dom Luigi Gioia "Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto"

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno B) (04/04/2015)
Vangelo: Mc 16,1-8 
Marco ha una maniera incomparabile di annunciare la resurrezione. La sua versione è forse una delle più paradossali: inizia con la rassegnazione e termina con la paura. Può sembrare strano, ma è forse il modo più profondo di descrivere la nostra esperienza della resurrezione. Esaminiamolo con attenzione.

Dicevamo che questo passaggio comincia in un clima di rassegnazione - siamo colpiti dal fatto che il nome di Gesù non sia neppure menzionato: Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare ad ungerlo.
Per ungere chi? Gesù è già diventato un oggetto, un corpo, un cadavere, una cosa spenta, una cosa assente. Tutta la speranza che era stata riposta in lui è svanita, resta solo il conforto della rassegnazione. Il processo di accettazione della morte passa attraverso la ritualizzazione: ungere il corpo e gli altri riti legati alla morte sono una maniera di integrarla, di accettare la sua fatalità, la sua inevitabilità, il fatto che contro di essa non possiamo nulla. Il vangelo dunque comincia col metterci di fronte alla realtà implacabile della morte, una realtà sottolineata in modo ancora più solenne dalla questione della pietra. La pietra posta all'ingresso del sepolcro, questa pietra enorme, questa pietra che non poteva essere rotolata via se non da diverse persone, e comunque solo dal di fuori - dall'interno nessuno poteva rotolarla via - ebbene, è ancora un altro indice del carattere definitivo della morte: tutto è finito!
Eppure, alzando lo sguardo, vedono qualcosa di diverso, qualcosa che le sorprende. Sarebbero già dovute essere sorprese da un altro elemento che appare di sfuggita, ma che è ricco di tutto il senso che solo Marco sa infondere nei dettagli apparentemente più insignificanti: Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levar del sole. Il sole che si leva, il sole di giustizia che sorge, questo sorgere del sole è il primo annunzio velato della resurrezione. Ma ancora c'è da fare tutto il cammino di integrazione personale di questa realtà sconvolgente, straordinaria, unica, nuova, mai sperimentata prima. Alzando lo sguardo, osservano che la pietra era già stata fatta rotolare via, benché fosse molto grande. La pietra non è stata rotolata via dagli uomini. Ciò che nessun uomo poteva compiere, eccolo realizzato davanti ai loro occhi. Avrebbero dovuto andare via subito, avrebbero dovuto immediatamente ricordarsi dell'annuncio della resurrezione. Invece restano ancora ostinatamente attaccate al cadavere, al corpo di Gesù morto.
Entrano nel sepolcro. Invece di entrare coraggiosamente, liberamente nella vita, scelgono ancora la morte: entrano nel sepolcro. Ma anche lì una sorpresa le attende. C'è un giovane. E' la giovinezza della vita nuova, la giovinezza della grazia, la giovinezza dello spirito che si presenta a loro. Invece di trovare vecchiaia, corruzione, morte, trovano vita. Una vita espressa anche dal colore bianco della veste del giovane.
Ora, di fronte alla presenza della giovinezza, della luce, della vita in questo sepolcro, la loro reazione è quella della paura. Una reazione misteriosa, una reazione che ci interroga. Lo capisce subito il giovane che gli dice: Non abbiate paura, non abbiate paura. Voi cercate Gesù. Ecco, finalmente il nome di Gesù appare. Finalmente questo giovane, questo messaggero, osa menzionarlo non come un morto, non come una cosa, ma come un vivente: Gesù, il Nazareno, il crocefisso è risorto, non è qui. Questa è la buona notizia: non è qui! La morte non ha più nessun potere su di lui - e se non ha potere su di lui, non ha più potere neanche su di voi. Ecco il luogo dove lo avevano posto, verificate anche voi, è vuoto. Allora il giovane le spinge fuori, le vuole allontanare da questo luogo di morte: Andate!
Dov'è Gesù? E' qui l'aspetto misterioso della resurrezione. Dov'è Gesù? Sì, è vivo, non è più qui. Ma dov'è Gesù? Immediatamente, fin dal primo istante della resurrezione, queste tre donne si confrontano con l'aspetto misterioso che riveste la presenza di Gesù dopo la resurrezione. Dov'è Gesù? Gesù non è più in un luogo. La sua presenza non è più quella presenza fisica, localizzata, che lo caratterizzava prima della sua morte e della sua resurrezione. Dov'è Gesù? Gli unici due riferimenti che ci sono dati per aiutarci a comprendere il carattere misterioso della presenza di Gesù risorto sono: Vi precede, e poi: in Galilea.
