fr. Andrea Vaona"Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!» – Lc 24,36"
Il Risorto irrompe nelle ore concitate del “giorno dopo il sabato”. Mentre i discepoli di Emmaus sono ancora intenti a testimoniare agli apostoli – nascosti ed impauriti – la loro esperienza pasquale, ed il fatto che hanno riconosciuto Cristo “nello spezzare del pane”… ecco Gesù che “stette in mezzo a loro”: l’Emmanuele/Dio-
con-noi è anche il Risorto/Dio-tra-noi.
Il saluto è inequivocabile: “Pace a voi!”. Sono le prime parole rivolte agli amici ritrovati dopo le drammatiche ore della passione. Dopo i loro tradimenti, dopo i loro abbandoni… non parole di rimprovero o giudizio o condanna, ma : “Pace a voi!”.
Non è solo un saluto, ma un presentarsi con chiara identità: la pace non solo come ideale, ma una pace che è una persona. Lo chiarirà molto bene qualche anno più tardi san Paolo che – scrivendo agli Efesini – dice: «Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne» (2,13-14).
E nella consegna del dono della pace, del suo “essere-pace”, l’invito a verificare che è proprio lui, non un altro: i segni della passione sono ancora impressi! Perché non è un Signore nuovo, diverso. Ma è davvero Gesù di Nazareth, il Signore, il crocifisso che è risorto!
Al termine della sue esistenza terrena, san Francesco, con i segni del crocifisso “scritti” sul suo corpo nell’esperienza de La Verna, amerà ricordare nel Testamento – tra le tante cose – che questo saluto pasquale aveva caratterizzato tutta la sua esistenza dopo la conversione: «Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: “Il Signore ti dia la pace!”» (Testamento, FF 121). Un insegnamento tratto certamente dal vangelo, probabilmente sempre Luca (10,5: «In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa»), ma che altrettanto si ricollega al saluto pasquale del Risorto.
Ci racconta Tommaso da Celano nella prima biografia del santo:
«In ogni suo sermone, prima di comunicare la parola di Dio al popolo radunato, augurava la pace dicendo: «Il Signore vi dia la pace!». Questa pace egli annunciava sempre sinceramente a uomini e donne, a tutti quanti incontrava o venivano a lui. In questo modo molti che odiavano insieme la pace e la propria salvezza, con l’aiuto del Signore abbracciavano la pace con tutto il cuore, diventando essi stessi figli di questa pace e desiderosi della salvezza eterna» (FF 359).
Mentre è la Leggenda dei tre compagni (26; FF 1428) che ci trasmette la tradizione che un misterioso uomo di Assisi avesse introdotto un saluto caro alla esperienza francescana, “Pace e bene!”:
«Com’egli stesso ebbe a confidare più tardi, aveva appreso da rivelazione divina questo saluto: «Il Signore ti dia la pace!». E perciò in ogni sua predicazione, nell’esordio della sua predica, salutava il popolo annunciando la pace. Fatto straordinario, che ha certo del miracoloso: prima della sua conversione, nell’annunzio del saluto di pace egli aveva avuto un precursore, il quale percorreva di frequente Assisi salutando con il motto: «Pace e bene! pace e bene!». Nacque poi la ferma convinzione che, come Giovanni il Precursore si tirò in disparte appena Gesù cominciò a predicare, così anche quell’uomo, simile a un secondo Giovanni, precedette Francesco nell’augurio di pace e dopo l’arrivo di lui andò a scomparire. Ed ecco che l’uomo di Dio Francesco, animato dallo spirito dei profeti e seguendo il loro linguaggio, subito dopo questo suo araldo annunziava la pace, predicava la salvezza, e per i suoi salutari ammonimenti moltissimi, che prima erano vissuti in disaccordo con Cristo e lontani dalla salvezza, stringevano patti di alleanza con la vera pace».
Non solo parlare “di” pace. Non solo augurare “la” pace. Ma essere testimoni di “Chi” è pace.
