mons. Gianfranco Poma"E' risorto, non è qui"

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno B) (04/04/2015)
Vangelo: Mc 16,1-8
Marco 16,1-8 ravviva, nella celebrazione della veglia, la nostra
esperienza pasquale. Il Vangelo che ci ha sorpreso in ogni pagina, lo fa ancora di più in questa sua singolare conclusione: molte spiegazioni sono state cercate per dare un senso a questo finale improvviso, in sospensione, tanto che con l'aggiunta di 16,9-17 si è pensato di armonizzare Marco agli altri Vangeli. Invece, proprio qui Marco vuole condurci: il Vangelo spiazzante in ogni suo momento, qui raggiunge il vertice e diventa inattesa, impensabile, indicibile "buona notizia".
Protagoniste della scena sono Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome, tre donne che osservavano da lontano la crocifissione di Gesù e la sua morte e guardavano dove lo hanno deposto: sono impaurite, ma sono le uniche che quando tutti lo hanno abbandonato, continuano a fare ciò che hanno fatto dall'inizio: "lo seguivano e lo servivano quando egli era in Galilea". Adesso prendono il posto dei discepoli che sono fuggiti: adesso cominciamo a comprendere che "servire Gesù" fino alla fine, è la vera dimensione del discepolato. Adesso il Vangelo di Marco ci spiazza definitivamente: queste donne impaurite vivono un'esperienza radicalmente nuova generata dall'annuncio che le sorprende. Qui la narrazione di Marco è chiamata ad annunciare un'esperienza che nessuna parola umana può esaurire.
Le tre donne che avevano visto dove hanno deposto Gesù, non cessano di seguirlo e di servirlo persino là dove lo hanno deposto: ma c'è qualcosa che ancora non sanno che le spinge a cercare Lui. Per questo appena inizia il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, ma quando nel loro cuore gonfio di angoscia è già sorto il sole, comprano non i profumi per pulire un cadavere ma l'olio per ungere il re, e s'incamminano verso il sepolcro. Ed arrivano, chiedendosi: "Chi ci rotolerà la pietra dall'ingresso del sepolcro?", sono sole con la loro impotenza mentre tutti si sono allontanati. Marco insiste su questa loro esperienza di angoscia e di attesa, di tenebra e di desiderio di luce, di impotenza e di speranza che diventa incontenibile bisogno di "cercare Gesù".
Adesso comincia la sorpresa: alla loro angoscia, alla loro umanità impotente ma implorante è data una risposta imprevedibile che va al di là di ogni attesa. "Alzati gli occhi", cominciano a vedere cose nuove che irrompono nella loro vita: "vedono che la pietra è stata rotolata, ed era molto grande". Era grande la pietra che chiudeva il sepolcro, ed era grande la pietra che opprimeva il loro cuore ed impediva di accostarsi a Lui. Adesso alzano gli occhi prima chiusi dal dolore, e vedono la pietra rotolata: c'è qualcuno che opera per loro, il passivo rimanda all'imprevedibile azione di Dio. Una nuova sorpresa le attende all' ingresso nel sepolcro: vedono un giovane, seduto alla destra, vestito di una veste bianca, e si spaventano. Ma chi vedono gli occhi di queste donne che ormai hanno cominciato a vedere le opere meravigliose di Dio? Gli esegeti hanno interpretato variamente l'apparizione inattesa di questo giovane: occorre forse vedere in lui una costruzione simbolica del discepolo che arriva all'incontro con Gesù, spogliato di tutto per rivestirsi della vita nuova. Nella ricchezza simbolica di questo giovane, convergono gli elementi che percorrono il cammino del discepolo lungo il corso del Vangelo. In lui, vestito di bianco, traspare la novità della risurrezione di cui il discepolo è un riflesso. Con questa operazione, Marco descrive la trasformazione che Dio sta operando nelle donne che sono entrate nel sepolcro e in noi lettori attuali, quando come loro, alziamo i nostri e lasciamo che il nostro cuore si apra: egli fa di questo giovane il simbolo del Vangelo che sta operando nell'intimo di queste donne e di ogni persona che si apre ad aoccgliere l'azione imprevedibile di Dio. Così, nelle parole del giovane il "Vangelo di Gesù, Cristo, figlio di Dio" è compiuto. "Non spaventatevi": comincia così il messaggio, con il linguaggio tipico delle teofanie bibliche, che sono un invito a non chiudersi in se stesse ma ad aprirsi ad accogliere un annuncio imprevedibile. E il giovane fa ripercorrere alle donne il cammino della loro ricerca di Gesù: "Voi cercate Gesù, il Nazzareno, il crocifisso". Le donne cercano Gesù nella sua dimensione umana identificata dalla sua origine geografica di Nazareno e dalla fine di cui esse sono testimoni: "il crocifisso", il participio sottolinea non tanto un fatto accaduto, ma una condizione che dura. Adesso viene l'annuncio dell'evento imprevedibile: "è risorto". Ancora un verbo al passivo: è l'annuncio di un evento la cui origine sta in Dio, è la Parola che colma il silenzio della Croce. La grande novità del messaggio è il legame tra la crocifissione e la risurrezione: il crocifisso è risorto. Il segreto, come aveva detto Gesù scendendo dal monte della Trasfigurazione, ora può essere svelato: il Signore risorto è il Signore crocifisso, non è possibile annunciare il Signore risorto staccato dal Signore crocifisso come non è possibile annunciare il crocifisso senza sperimentare il risorto. Ed è il senso delle ultime parole del giovane vestito di bianco: " non è qui: ecco il luogo dove l'hanno deposto". Marco non vuole indicare la tomba vuota come prova della risurrezione ma piuttosto annunciare alle donne che lo cercano dove era stato deposto che lì non lo avrebbero più trovato: trovano invece ciò che non cercavano, trovano il "Vangelo", ben di più del corpo assente. Ascoltano l'annuncio che il crocifisso è risorto, la Parola che dice che la Vita è generata da una morte piena di Amore. Se ancora c'è "un corpo" uscito dalla tomba, è quello "detto" e "creduto sulla Parola" come Gesù ha già anticipato nell'ultima cena. Adesso non c'è più spazio (tomba o tempio) che lo contenga: l'Amore che fa vivere il crocifisso è incontenibile, accompagna ogni uomo, riempie la storia e la salva. Adesso "l'inizio" (Mc.1,1) del Vangelo si conclude, ma comincia la sua corsa nella storia: le donne sono incaricate di un nuovo servizio. "Andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro (a noi, oggi): Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete...". Vedere Gesù che ci precede in Galilea, vedere Gesù, il crocifisso risorto, è la novità di uno sguardo che non fugge dalla storia, dai drammi, dalla sofferenza di ogni tipo, ma sa scorgere che tutto è misteriosamente amato da un Amore che niente può sconfiggere: è il "Vangelo": il crocifisso è risorto, dentro anche il più oscuro dei mali c'è un Amore che rinnova la vita.

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