BRUNO FERRERO SDB, "IL NOSTRO RE È COME UN FARO NELLA NOTTE"
34a Domenica: Cristo Re - T. Ordinario - Anno C Omelia
Il nostro Re è come un faro nella notte
Occhieggia ancora da qualche cruscotto con la sua figura inconfondibile, San Cristoforo con la sua
leggenda bellissima:
Cristoforo era un gigante con una forza spaventosa e un aspetto terribile. Il re del suo paese lo aveva ingaggiato come guardia del corpo, perché a nessuno veniva in mente di attaccar briga con quel gigante che poteva abbattere una grossa quercia con un solo colpo di spada.
Ma, un giorno, Cristoforo si annoiò di proteggere il suo re, che era un gran fifone, e decise di andare a cercare il re più potente del mondo e mettersi al suo servizio. Dopo un lungo pellegrinare, giunse alla corte di un re che raccontava a tutti di essere invincibile. Ma ogni volta che sentiva nominare il diavolo, si faceva il segno della croce. Cristoforo deluso si mise in cerca del diavolo.
Ma il diavolo aveva una paura folle delle croci.il diavolo spiegò: "Un uomo chiamato Gesù fu un giorno inchiodato sulla croce. Così tutte le volte che vedo il segno della croce sono costretto a fuggire spaventato".
E Cristoforo: "Questo Gesù allora è molto più potente di te, Vado a cercare Gesù".
Cristoforo però dovette girare a lungo prima di incontrare qualcuno che potesse indicargli dove trovare Gesù.
Finalmente si imbattè in un eremita che gli raccontò la storia di Gesù Cristo, gli fece leggere il Vangelo e gli insegnò le verità della fede. Cristoforo ascoltò tutto con molta attenzione, chiese il Battesimo e promise di servire Gesù fedelmente con tutte le sue forze
Il re che desideri servire, deve essere onorato con frequenti digiuni" aggiunse l'eremita. "Mi chieda qualsiasi altro servizio, perché in questo non posso servirlo" rispose con franchezza Cristoforo.
"Dovrai anche pregare a lungo" continuò l'eremita. "Neppure in questo posso servirlo" disse sinceramente Cristoforo.
E l'eremita proseguì: "Vedi quel fiume laggiù in cui molti periscono miseramente quando cercano di attraversarlo?". "Sì".
"Allora, dal momento che sei così alto e forte, va' sulla riva di quel fiume e aiuta i passeggeri ad attraversarlo. Gesù lo considererà certamente un valido servizio e, buono e generoso com'è, può anche darsi che te lo venga a dire".
"Questo è un servizio che posso rendergli" disse questa volta Cristoforo.
Si recò sulle rive del fiume, che scorreva impetuoso e violento, tagliando in due la pianura, e si costruì una capanna. Con il tronco di un giovane albero si fece un robusto bastone, per camminare meglio nell'acqua, e cominciò a trasportare da una sponda all'altra tutti i viandanti che volevano guadare il fiume. Chi voleva attraversare dava una voce al buon gigante, che si caricava il viandante sulle spalle e poi sfidava la corrente del fiume per portarlo dall'altra parte. Cristoforo adempiva al suo compito con assoluta fedeltà, per servire il suo nuovo re, anche se non lo conosceva ancora.
Passarono così alcuni mesi. Un giorno, mentre si riposava nella sua capanna, Cristoforo udì una voce di bambino che lo chiamava. "Cristoforo, vieni fuori e portami al di là del fiume". Cristoforo uscì fuori, ma non trovò nessuno.
Scrollò le spalle e tornò nella capanna. Ma, appena dentro, udì di nuovo la medesima vocina che lo chiamava. Di nuovo corse fuori e non trovò nessuno. Rientrò nella capanna, ed ecco, per la terza volta, una voce di bambino lo chiamò.
Per la terza volta corse fuori e questa volta trovò un bambino sulla riva del fiume. Con molto garbo, il bambino chiese a Cristoforo di essere trasportato sull'altra riva.
"Scricciolo, sei talmente piccolo che non ti vedevo neppure! Avevo proprio bisogno di sgranchirmi un po' le gambe" disse Cristoforo bonariamente. Con una mano sola si mise il bambino in spalla ed entrò nel fiume appoggiandosi al bastone. Ma ecco che l'acqua cominciò a gonfiare e il bambino a pesare come piombo. Cristoforo era dotato di una forza eccezionale, ma ora, quanto più si inoltrava nel fiume, tanto più la corrente diventava minacciosa e il peso del bambino lo schiacciava, piegandogli le ginocchia. Più volte fu sul punto di soccombere. Quella traversata gli sembrò interminabile e gli costò uno sforzo tremendo. Arrancando arrivò sull'altra sponda, depose a terra il bambino e crollò in ginocchio sull'erba, stremato. "Bambino", ansimò il gigante, "mi hai messo in gran pericolo: il tuo peso era tanto grande che mi pareva di portare sulle spalle il mondo intero".
Il bambino lo fissò sorridendo. "Non ti meravigliare, Cristoforo" rispose. "Hai portato sulle spalle non solo il mondo intero, ma anche Colui che l'ha creato: io sono Gesù, il re che hai promesso di servire".
Condividiamo la sorpresa di Cristoforo: il re più potente del mondo non è proprio come ce lo aspettiamo. Cristoforo si mette a ridere.
Sotto la croce sghignazzano i nemici di Gesù.
Oggi, le risatine di commiserazione per i sudditi di questo strano re all'incontrario si accompagnano ad una aperta indifferenza.
