D. Mario MORRA SDB"Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto…"

3 maggio2015 | 5a Domenica di Pasqua - Anno B | Omelia
Domenica scorsa Gesù ci diceva: "Io sono il buon pastore e sacrifico la vita per le mie pecorelle". Oggi con un'altra felice similitudine, che meglio esprime la natura e la profondità del nostro rapporto con lui, Gesù ci dice: "Io sono la vite, voi i tralci". Tra la vite ed i tralci esiste
un'unione così stretta, così vitale e profonda, che se il tralcio si stacca dalla vite non può produrre alcun frutto, anzi il suo destino è segnato: "dissecca ed è destinato al fuoco".
Così è per ognuno di noi. Con il battesimo, lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù, scende in noi e ci inserisce, come tralci, nella vita stessa di Gesù, e noi veniamo rigenerati alla vita divina. È quindi essenziale che, una volta innestati in Gesù, noi rimaniamo uniti a Lui.
È la raccomandazione che l'evangelista Giovanni ci ripete più volte, e che è ricca di significati.
Rimanere uniti a Gesù, vuol dire essere fedeli agli impegni presi nel battesimo, essere fedeli agli insegnamenti del Vangelo, evitando ogni compromesso.
Rimanere uniti a Gesù, vuol dire rimanere nell'amore di Gesù, lasciarsi cioè amare da Gesù, e diffondere il suo amore nella nostra vita.
Vuol dire crescere in Gesù, diventare adulti nella fede e "portare frutti di opere buone".
"In questo infatti è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto…Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto…"
Rimaniamo uniti a Gesù alimentando continuamente la nostra fede con la sua Parola, e con la preghiera; nutrendo la nostra anima con i Sacramenti, ed in particolare con l'Eucaristia. Gesù ci assicura: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui".
Rimaniamo uniti a Gesù con l'impegno nel vivere il Vangelo in modo coerente, e nel compiere le opere buone, specialmente le opere di misericordia e di carità.
E qui, S. Giovanni, nella sua lettera, ci mette in guardia contro il rischio della superficialità, di ridurre cioè il nostro amore a sole parole. "Figlioli miei, non amiamo a parole e con la lingua, ma coi fatti e nella verità".
Gesù non ci ha amato solo a parole, ma ha dato tutto se stesso, morendo sulla croce per noi. Non possiamo quindi pensare di essere uniti a Gesù senza essere anche noi, nella nostra vita, un riflesso del suo amore. Un amore che non solo esclude dal cuore l'odio ed il risentimento verso il fratello, ma che è sensibile alle necessità degli altri, ed è capace di condivisione e di donazione anche totale.
I Martiri ed i tanti testimoni della fede del nostro secolo, ricordati dal Papa nella celebrazione ecumenica al Colosseo di Roma, nell'Anno Santo del 2000, ci insegnano, con il loro sacrificio supremo, come la loro adesione al Vangelo di Gesù sia stata capace di giungere alla donazione eroica della vita. Come il buon Pastore, anch'essi hanno saputo sacrificare la vita per il bene dei fratelli e delle loro comunità.
Purtroppo però noi abbiamo la triste possibilità di staccarci da Gesù e di condannarci così alla sterilità spirituale, come tralci secchi. "Chi non rimane in me, chi si stacca da me, viene gettato via come il tralcio e si secca… perché senza di me non potete far nulla".
Il Signore ci preservi da questa tristissima eventualità di "staccarci da Lui", e dalla illusione tragica di "poter fare qualcosa senza di Lui", ma se sventuratamente ciò dovesse accadere, a causa di una nostra colpa grave, non dimentichiamo che Gesù, nella infinita sua bontà, ci ha lasciato la possibilità di reinserirci in Lui e di ritornare tralci vivi e fruttiferi, attraverso il sacramento della Penitenza. Saremmo inescusabili se non ci aggrappassimo a questa ancora di salvezza che Gesù ci dona per ricuperare la sua amicizia.
s. Domenico Savio, del quale in settimana ricorre la festa, nel suo primo incontro con Don Bosco, gli chiede di essere aiutato a farsi santo e gli dice: "Io sono la stoffa, lei sia il sarto: faccia di me un bell'abito per il Signore!"
Attraverso la sua buona volontà e l'amicizia con Gesù, compiendo bene ogni giorno il suo dovere, è diventato santo a 15 anni.
Maria Ausiliatrice, Madre della Chiesa e Madre di ogni cristiano, ci aiuti a vivere sempre nell'amicizia con Gesù, ed a diffondere il suo amore tra i nostri fratelli e le nostre sorelle; se abbiamo perso l'amicizia con Gesù, ci aiuti a ricuperarla con il suo amore di madre.
Rivolgiamole sovente la preghiera che le rivolge la Chiesa al termine della Liturgia della sera:
"O gloriosa Madre del Redentore, porta sempre aperta del cielo e stella del mare, soccorri il tuo popolo, che cade, ma pur anela a risorgere. Tu che hai generato, nello stupore di tutto il creato, il tuo santo Genitore! Amen.


D. Mario MORRA SDB

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