Movimento Apostolico"Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?"

Nella Scrittura Santa figura di Gesù venduto è Giuseppe, figlio di Giacobbe. È venduto dai suoi fratelli, per invidia, a dei mercanti Ismaeliti, i quali a loro volta lo vendono a Potifàr, eunuco del faraone. È triste quando il fratello vende il fratello.
Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono contro di lui per
farlo morire. Si dissero l'un l'altro: «Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna! Poi diremo: "Una bestia feroce l'ha divorato!". Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!». Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle loro mani, disse: «Non togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»: egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica con le maniche lunghe che egli indossava, lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz'acqua. Poi sedettero per prendere cibo. Quand'ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Gàlaad, con i cammelli carichi di resina, balsamo e làudano, che andavano a portare in Egitto. Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c'è a uccidere il nostro fratello e a coprire il suo sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto. Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto. Quando Ruben tornò alla cisterna, ecco, Giuseppe non c'era più. Allora si stracciò le vesti, tornò dai suoi fratelli e disse: «Il ragazzo non c'è più; e io, dove andrò?». Allora presero la tunica di Giuseppe, sgozzarono un capro e intinsero la tunica nel sangue. Poi mandarono al padre la tunica con le maniche lunghe e gliela fecero pervenire con queste parole: «Abbiamo trovato questa; per favore, verifica se è la tunica di tuo figlio o no». Egli la riconobbe e disse: «È la tunica di mio figlio! Una bestia feroce l'ha divorato. Giuseppe è stato sbranato». Giacobbe si stracciò le vesti, si pose una tela di sacco attorno ai fianchi e fece lutto sul suo figlio per molti giorni. Tutti i figli e le figlie vennero a consolarlo, ma egli non volle essere consolato dicendo: «No, io scenderò in lutto da mio figlio negli inferi». E il padre suo lo pianse. Intanto i Madianiti lo vendettero in Egitto a Potifàr, eunuco del faraone e comandante delle guardie (Gen 37,18-36).
È però ancora più triste quando un fratello compra un fratello dall'altro fratello. È il sommo della cattiveria. Si raggiunge l'abisso della malvagità quando lo si vende conoscendo già l'intenzione del compratore che è quella di eliminarlo, toglierlo dalla storia con morte violenta. Giuda sapeva che i Giudei avevano decido di uccidere Gesù. Lui è colpevole al pari di ogni altro della morte del suo Maestro. Non è il solo responsabile, ma la sua corresponsabilità è innegabile. Il suo peccato è mostruoso perché è il peccato di un amico, di un fratello, di un discepolo che tradisce, vende l'amico, il fratello, il Maestro ad un altro fratello perché venga ucciso.
Giuda non può essere giustificato nel suo tradimento e neanche nella misera fine che sceglie. È un traditore e un suicida. Molto di più. È un traditore, un omicida, un suicida. Molto ancora di più. È un disperato. Non crede nel perdono e nella misericordia di Dio. È un dannato in vita e in morte. Dio non può fare nulla, perché nulla ha chiesto a Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci dall'orrendo peccato.

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