D. Gianni Mazzali SDB "IL MIO DIO: UN AMORE A TRE

31 maggio 2015 | 9a Domenica: Ss. Trinità - Anno B  | Omelia
Oggi, è forse così è stato in ogni tempo, siamo sopraffatti da un'incessante corrente di messaggi di amore. Eppure ci sentiamo smarriti tra tante offerte di amore, spesso di segno così diverso. Tra tanti amori propagandati e pretesi si fa fatica a trovare l'amore. E si soffre di solitudine, di
depressione e, quasi per difendersi, ci si chiude in se stessi e ci si auto contempla. La Parola di Dio oggi incrocia questo malessere che è allo stesso tempo un bisogno universale e ci rivela che il Dio in cui crediamo è una comunità di amore.

UN PADRE CHE CREA E CHE AMA

Potremmo leggere una sorta di testamento spirituale nel primo discorso che l'autore del libro del Deuteronomio pone sulle labbra di Mosè, anziano, ormai prossimo alla morte nelle steppe di Moab. Il grande condottiero ripercorre, a grandi linee, la vicenda del popolo di Israele e il suo rapporto privilegiato con Yahweh. C'è una esperienza personale e comunitaria che Mosè vuole trasmettere perché resti perenne retaggio del popolo che è ormai prossimo ad entrare nella Terra Promessa. Il punto di partenza, seppure fugacemente accennato, è la creazione: un Dio che esce da se stesso, che crea l'universo e soprattutto cerca una relazione, si sceglie un popolo con cui parla, con cui si intrattiene, che guida nelle vicende delle singole persone e della collettività "Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra".
E' un messaggio forte e normativo quello che Mosè trasmette al popolo di allora, ma che riguarda ciascuno di noi credenti nel nostro cammino individuale e collettivo di fede. Ci sono due punti saldi che rassicurano e che sono riferimento certo ed incrollabile: noi crediamo in un Dio che ha creato l'uomo per avere con lui un rapporto privilegiato di grazia e di amore. Nella filigrana di Mosè Gesù ha completato questa rivelazione di Dio creatore, invitandoci ad invocarlo come Padre "Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo".

UN FIGLIO INVIATO A SALVARE

Il brano del Vangelo, proclamato oggi, rappresenta la conclusione del Vangelo di Matteo. C'è una certa corrispondenza con il discorso di Mosè, anche se non ci troviamo nelle steppe di Moab, ma in Galilea sulla cima di un monte. Gesù, come Mosè, sta dando l'addio ai suoi. Il suo congedo è breve, ma contiene la pienezza della rivelazione su Dio e la missione che attende i discepoli sulla terra. Con intimità e solennità Gesù, il Figlio che ha compiuto la sua missione di liberazione dal peccato, rivela la pienezza di Dio, comunità di Amore: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. E' la consegna finale di Gesù, il vertice della rivelazione per tutti, per ogni uomo, per tutte le nazioni del mondo.
Gesù, il nuovo Mosè, affida al nuovo Israele, al nuovo popolo di Dio, la missione di rivelare, nel segno del Battesimo, che Dio è una comunità, una famiglia aperta a tutti senza barriere di razza, di nazionalità, di cultura e di censo sociale.
Gesù, il Figlio obbediente, è la Parola definitiva su chi sia Dio, sul Padre che incessantemente crea e sullo Spirito che accompagna ogni uomo, che guida il popolo e che rende attuale la salvezza. Gesù ci ha mostrato concretamente e ci ha rivelato che Dio è Amore.

UNO SPIRITO IN CUI SIAMO FIGLI

Ci può facilmente sfuggire da quante schiavitù siamo minacciati oggi. Anche la ricerca, spesso esasperata e sconsiderata di una libertà senza limiti e quindi senza contenuto, sfocia in una sottile e radicale schiavitù: la solitudine esistenziale. Ricerchiamo e rivendichiamo noi stessi la nostra autorealizzazione, la nostra autonomia e nel profondo ci sentiamo orfani "Non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi per mezzo del quale diciamo: "Abbà! Padre!".
Lo Spirito Santo ci viene incontro nelle nostre deviazioni contemporanee, nel dissidio interiore che ci isola e ci frantuma. Dobbiamo lasciarci trasportare dalla sua corrente per sentire nell'intimo una dipendenza che ci fa bene e ci fa sentire figli, ci fa scoprire una Padre ci fa gridare verso Dio "Papà"!
Quanto profondo è il bisogno di paternità e di maternità nella nostra cultura e quanto è universale. Ci abbandoniamo, liberi, al vento, al dinamismo dello Spirito e sperimentiamo un Dio vicinissimo che si rivela Padre, Figlio e Sorgente dell'Amore "Lo Spirito stesso attesta che siamo figli di Dio".

"Non appena concepisco l'Uno, sono illuminato dallo splendore dei Tre; non appena distinguo i Tre ritorno di nuovo all'Uno. Quando penso a uno dei Tre, penso a lui come a un tutto, e i miei occhi si riempiono, e gran parte di ciò che sto pensando mi sfugge". (Gregorio Nazianzeno)

D. Gianni Mazzali SDB

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