Umberto DE VANNA SDB 3a Domenica di Pasqua - Anno B | Omelia

19 aprile 2015 | 3a Domenica di Pasqua - 2015
Per cominciare
Gli evangelisti sono unanimi nel presentare la risurrezione di Gesù come un fatto inaspettato, che sorprende prima le donne e poi gli stessi apostoli. Gesù li costringe con la sua presenza reale e umanissima a ritrovare la fede in lui e li conferma nella missione di essere suoi testimoni.
La parola di Dio

Atti 3,13-15.17-19. Pietro, agganciandosi alla fede di ogni ebreo, si riferisce al Dio "di Abramo, di Isacco e di Giacobbe" per testimoniare la messianicità di Gesù. Pietro è schietto e coraggioso, ma anche un vero pastore, che si rivela disponibile al perdono e alla comprensione e invita quelli che hanno condannato a morte Gesù a cambiare orientamento di vita.
1ª Giovanni 2,1-5a. Giovanni parla anche lui di misericordia e di perdono, ma invita alla fedeltà: chi ha conosciuto Dio lo deve dimostrare con l'osservanza dei comandamenti.
Luca 24,35-48. Luca colloca tutti gli incontri con Gesù risorto nel giorno di Pasqua. Questa è l'apparizione al collegio degli apostoli, che sono "sconvolti e pieni di paura". Guidati dalle parole di Gesù, essi passano dal dubbio alla gioia e alla fede esplicita.

Riflettere...
o In questa domenica viene proposto un altro racconto pasquale. Dopo le apparizioni per così dire private del Risorto, c'è questo terzo atto del dramma pasquale, quello decisivo: l'apparizione al collegio degli apostoli. Gesù si presenta loro con il suo corpo fisico, reale e dà agli apostoli la missione di evangelizzare il mondo.
o Il brano riporta decisamente nel clima di quella giornata straordinaria che è la Pasqua di Gesù. Due discepoli abbandonano sfiduciati Gerusalemme. Gli undici apostoli si ritrovano insieme pieni di paura e parlano di quello che sta capitando. Che cosa rimane della loro esperienza apostolica? Di quella piccola comunità che per alcuni anni si era costruita attorno a Gesù? Quegli uomini non erano preparati alla sconfitta del messia. Sono sconvolti e amareggiati, non comprendono più nulla. Fu forse questo lo stato d'animo di Giuda, che ha lentamente preparato il tradimento, non comprendendo il significato della tragedia che si stava tramando attorno a Gesù.
o Gesù non li abbandona proprio ora. Ha tante volte parlato di perdono, di amore disinteressato, di fiducia misericordiosa in chi ha sbagliato e ora ne dà l'esempio.
o La Pasqua è il vertice della rivelazione dell'amore misericordioso di Dio. Gesù, che per amore dell'uomo non è stato risparmiato, e che "nella sua passione e nel supplizio della croce non ha trovato misericordia umana", con la risurrezione si rivela come "la fonte inesauribile della misericordia", "l'incarnazione definitiva della misericordia" (cf Dives in misericordia, n. 8).
o Gesù accetta la sfida di Tommaso e degli apostoli che non vogliono o non riescono ad aprirsi alla fede: "Toccatemi, datemi da mangiare...", e spiega loro il senso delle scritture.
o Gesù ricompone tutto: reintegra nella loro posizione gli apostoli e li conferma nel compito di annunciare l'esperienza evangelica. Con grande pazienza, ma anche con una chiarezza a cui gli apostoli non erano del tutto abituati prima della Pasqua, Gesù svela il senso di ciò che ha vissuto e in quale esperienza sconvolgente gli apostoli sono stati coinvolti. Spiega loro le scritture, le profezie. È una vera catechesi esplicita, un completamento della sua opera, in modo che quelli che erano chiamati ad annunciare il vangelo fossero pienamente consapevoli del senso della storia e del piano di salvezza di Dio sul mondo.
o Gli apostoli, di fronte a Gesù, passano per i sentimenti più opposti: sono prima sconvolti e pieni di paura, credono di vedere un fantasma; poi si rivelano stupiti e non riescono a credere di avere di fronte realmente l'uomo che è stato crocifisso. Gesù mostra allora le sue ferite ed essi vengono presi da una gioia profonda.
o Sulla croce Gesù ha gridato: "Tutto è compiuto". In realtà la sua missione ha un seguito in quest'opera di ricupero degli apostoli.
o La testimonianza più convincente dell'avvenuta trasformazione la offre Pietro (1ª lettura), che vediamo così convinto e coraggioso, profondamente cambiato. Accusa apertamente gli ebrei e li invita alla penitenza, alla conversione, al cambiamento del cuore. Premesse indispensabili per aprirsi a Gesù.

