Don Paolo Zamengo SDB "Felice pietra "
Gv 20, 1-9
Ci sentiamo in comunione con i personaggi del Vangelo di oggi. Come loro, anche noi dobbiamo fare i conti con un’assenza. Il Vangelo di Pasqua ci mette a confronto con un’assenza, più che con una presenza. Il Cristo Risorto non ci appare con tutta la sua gloria.
A noi sono riservati solo dei segni. Maria di Magdala, Pietro e Giovanni videro tante cose, tranne quella che speravano di vedere: Gesù. La loro, come la nostra, è una fede che scaturisce da una
contraddizione: i segni del fallimento vengono capovolti e diventano segni della vittoria. La pietra del sepolcro è rotolata via e le bende non imprigionano più il corpo del Signore. Felice pietra.
In silenzio contempliamo. La Risurrezione ci dice che, di fronte ai piccoli o grandi fallimenti, non si può spegnere la forza dell’amore e che l’amore donato non può restare senza frutto. Oggi vogliamo sentirci risorti insieme a Cristo, che ha dato tutto se stesso per amore, e, per questo, Dio lo ha risuscitato.
Il vangelo e la testimonianza degli apostoli hanno attraversato i secoli per giungere fino a noi e toccare la nostra vita, per farcela vedere con occhi diversi.
Ci chiediamo: quando la vita è realmente illuminata dalla Risurrezione, cambia tutto? In realtà, possiamo dire che non cambia niente. Non ci vengono offerte soluzioni pratiche e immediate. Ma essere creature nuove significa iniziare a cambiare, giorno per giorno, pezzo per pezzo, la nostra vita.
La Risurrezione ci orienta verso il vero bene e ci dà la speranza di andare al di là di quelle che crediamo siano le nostre forze. Troviamo strade anche attraverso i deserti della nostra anima e le pietre dei nostri fallimenti. Troviamo strade anche attraverso quella vita quotidiana e semplice che non fa notizia ma che diventa testimonianza eloquente per le persone che ci stanno accanto.
Piano piano, l’assenza di Gesù nel sepolcro, diventa presenza di Gesù nella nostra vita. Questa lettura non è immediata, come non lo è stata nemmeno per Pietro e Giovanni. Il vangelo ci ricorda che non avevano ancora compreso la Scrittura, quindi non avevano ancora capito che quel momento era stato preparato da Dio, lungo i secoli, per l’uomo.
Quando finalmente comprenderanno e crederanno, la loro testimonianza si incentrerà proprio sul fatto che la passione, la morte e la risurrezione di Gesù sono il culmine di tutta la storia della salvezza, della quale ora anch’essi si sentono pienamente parte.
Credere a ciò che Dio ha fatto significa credere che Dio può fare lo stesso anche con noi. Se Dio ha risuscitato Gesù dalla morte lo ha fatto per salvare noi.
Noi accogliamo questa salvezza per mezzo della testimonianza degli apostoli, comprovata dalle Scritture, sperimentata nella nostra vita e siamo invitati a diventare, a nostra volta, testimonianza per gli altri.
Gesù vive in noi. Ecco che l’invisibile si fa visibile.
Oggi “spoglia è la croce e nuda respira la risurrezione”.
Ci sentiamo in comunione con i personaggi del Vangelo di oggi. Come loro, anche noi dobbiamo fare i conti con un’assenza. Il Vangelo di Pasqua ci mette a confronto con un’assenza, più che con una presenza. Il Cristo Risorto non ci appare con tutta la sua gloria.
A noi sono riservati solo dei segni. Maria di Magdala, Pietro e Giovanni videro tante cose, tranne quella che speravano di vedere: Gesù. La loro, come la nostra, è una fede che scaturisce da una
contraddizione: i segni del fallimento vengono capovolti e diventano segni della vittoria. La pietra del sepolcro è rotolata via e le bende non imprigionano più il corpo del Signore. Felice pietra.
In silenzio contempliamo. La Risurrezione ci dice che, di fronte ai piccoli o grandi fallimenti, non si può spegnere la forza dell’amore e che l’amore donato non può restare senza frutto. Oggi vogliamo sentirci risorti insieme a Cristo, che ha dato tutto se stesso per amore, e, per questo, Dio lo ha risuscitato.
Il vangelo e la testimonianza degli apostoli hanno attraversato i secoli per giungere fino a noi e toccare la nostra vita, per farcela vedere con occhi diversi.
Ci chiediamo: quando la vita è realmente illuminata dalla Risurrezione, cambia tutto? In realtà, possiamo dire che non cambia niente. Non ci vengono offerte soluzioni pratiche e immediate. Ma essere creature nuove significa iniziare a cambiare, giorno per giorno, pezzo per pezzo, la nostra vita.
La Risurrezione ci orienta verso il vero bene e ci dà la speranza di andare al di là di quelle che crediamo siano le nostre forze. Troviamo strade anche attraverso i deserti della nostra anima e le pietre dei nostri fallimenti. Troviamo strade anche attraverso quella vita quotidiana e semplice che non fa notizia ma che diventa testimonianza eloquente per le persone che ci stanno accanto.
Piano piano, l’assenza di Gesù nel sepolcro, diventa presenza di Gesù nella nostra vita. Questa lettura non è immediata, come non lo è stata nemmeno per Pietro e Giovanni. Il vangelo ci ricorda che non avevano ancora compreso la Scrittura, quindi non avevano ancora capito che quel momento era stato preparato da Dio, lungo i secoli, per l’uomo.
Quando finalmente comprenderanno e crederanno, la loro testimonianza si incentrerà proprio sul fatto che la passione, la morte e la risurrezione di Gesù sono il culmine di tutta la storia della salvezza, della quale ora anch’essi si sentono pienamente parte.
Credere a ciò che Dio ha fatto significa credere che Dio può fare lo stesso anche con noi. Se Dio ha risuscitato Gesù dalla morte lo ha fatto per salvare noi.
Noi accogliamo questa salvezza per mezzo della testimonianza degli apostoli, comprovata dalle Scritture, sperimentata nella nostra vita e siamo invitati a diventare, a nostra volta, testimonianza per gli altri.
Gesù vive in noi. Ecco che l’invisibile si fa visibile.
Oggi “spoglia è la croce e nuda respira la risurrezione”.
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