Come diceva don Primo Mazzolari: «Il cristiano è un uomo DI pace, non un uomo IN pace: fare LA pace è la sua vocazione» (Tu non uccidere, 1955).
“fr. Andrea Vaona - francescano conventuale,
con-noi è anche il Risorto/Dio-tra-noi.
Il saluto è inequivocabile: “Pace a voi!”. Sono le prime parole rivolte agli amici ritrovati dopo le drammatiche ore della passione. Dopo i loro tradimenti, dopo i loro abbandoni… non parole di rimprovero o giudizio o condanna, ma : “Pace a voi!”.
Non è solo un saluto, ma un presentarsi con chiara identità: la pace non solo come ideale, ma una pace che è una persona. Lo chiarirà molto bene qualche anno più tardi san Paolo che – scrivendo agli Efesini – dice: «Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne» (2,13-14).
E nella consegna del dono della pace, del suo “essere-pace”, l’invito a verificare che è proprio lui, non un altro: i segni della passione sono ancora impressi! Perché non è un Signore nuovo, diverso. Ma è davvero Gesù di Nazareth, il Signore, il crocifisso che è risorto!
Al termine della sue esistenza terrena, san Francesco, con i segni del crocifisso “scritti” sul suo corpo nell’esperienza de La Verna, amerà ricordare nel Testamento – tra le tante cose – che questo saluto pasquale aveva caratterizzato tutta la sua esistenza dopo la conversione: «Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: “Il Signore ti dia la pace!”» (Testamento, FF 121). Un insegnamento tratto certamente dal vangelo, probabilmente sempre Luca (10,5: «In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa»), ma che altrettanto si ricollega al saluto pasquale del Risorto.
Ci racconta Tommaso da Celano nella prima biografia del santo:
«In ogni suo sermone, prima di comunicare la parola di Dio al popolo radunato, augurava la pace dicendo: «Il Signore vi dia la pace!». Questa pace egli annunciava sempre sinceramente a uomini e donne, a tutti quanti incontrava o venivano a lui. In questo modo molti che odiavano insieme la pace e la propria salvezza, con l’aiuto del Signore abbracciavano la pace con tutto il cuore, diventando essi stessi figli di questa pace e desiderosi della salvezza eterna» (FF 359).
Mentre è la Leggenda dei tre compagni (26; FF 1428) che ci trasmette la tradizione che un misterioso uomo di Assisi avesse introdotto un saluto caro alla esperienza francescana, “Pace e bene!”:
«Com’egli stesso ebbe a confidare più tardi, aveva appreso da rivelazione divina questo saluto: «Il Signore ti dia la pace!». E perciò in ogni sua predicazione, nell’esordio della sua predica, salutava il popolo annunciando la pace. Fatto straordinario, che ha certo del miracoloso: prima della sua conversione, nell’annunzio del saluto di pace egli aveva avuto un precursore, il quale percorreva di frequente Assisi salutando con il motto: «Pace e bene! pace e bene!». Nacque poi la ferma convinzione che, come Giovanni il Precursore si tirò in disparte appena Gesù cominciò a predicare, così anche quell’uomo, simile a un secondo Giovanni, precedette Francesco nell’augurio di pace e dopo l’arrivo di lui andò a scomparire. Ed ecco che l’uomo di Dio Francesco, animato dallo spirito dei profeti e seguendo il loro linguaggio, subito dopo questo suo araldo annunziava la pace, predicava la salvezza, e per i suoi salutari ammonimenti moltissimi, che prima erano vissuti in disaccordo con Cristo e lontani dalla salvezza, stringevano patti di alleanza con la vera pace».
Non solo parlare “di” pace. Non solo augurare “la” pace. Ma essere testimoni di “Chi” è pace.
Come diceva don Primo Mazzolari: «Il cristiano è un uomo DI pace, non un uomo IN pace: fare LA pace è la sua vocazione» (Tu non uccidere, 1955).
“fr. Andrea Vaona - francescano conventuale,
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