Don Paolo Zamengo SDB"L’ora di Gesù

      Mc 16,1-7
Quel venerdì tutto sembrava veramente finito. Un lieto annuncio dissolto come neve al sole. Gesti e parole cancellati dalla memoria. Gesù non aveva retto all’urto con i potenti. L’avevano inchiodato e, con lui, avevano fatto morire la speranza di tanti poveri che gli avevano creduto. Gli avevano tappato la bocca per sempre. La
pietra del sepolcro, con la sua gelida forza, bloccava nell’oscurità della morte chi si era dichiarato Figlio di Dio. Sentenza e condanna eseguita. Fine.
Ma proprio quando tutto sembra inghiottito dal fallimento e quando sembra che il male abbia pronunciato l’ultima parola, accade l’impossibile. Un evento che sorprende tutti. La risurrezione di Gesù non è un avvenimento previsto. Il racconto di Marco non trasuda gioia né senso di liberazione, ma timore, preoccupazione e paura. Le donne vanno al sepolcro di buon mattino, al levar del sole. Sembrano voler compiere il loro gesto clandestinamente, senza dare nell’occhio, in modo furtivo. Qual è il cruccio che si portano dentro? “Chi ci rotolerà via il masso all’ingresso del sepolcro?”.
Il masso, pur grande, non c’è più e dentro non c’è il corpo di Gesù, ma “un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca”. Il messaggio che egli porta è inaudito: “È risorto, non è qui. Andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete”.
Tutto riparte da questo sepolcro vuoto, dalla morte che va in frantumi. Ma anche dalla fatica che si prova ad accogliere una realtà nuova, troppo bella per essere vera. Ecco quello che Marco ci vuole trasmettere:‘Non date per scontata la Pasqua e la risurrezione di Gesù. Non date per prevedibile questo sepolcro vuoto. Solo un po’ alla volta accoglierete il messaggio di questa notte se avrete il coraggio e la gioia di cercare il Risorto non dentro una tomba ma nel vortice della storia e degli avvenimenti, nella vita quotidiana’.
Questa notte rinasce alla speranza. Ci vuol coraggio a parlare di speranza, mentre nuvole nere sembrano addensarsi sul nostro cielo e rendere sempre più cupo l’orizzonte. In questo momento l’atteggiamento migliore sembra essere quello di chi abbassa la testa e stringe i denti, andando incontro alla tempesta.
Eppure proprio per noi è l’annuncio della Pasqua. Per noi impauriti da ciò che sta accadendo. Per noi smarriti di fronte all’impossibilità di continuare con stili di vita che ormai erano abituali. Per noi è l’annuncio di un amore che è più forte della morte e dell’incomprensione. Gesù risorto, è il nome della speranza cristiana. Alla sorgente di tutto c’è l’incontro con lui.
Per vedere il Risorto bisogna passare attraverso un’esperienza di conversione. Gli occhi si aprono quando cambia il cuore.
Ciò che sembrava un fallimento diventa il vertice della manifestazione: è il Crocifisso che ci rivela un amore smisurato che non esita neanche davanti al sacrificio della vita. Quello che appariva come il simbolo della debolezza estrema e dell’insignificanza diventa il momento in cui riconosciamo la vera forza, quella dell’amore.
Incontrare il Risorto è anche un’esperienza di missione. Nessuno può rinchiudersi nel suo guscio. L’appuntamento è in Galilea, nel mare aperto della storia. Ora a mettersi in movimento sono i piedi. I piedi di coloro che annunciano ciò che è accaduto, gli avvenimenti fondamentali che cambiano la storia degli uomini. I piedi di coloro che riferiscono la loro esperienza sconvolgente, l’incontro che ha trasfigurato la loro vita, la speranza nuova che si portano dentro.
I discepoli vanno in tutto il mondo. Affrontano il mare aperto proprio loro che si erano rinchiusi nel cenacolo per paura. Affrontano fatiche e persecuzioni loro che erano fuggiti al momento dell’arresto di Gesù o lo avevano addirittura rinnegato.
La trasformazione è evidente ed è proprio essa il segno inequivocabile dello Spirito. Se i discepoli affrontano la missione in modo disarmante e disarmato è perché hanno la certezza che lo Spirito li accompagna e li sostiene. In ogni prova, in ogni fatica, in ogni situazione difficile, complessa e dolorosa. Lo Spirito è l’anima vera della missione. Lo Spirito è il dono di Gesù risorto.

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