Il professor Piergiorgio Odifreddi, così distinto e telegenico, afferma che il termine cretino deriva da "cristiano" "perché cotali individui erano considerati come persone semplici e innocenti, ovvero perché, stupidi e insensati quali sono, sembrano quasi assorti nella contemplazione delle cose celesti. In fondo, la critica al Cristianesimo potrebbe dunque ridursi a questo: che essendo una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo. Tale critica, di passaggio, spiegherebbe anche in parte la fortuna del Cristianesimo: perché, come insegna la statistica, metà della popolazione mondiale ha un'intelligenza inferiore alla media, ed è dunque nella disposizione di spirito adatta a questa superstizione…".
E povero anche il re! Vien voglia di cantare.
Dove sta il suo potere e dov'è il suo regno?
La seconda lettura ci ha detto:
Egli è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
Questa persona, che è il centro della storia, non espleta questa funzione in modo imperiale ma attraverso una donazione d'amore totale. Il Cristo re di Luca è colui che si erge su un patibolo per schiavi, circondato da insulti, relegato tra gli scarti dell'umanità, proteso in un gesto di perdono.
Da questo amore nasce la "riconciliazione" di tutte le cose, celesti e terrestri.
La croce di Gesù re è il raccordo tra infinito e finito, è la struttura che coordina i "dispersi figli di Dio" e le frammentarie realtà del tempo e dello spazio.
Come in una bellissima preghiera del filosofo danese Kierkegaard:
"Signore Gesù, gli uccelli hanno i loro nidi e le volpi le loro tane, ma tu non hai ove posare il capo. Tu non hai avuto un tetto su questa terra: tuttavia eri tu l'unico luogo segreto in cui il peccatore potesse trovar rifugio. Anche oggi tu sei il rifugio: quando il peccatore corre a te, si nasconde in te, è nascosto in te, allora egli è eterna mente difeso, perché l'amore nasconde la moltitudine dei peccati".
La celebrazione odierna diventa allora, un canto di speranza e di fiducia. Avviluppati nelle nostre contraddizioni e nei nostri limiti di creature, ritroviamo una luce, il senso dell'esistere, ritroviamo la pace.
Nell'attesa di ascoltare quelle parole decisive: "Oggi sarai con me nel paradiso".
Com testimonia questa lettera trovata dall'infermiera dell'ospedale sotto il cuscino di un giovane appena deceduto dopo un incidente stradale.
"Cara mamma, da alcuni giorni riesco a stare seduto sul letto solo per mezz'ora e per il resto della giornata sono immobilizzato. Il cuore non vuole più battere. Stamattina presto il professore ha detto qualcosa che suonava come "essere pronto". Per che cosa? Certo è difficile morire giovani! Devo essere pronto al fatto che all'inizio della settimana sarò un trapassato; e non sono pronto. I dolori scavano in modo quasi insopportabile, ma ciò che mi sembra davvero insopportabile è che non sono pronto.
La cosa peggiore è che, quando guardo il cielo, è buio. Diventa notte, ma non brilla sopra di me nessuna stella nella quale io possa immergere lo sguardo. Mamma, non ho mai pensato a Dio, ma ora sento che esiste ancora qualcosa che non conosciamo, qualcosa di misterioso, un potere nelle cui mani cadiamo, al quale dobbiamo dare delle risposte. E la mia pena è che non so chi è.
Se solo lo conoscessi! Mamma, ricordi come tu, con noi bambini, camminavi nel bosco, nell'oscurità che stava calando, incontro al papà che tornava dal lavoro? A volte ti correvamo davanti e ci vedevamo improvvisamente soli. Avanzavano dei passi nell'oscurità: che paura dei passi sconosciuti! Che gioia quando riconoscevamo che quel passo era quello del papà che ci amava. E ora, nella solitudine, sento ancora dei passi che non conosco. Perché non li conosco?
Mi hai detto come mi devo vestire e come mi devo comportare nella vita, come mangiare, come cavarmela. Ti sei occupata di me e non ti sei stancata di tutta questa preoccupazione.
Ricordo che tu, la notte di Natale, andavi a Messa con i tuoi bambini. Mi ricordo anche della preghiera della sera che qualche volta mi suggerivi. Ci hai sempre indirizzati all'onestà. Ma tutto questo ora per me si scioglie come neve al sole. Perché ci hai parlato di tante cose e non ci hai detto nulla di Gesù Cristo? Perché non mi hai fatto conoscere il suono dei suoi passi, in modo che fossi in grado di accorgermi se è lui che viene da me in quest'ultima notte e nella solitudine della morte? In modo che io sapessi se quello che mi aspetta è un Padre! Come potrei morire in modo diverso...".
Il nostro re è come un faro nella notte: ci indica la rotta perché non ci perdiamo. E per questo è morto su un palo di tortura. Per questo è risorto ed è tornato a prenderci. Strano re davvero: si interessa molto di più a noi che a se stesso.
Per questo tra poco, come ci ha insegnato proprio lui, pregheremo così: "Venga il tuo Regno".
Gesù vuol dire:
"II Regno di Dio può nascere ovunque puoi estendere la tua responsabilità.
Vivi in un paese dominato da controversie, in un'epoca di guerre e di violenze.
Diffondi un po' di pace e Dio sarà presente nella tua vita
più di quanto tu sei presente a te stesso.
Vivi in un'epoca in cui domina l'ingiustizia.
Agisci con giustizia in qualsiasi angolo del mondo ti trovi e sarai nel Regno di Dio.
Vivi fra uomini e donne, fra poveri, fra impauriti e sofferenti, fra stranieri e immigrati.
Diffondi un po' d'amicizia e Dio ti sarà vicino.
Vivi in un periodo in cui gli esseri umani distruggono la terra
nella loro avidità e sconsideratezza.
Abbi un atteggiamento di rispetto per la natura ed il creato
ed esso diventerà per te il mondo di Dio".
Don Bruno FERRERO sdb
Fonte: www.donbosco-torino.it
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