GIOVANNINI Attilio sdb "Quale grande amore."4a Domenica di Pasqua

26 aprile 2015 | 4a Domenica di Pasqua - Anno B | Appunti per la Lectio
*Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre...
Amore. Quale amore? Com'è questo amore del Padre?
Ovviamente è diverso dal nostro. Noi amiamo ciò che ci piace, ciò che risponde ai nostri desideri, ciò che soddisfa i nostri bisogni. Dio non ha bisogno di niente. Noi abbiamo dei vuoti da riempire. Dio è pienezza.
Così io faccio mio quello che amo. Dio si fa mio. Sì, Dio mi dà
ogni cosa (è tutto dono suo) perché io abbia lui. In ogni cosa c'è un di più, che è l'amore con cui me lo dona, perché io lo conosca e lo riconosca come Padre.
Ne consegue, per esempio, che non ho bisogno di struggermi, di trafficare, di affannarmi, per allungare le mani su quanto più posso, ma solo di aprire le mani.
Ne consegue che Dio non è uno a cui strappare dei benefici, ma uno da ringraziare perché mi dà sempre più di quanto gli chieda.
Ne consegue che non ho bisogno di tenere stretto quello che trovo, per non farmelo soffiare dai concorrenti, ma posso condividere ogni cosa, che mi arriva sempre gratis.
Ne consegue che anche l'altro è un dono, che mi rappresenta lui, va accolto con gioia; e condividendo con lui quello che ricevo, restituisco in qualche modo a Dio i suoi doni.
Dio non vuole nient'altro che farci felici, farci partecipi della sua felicità. Il problema è che noi fatichiamo a capire tutto questo amore. Siamo scivolati nella diffidenza, nella pretesa di farci da noi... Gli abbiamo voltato le spalle.
Ma Dio non ci ha rinnegati; ci ha dato una nuova e più grande rivelazione del suo amore. Ha mandato Gesù, che ce lo rappresentasse al vivo, incarnandolo in sé. Infatti Gesù non amò per affinità, per simpatia, per filantropia... Non cercò di star bene, ma di farci star bene. Non ci ha chiesto niente, se non di lasciarci amare.
Di più: ci ha ridato la capacità di amare con quell'amore oblativo che è di Dio, e che lui riproduce, per cui potessimo giustamente dirci figli di Dio anche noi come lui.
Ma come ha fatto per vincere la nostra diffidenza, per farci uscire dal nostro auto-centrismo, per toglierci la paura di rimanere senza il necessario e morire?
Lo ha fatto dando la sua vita. Ci ha convinti dimostrando che il nostro odio e la nostra paura non sconfiggevano il suo amore: anche crocifisso continuava ad amarci.
Cosicché noi ora viviamo... della sua morte. Siamo rinati dal suo sacrificio.
Questo gli da il diritto di chiamarsi nostro pastore unico e vero. Nessun altro può arrogarsi questo titolo, perché nessun altro ci dà vita. Nessun altro ci riporta al Padre della vita.
Lui lo ha potuto fare perché sulla croce non ha risposto alla violenza dell'uomo con l'ira e la vendetta, ma col perdono. Un perdono che ci ha dato per fedeltà al Padre, dunque a nome del Padre. Col suo perdono sulla croce Gesù ha fatto ciò che Dio solo può fare, rendendo concreto ed effettivo il suo amore liberante e ri-generante.
Questo ci fa comprendere come abbia ragione san Pietro quando dice:

*In nessun altro c'è salvezza. Non vi è infatti sotto il cielo altro nome dato agli uomini nel quale è stabilito che noi siamo salvati.
Che lo sappiano o non lo sappiano, gli uomini non hanno altra via per ritornare a Dio di quella che lui stesso ha aperto, spogliando se stesso per noi.
Solo lui era capace di rinnegarsi come giustizia per affermarsi come puro amore. Amore che non chiede nulla, ma dona senza misura.
*Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre!
GIOVANNINI Attilio sdb

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