la meta a cui ti chiama è sempre più in là; non sei mai arrivato: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro".
VANGELO: Gv 2,13-25
Per qualche domenica, Marco lascia il posto a Giovanni. Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù che compie al tempio di Gerusalemme un gesto drammatico e solenne, durante la prima delle tre Pasque della vita pubblica. Giovanni parla volentieri delle feste dei Giudei perché vuole dirci una cosa importantissima: ciò che le feste giudaiche significavano, si compie in Gesù. La purificazione annunciata da Malachia è giunta, perché possa essere offerta al Signore "un'oblazione secondo giustizia" (Ml 3,3).
Gesù fa una sferza di cordicelle, evidentemente per scacciare gli animali, rovescia i banchi, getta a terra il denaro dei cambiavalute. Solo Giovanni parla degli animali, per uno scopo ben preciso: basta con le vittime sostitutive, è lui la vittima! Gesto profetico e giudizio sul tempio. Pro- clamazione solenne della fine di un culto sbagliato: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" (Is 29,13 e Mt 15,8). "Quale segno ci mostri per fare queste cose?", dicono i Giudei. E lui: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (verbo egheir¯o)".
È la frase centrale, che introduce il tema della nuova adorazione. Gesù afferma che il Santuario in cui si incontra Dio non è più il tempio di Gerusalemme, ma il suo
"corpo" risuscitato. I luoghi di culto, per Gesù, sembrano, di colpo, perdere ogni importanza (tema che esploderà nel colloquio con la Samaritana). Il Padre cerca adoratori in spirito e verità: ai luoghi di culto si sostituisce una situazione interiore; per cui l'adorazione non si esaurisce nella sfera del culto, ma abbraccia tutta la vita.
La verità è Gesù. Lo Spirito è lo Spirito di Verità. Tema che apre panorami eucaristici, ecclesiali!
Luca parla della preghiera continua, Giovanni dell'adorazione in spirito e verità. Il contrasto dunque è tra l'esteriorità del culto, che non converte, che gratifica, che ti fa sentire a posto (pensiamo anche a tante parate liturgiche delle nostre chiese, che danno l'impressione di vitalità, vere maschere che mettono la coscienza a posto) e l'adorazione in spirito e verità, la vita interiore, la vita in Cristo, che tocca il quotidiano, che cambia i rapporti, che non sopporta delitto e solennità, liturgia e mondanità, liturgia e rancore. È una predicazione che scandalizza i ben pensanti del mondo, è la predicazione del Cristo crocifisso (2ª lettura), potenza e sapienza di Dio.

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