Movimento Apostolico - rito romano "La mia anima è triste fino alla morte"

Domenica delle Palme (Anno B) (29/03/2015)
Vangelo: Mc 14,1-15,47
Nell'Orto degli Ulivi Gesù rivela a Pietro, Giacomo e Giovanni lo stato della sua anima. Essa è triste. Lui stesso comincia a sentire paura ed angoscia. Se leggiamo questo momento particolare di Cristo Signore alla luce del Salmo, scopriamo che non si tratta di tristezza, paura e morte di un uomo senza speranza, abbandonato
solo a se stesso. È invece lo stato reale in cui si trova la sua umanità, avvolta però da una grande speranza. In Cristo Gesù vi è tristezza, angoscia, paura, ma anche tanta speranza, tanta certezza che il Signore è accanto a Lui per sostenerlo in quest'ora più difficile della sua vita. È questo il significato della sua preghiera intensa e forte: chiedere al Padre celeste tutta quella grazia necessaria per essere vittorioso nel combattimento contro lo spirito delle tenebre. Lo spirito del male è forte, ma Lui, con il Padre suo al suo fianco, diviene il più forte, diviene il vincitore, il trionfatore sulla morte.
Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Le lacrime sono il mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: «Dov'è il tuo Dio?». Questo io ricordo e l'anima mia si strugge: avanzavo tra la folla, la precedevo fino alla casa di Dio, fra canti di gioia e di lode di una moltitudine in festa. Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. In me si rattrista l'anima mia; perciò di te mi ricordo dalla terra del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar.
Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati. Di giorno il Signore mi dona il suo amore e di notte il suo canto è con me, preghiera al Dio della mia vita. Dirò a Dio: «Mia roccia! Perché mi hai dimenticato? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?». Mi insultano i miei avversari quando rompono le mie ossa, mentre mi dicono sempre: «Dov'è il tuo Dio?». Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio (Sal 42 (41), 1-12).
Gesù in quest'ora di agonia ci insegna che tutte le potenze del male che si abbattono sul giusto possono essere superate, a condizione che si abbia fede nel Padre, certezza nel suo intervento. Lui ci mostra concretamente che mai si deve perdere la speranza nel Signore. Non vi sono sconfitte per il Padre celeste. Anche dalla morte Lui può far risalire i suoi fedeli. A volte si deve passare necessariamente per il sentiero della Croce, ma con Dio essa non è una sconfitta, è solo la via per il più grande trionfo. Per vivere la croce occorre una grande speranza, una solida fede, una intensa, forte preghiera. Senza Dio che scende in campo con noi con tutta la potenza della sua grazia, la sofferenza potrebbe trasformarsi in disperazione. Quando questo accade, è il segno che siamo senza fede, senza speranza, senza preghiera.
Quanto si deve pregare? Gesù in questa notte ci insegna che la preghiera va ripetuta finché Dio non farà scendere la sua pace nel cuore. Non si può andare in combattimento con la tristezza, la paura, l'angoscia. Si deve lottare con la pace del cuore. Gesù dalla preghiera esce con una grande serenità di cuore e di mente. Esce con l'anima libera da ogni tristezza. Ora il suo corpo è pronto ed anche la sua carne. Giuda può anche venire a tradirlo. Neanche questo tradimento più lo turba.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci a pregare bene.
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