Vi precede. Dove troveremo Gesù oggi, fratelli e sorelle? Oggi che celebriamo la sua resurrezione, dove lo cercheremo? Non c'è più un luogo, non c'è più un'immagine che lo rinchiuda. Il luogo nel quale Gesù si trova è davanti a noi: ci precede. Fin dall'inizio del Vangelo Gesù chiede ai suoi discepoli: Venite dietro a me. E chiede prima una sequela fisica. Gesù continuamente cammina nel vangelo, in tutta la sua vicenda umana, fino ad arrivare a Gerusalemme - e costantemente chiede ai suoi discepoli: Venite dietro a me. Quando Pietro vuole andare davanti a lui, Gesù gli dice: Vieni dietro a me. Seguimi. E glielo dirà anche dopo la resurrezione.
Così dice anche a noi. Gesù ci precede. La nostra vita, non è affidata al caso, non è una traiettoria dalla destinazione ignota. La nostra vita è attraversata dalla presenza del Risorto che ci precede, che ci mostra la strada. Il che vuol dire che il solo modo di sapere quale sia questa strada è di tenere gli occhi fissi su di lui. Egli ci precede. E ci precede dove? Ci precede non in un luogo straordinario, non sul monte Oreb, non sul monte Sinai, non nel tempio, non a Betlemme, ancora meno nel sepolcro. Il luogo nel quale ci precede, il luogo nel quale ci attende, è la Galilea.
Appunto come lo dice l'angelo: In Galilea. La Galilea è il luogo nel quale egli ha incontrato i primi discepoli. E' il luogo nel quale i discepoli conducevano la loro vita ordinaria, pescavano, vivevano con la loro famiglia. Il luogo dove il Signore ci precede è la nostra vita di tutti i giorni. E' lì che dobbiamo trovarlo. Il luogo santo, il luogo sacro, il luogo dove Dio è presente non è più il tempio, ma diventa la vita quotidiana. Il luogo della presenza del Risorto è la nostra casa, la casa nella quale viviamo la nostra vita quotidiana. E' il nostro luogo di lavoro. E' il nostro luogo di svago. E' il nostro luogo di vacanza. Sono tutti i luoghi nei quali viviamo quotidianamente, nei quali il Risorto ci precede per mostrarci la via della vita. Là lo vedrete, come vi ha detto. Là lo vedremo.
Lo vedremo, lo riconosceremo solo con gli occhi della fede, solo con gli occhi della speranza. Solo ascoltando e riascoltando le sue parole e, attraverso queste parole, decifrando che cosa vuol dire realmente la sua presenza, come si manifesta, dove lo dobbiamo cercare.
La nostra reazione è naturalmente quella delle donne: Cosa facciamo? Non diciamo niente a nessuno, perché abbiamo paura. Essere esposti a questa presenza misteriosa, saperci preceduti dal Signore, essere confrontati a questa novità che sconvolge i nostri ritmi, le nostre abitudini, anche la nostra rassegnazione: tutto questo non ci lascia tranquilli. Abbiamo paura, non diciamo niente a nessuno, preferiamo rinchiuderci di nuovo nella monotonia e nell'assenza di speranza della nostra vita quotidiana, nella quale almeno possiamo rifugiarci in una consolazione illusoria. Ma adesso non è più possibile, non possiamo più perché Cristo è risorto, Cristo ci precede, e vuole incontrarci nel mezzo della nostra vita quotidiana.
Allora ascoltiamo questo invito del giovane uomo: Non abbiate paura. Non dobbiamo aver paura. La presenza del Risorto non è una presenza che si manifesta con tuoni, con fulmini, in modo da sconvolgerci, come le teofanie di Dio nell'Antico Testamento, ma è una presenza che si fa quotidiana, che si fa ordinaria e che ci invita a riconoscere il volto di Gesù nel fratello, nell'amico, nel nemico, in coloro che non conosciamo, in ognuna delle persone che incontriamo; nella sua Parola, nel suo corpo e nel suo sangue dei quali ci nutriamo.
Apriamoci a questa straordinaria, o piuttosto a questa straordinariamente ordinaria presenza del Risorto nelle nostre vite. Ogni istante può diventare esperienza della resurrezione, ogni istante è chiamato ad un rinnovamento, ad una novità, ogni istante è chiamato a diventare porta, soglia, attraverso la quale accediamo alla vita eterna.

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