Attualizzare

* In un solo capitolo (il 24) Luca riassume, come fanno Matteo e Marco, tutte delle apparizioni del risorto. È curioso che gli evangelisti diano tanto spazio alla passione e alla morte di Gesù e così poco alle apparizioni del Risorto. Probabilmente le sofferenze di Gesù erano rimaste molto impresse nel loro animo, lasciando in loro non pochi sensi di colpa, mentre gli episodi della Risurrezione per così dire li hanno vissuti in prima persona ed erano oggetto della loro quotidiana testimonianza.
* Le donne corrono al sepolcro con gli aromi per completare la sepoltura, ma vedono la tomba aperta, la pietra rotolata, entrano e non trovano il corpo di Gesù. Due uomini in vesti splendenti dicono loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?". Corrono dagli apostoli. Luca non parla di donne piene di paura che non dicono nulla a nessuno, come fa Marco. Matteo racconta che le donne erano spaventate, ma piene di gioia. Luca scrive che le donne corrono immediatamente a dirlo a Pietro e agli apostoli. Pietro ? come racconta anche Giovanni ? corre al sepolcro, guarda dentro e resta pieno di stupore.
* Il brano comincia con i discepoli di Emmaus che ritornano a Gerusalemme e raccontano agli apostoli di aver incontrato Gesù. Dicono che si è presentato a loro come un viandante e si è manifestato "nello spezzare il pane". Il loro racconto si accompagna a quello delle donne. È mentre gli apostoli parlano stupiti di queste cose che Gesù si presenta a loro.
* Siamo colpiti da come i fatti della risurrezione vengono vissuti e raccontati e anche come li accolgono gli apostoli e le donne. Nell'insieme, essi non credono, sono pieni di dubbi e hanno paura. Gesù si presenta loro nelle sembianze di un ortolano, di un viandante, viene scambiato per un fantasma, si presenta loro mentre pescano e non viene riconosciuto. Ecco, Gesù dopo la risurrezione appare trasfigurato, ma non ancora glorioso. Si presenta ancora in forma pienamente umana, chiede a loro qualcosa da mangiare, si lascia toccare le mani e il costato da Tommaso.
* Questi sono elementi importanti per coloro che dicono che la risurrezione di Gesù è frutto di suggestione collettiva degli apostoli e delle donne. Com'è possibile che persone che erano entrate profondamente in crisi, pieni di paura e di dubbi, abbiano potuto inventare il fatto che Gesù si è ripresentato vivo?
aGesù più volte aveva parlato della sua passione, morte e risurrezione, ma sempre ? leggiamo nel vangelo ? gli apostoli non capivano che cosa volesse dire "risuscitare dai morti". Questa volta lui si presenta vivo e li costringe ad arrendersi all'evidenza. Beninteso non si tratta di "apparizioni", come si potrebbe pensare, ma realmente di un "ripresentarsi vivo".
* Ad apostoli dubbiosi e paurosi, Gesù riaffida la missione di essere suoi testimoni nel mondo. La missione di essere testimoni della risurrezione di Gesù rimane una costante nella chiesa di ogni tempo. È una missione semplice e nello stesso tempo più coinvolgente di ogni altra. Perché non si tratta tanto di trasmettere notizie o cose scritte, quanto di presentare se stessi come presenza viva, un'esperienza personale vissuta. "Quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono… di ciò diamo testimonianza e lo annunciamo anche a voi" (1Gv 1,1-3). Testimoniare vuol dire raccontare ciò da cui siamo stati afferrati e convinti, ciò che anima le nostre convinzioni e le nostre scelte.
* "Diventare testimoni: non tanto per convincere, quanto per essere segno. Infatti essere testimoni non è fare propaganda o fare qualcosa di misterioso: È vivere in modo tale che la propria vita sia inspiegabile, se Dio non esiste" (card. Suhard).
* Ogni cristiano che sia approdato seriamente alla fede, potrebbe raccontare che all'origine del suo incontro con Cristo c'è stato un testimone che gli ha trasmesso un modello di vita che lo ha spinto alla conversione, dei gesti di amore e di accoglienza che gli hanno fatto capire la verità che porta con sé la proposta cristiana.
* Diventare testimoni è un impegno che coinvolge tutti, sacerdoti, consacrati e laici. Anzi, sono proprio i laici che possono offrire la testimonianza più convincente e credibile. Si tratta per essi di passare da una testimonianza piuttosto passiva e da un atteggiamento di dipendenza, a quello di essere testimoni personali e creativi. Sapendo che ogni discepolo di Gesù deve sentire in forma personale il compito di portare a termine la missione di Gesù. La Pasqua rimane vana se non c'è chi la spieghi e la renda operante, suscitando la fede con la parola e la testimonianza.
* Infine ricordiamo che Gesù si è presentato vivo di domenica e in un contesto eucaristico. Non si tratta di vere e proprie celebrazioni, ma c'è l'essenziale di ciò che sarebbero diventate le nostre assemblee domenicali: c'è Gesù risorto; spiega le Scritture agli apostoli sfiduciati, paurosi e increduli; mangia con loro, anzi offre loro il suo corpo, testimone del sangue versato. È così che nasce la chiesa: dalla presenza di Gesù, dal ritrovarsi insieme, dallo spezzare il pane, dalla testimonianza dell'amore misericordioso predicato e vissuto.

Montava sulla sedia e faceva la predica
San Giovanni Calabria, nato in una famiglia poverissima, con il padre sempre ammalato e inabile al lavoro, prima di diventare prete lavorò per qualche anno in una cartoleria. Nel 1889 ha 16 anni. Il suo padrone Felice Quarena era in fondo un brav'uomo, ma s'era preso il brutto vizio d'infilare in ogni conversazione delle terribili bestemmie, infiorandole di espressioni volgari. Giovanni in un primo tempo arrossiva e rimaneva intimidito e mortificato, ma in seguito si fece coraggioso, e tutto vibrante e rosso in volto montava su una sedia e faceva con solennità un bel predicozzo al suo padrone, dandogli in bella maniera dello sboccato e del miscredente.

È la Pasqua del Signore!
"Cerchiamo di essere simili a Cristo, dal momento che Cristo si è fatto simile a noi: diventiamo Dio per mezzo di lui, dato che lui si è fatto uomo per noi. Egli ha preso su di sé quello che c'era di più basso per donarci quello che c'è di migliore. Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà, ha preso forma di servo, perché noi ottenessimo la libertà. È stato tentato perché noi superassimo le prove, è stato disprezzato perché noi avessimo la gloria. È morto perché noi avessimo la vita, è salito al cielo per attirare a sé quelli che giacevano a terra, caduti nel peccato" (san Gregorio Nazianzeno).


 Umberto DE VANNA

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