Movimento Apostolico"Che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli"

V Domenica di Pasqua (Anno B) (03/05/2015)
Vangelo: Gv 15,1-8 
Con Cristo Gesù viene operata una conversione teologica unica in tutta la storia delle religioni e non solamente nella fede biblica. Il passaggio dalle molte viti che formano la vigna del Signore, all'unica e sola vite. Quelle antiche, anche se molte, erano viti non vere, non buone, incapaci di produrre frutti di giustizia, verità, misericordia, amore. Producevano frutti di iniquità, empietà, idolatria, superstizione, mali infiniti.

Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l'aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d'Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi (Is 5,1-7).
Ora la vigna di Dio è composta di una sola vite vera. Ma anche il nuovo popolo di Dio non è fatto di molti corpi, ma di un solo corpo: il Corpo di Cristo Gesù. La vita eterna è solo in questo corpo. Chi è fuori di esso, è carente di vita eterna. Ogni vita fuori di questo corpo, mai potrà essere vita eterna. È vita secondo la terra, non è vita che discende dal Cielo. È vita pensata dagli uomini. Non è vita di Dio in essi.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità (Ef 4,11-16).
Questa unica vera vite è coltivata da un unico e solo agricoltore: il Padre celeste. È Lui che con divina sapienza osserva ogni tralcio della vite. Se esso produce, lo pota perché porti più frutto. Se invece è improduttivo, infruttuoso, lo taglia perché non consumi invano la divina energia della vera vite. La storia attesta questa verità.
Ma quale frutto deve produrre ogni tralcio di questa unica sola vera vite? Il frutto è uno solo: trasformare la Parola di Gesù in gustosi grappoli di buona uva: grappoli di misericordia, pietà, compassione, verità, giustizia, unità, comunione, condivisione, solidarietà, pace, gioia, amore purissimo. Si attinge la vita eterna dalla vite vera, la si trasforma in frutto di carità e speranza. Lo si dona agli uomini perché facciano la differenza tra le loro opere morte e le opere di vita di Gesù Signore. Nasce la fede.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri tralci della vera vite.

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