Ermete TESSORE SDB "Una sola verità da proclamare: Cristo è risorto"

19 aprile 2015 | 3a Domenica di Pasqua - T. di Pasqua B | Omelia
La liturgia della Parola di questa domenica ci riporta con i piedi per terra ricordandoci che tutte queste chiacchiere e discussioni non sono altro che fiato sprecato piene di niente. Non è la chiesa il fulcro della speranza cristiana, ma è la persona di Gesù. Il cristiano è tale non perché
aderisce ad una società di mutuo soccorso in cui può trovare calore umano, sostegno morale o conforto spirituale. La sua fede non lo ancora ad una istituzione, per quanto nobile essa sia, ma lo immerge nella certezza storica della morte e della resurrezione dell'Uomo-Dio. E' Gesù il suo fulcro.

E' il Signore il perno attorno a cui gira tutto il suo vivere ed il suo sperare. Alla base del credere non ci stanno verità costruite sul basamento di un impianto dogmatico a tutta prova, capace di reggere a tutte le obbiezioni possibili, ma il mistero trinitario che può essere colto, come dice l'odierno brano evangelico, solo se le nostre menti, come quelle dei discepoli di Emmaus, vengono aperte dallo Spirito.

E' Lui che ci fa toccare con mano che la nostra verbosità nelle preghiere, che l'ampollosità del nostro culto, che il potere ed i privilegi delle nostre cristiane istituzioni, che la stanchezza della nostra testimonianza, che l'irrilevanza della nostra cultura, che il moralismo della nostra etica, che la non incisività tra i giovani dei nostri valori, sono l'amaro frutto della nostra ignoranza imperdonabile di tutto quanto è legato alla testimonianza ed alla vera predicazione di Cristo. Gesù è venuto ad incarnare nella nostra storia umana un nuovo modo di relazionarci e di essere, ci ha insegnato le leggi che valgono nel Regno dei Cieli, ha fatto della radicale fedeltà a Dio la caratteristica fondamentale di ogni sua azione.

Noi, non vivendo in pienezza tutto questo, lo abbiamo inesorabilmente rinnegato, come dice Pietro nel brano degli Atti, di fronte agli innumerevoli Pilato moderni. Al centro della nostra azione non ci sono più il povero ed il peccatore, ma il potere e l'osservanza formale; il cuore del nostro parlare non è più la giustizia ma il chiacchiericcio adulante ed interessato; il nostro modo di relazionarci smentisce nei fatti quanto proclamiamo dagli amboni. Gesù è sempre disposto a stare in mezzo a noi e a camminare con noi come con i due discepoli smarriti dell'odierno brano evangelico.

Ma ad una condizione, ben evidenziata da Giovanni nelle seconda lettura: osservare i comandamenti con il suo medesimo spirito, ben diverso da quello dei farisei; ascoltare la sua Parola mediante lo studio personale, tramite il silenzio di un cuore che riflette, con il serio ed impegnativo sforzo di uno spirito critico libero, umilmente orientato e guidato dal genuino Magistero che fa della Bibbia uno strumento di autentica liberazione e non un rattoppo giustificativo di un ipertrofico impianto ideologico.

Il cristiano ha una unica verità da proclamare: Cristo morto Risorto. Da questa certezza deriva l'unico suo dovere: tramite la sua persona costruire, Deo adiuvante, relazioni giuste e fraterne con tutti coloro che accettano il credo cristiano radicato nella misericordia ed alimentato incessantemente dalla capacità del perdonare.

Ermete TESSORE

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