D. Severino GALLO sdb"GLORIFICAZIONE DI GESU' E MISSIONE DEGLI APOSTOLI"

17 maggio 2015 | 7a Domenica: Ascensione - Anno B | Omelia
Le parole umane non possono esprimere il divino: Gesù "fu elevato in alto", "fu assunto in cielo", "siede alla destra di Dio".
Queste espressioni dicono solo che Gesù è
entrato nella gloria di Dio. La sua missione terrena è finita: Egli è ritornato al Padre.
1. LA GLORIFICAZIONE DI GESU'
In che consiste la glorificazione di Gesù? E' la signoria di Gesù su tutta la creazione, sull'universo. Tutto è redento, non solo l'uomo (Rm 8,22).
La sua glorificazione era già acquisita con la risurrezione, e nei quaranta giorni seguenti, Gesù ne presenta le prove ai suoi discepoli. Ha dato loro il senso della sua passione e della sua risurrezione: passaggio da una vita ad un'altra, illimitata e definitiva. "Signore mio e Dio mio!".

2. LA MISSIONE DEGLI APOSTOLI

Gesù non è più visibile agli occhi umani, e i suoi discepoli dovranno continuare la sua missione: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura".
Che sorta di missione è mai questa? E' una missione universale nello spazio, nel tempo, ed è anche totale come impegno.

a) E' invito a partire: dobbiamo lasciare le nostre piccole abitudini
e comodità per andare incontro agli uomini. La missione vuole che usciamo da noi stessi, dal nostro piccolo universo mentale. Gli Apostoli lasciano la Giudea, ma anche la loro mentalità e cultura giudaica (e con quanta fatica!). Lasciano perfino la loro lingua (ricordiamo in quali tempi sono vissuti: erano poveri pescatori, senza scuole; non avevano frequentato l'Università di Gerusalemme…). Qual è il nostro incontro con le nuove culture, con le correnti del pensiero contemporaneo? Questa fu una delle grandi preoccupazioni di Paolo VI.

b) Come dobbiamo compiere oggi la missione di Gesù?

* Con la parola e con la vita, come sempre.
Con la parola: l'originale del testo dice: "gridate", non: "predicate". Occorre slancio, annuncio gioioso, convinto innanzi tutto.
Gesù, al limite, non ci ha detto di "convincere" o di "fornire prove", ma semplicemente di testimoniare con gioia e forza la nostra fede.

* Dobbiamo compiere la nostra missione con la vita:
Occorre una testimonianza concreta, sull'esempio di Gesù. In fondo, evangelizzare, essere apostolo di Gesù, è farsi mendicante di cuori per presentarli e aprirli al Cuore di Gesù.
Solo un cuore trapassato dalla lancia di quest'amore, che si chiama carità, può ottenere qualche risultato.

Quando manca questa tenerezza di cuore, questa comprensione, questa dedizione totale, imparate nell'intimo contatto con Gesù, è inutile presentare il messaggio evangelico, diventa ideologia: non passa nei cuori. E tutti ormai comprendono bene quando è vita e quando è lezione.

San Paolo affascinava i suoi ascoltatori, e dire che erano dei pagani: Ma a detta di San Giovanni Crisostomo: "Cor Pauli, con Christi": il cuore di Paolo era il Cuore di Gesù.
Ecco il segreto: solo chi ha il Cuore di Gesù, può trasmettere la sua divina Persona, il suo Vangelo.

San Paolo era così travolgente nella sua evangelizzazione, che a Listra lo scambiarono per una divinità: volevano addirittura offrirgli sacrifici come a Dio.
Tanta efficacia apostolica si può spiegare solo col fatto che San Paolo aveva cercato di essere un altro Gesù: "Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo"… "la mia vita è Gesù…"
Come fece San Paolo, così fecero tutti i Santi di vita apostolica.

Si legge, per esempio, che Don Orione non poteva fare a meno di predicare. In quanto prete, si sentiva "uomo della Parola". Una parola che gli bruciava, gli scoppiava dentro. E doveva portarla dappertutto, il più lontano possibile.

Non si accontentava di scaldarsi lui al tepore di quella fiammella. Avvertiva l'urgenza di far divampare l'incendio, coinvolgere il maggior numero di persone nella deflagrazione; voleva conficcare nelle coscienze quelle schegge non certo levigate, per comunicare a tutti l'abbagliante luce del Vangelo.

Un Don Orione senza folle da incendiare, da "provocare", da mettere al corrente della propria fede, da contagiare con la propria carità, sarebbe un Don Orione irriconoscibile.
Aveva bisogno della parola per vivere. Se non gli avessero dato la possibilità di spezzare la Parola, sarebbe morto di fame lui stesso. Perché, anche in questo settore specifico, Don Luigi Orione viveva esclusivamente di ciò che dava agli altri.

Proprio così: "Charitas Christi urget nos": la carità di Gesù ci spinge. Ma anche la verità di Gesù lo spingeva, lo catapultava fuori. In fondo era la stessa realtà dell'amore".
Insomma, un cuore incendiato dall'amore di Gesù, non può fare a meno che incendiare altri cuori.

Ecco quanto racconta un testimone:

"Un sera nella Cattedrale di Tolone il Beato Eymard parlò così meravigliosamente bene, che non potemmo astenerci dal dirglielo.
E lui, stupito, rispose: "Credete davvero che io abbia detto cose così belle? Eppure un'ora prima di salire sul pulpito non ero affatto preparato, ma ho trascorso quel tempo ai piedi del Tabernacolo. Poi ho detto a Gesù: - Andiamo a predicare" - e Lui ha predicato".
La fonte della vera eloquenza è Gesù Eucaristico. I Santi sapevano dove attingere la parola che conquide i cuori.

c) E chi deve compiere la missione?

Gesù manda tutti i suoi discepoli, quindi anche i laici. Il Concilio ha detto che ogni battezzato deve sentirsi missionario, inviato di Gesù.
Si parla molto della missione evangelizzatrice dei laici, ma nei fatti esiste davvero, ed è generalizzata? Ogni cristiano deve convincersi di essere un inviato di Gesù.

3. LA PERMANENTE PRESENZA DI GESU' NELLA CHIESA

Gesù, sottraendosi alla vista umana dei suoi discepoli con l'Ascensione, li assicura che continuerà la sua presenza tra loro; una presenza invisibile, ma reale. E' Lui il Redentore, è Lui che continua a salvare, non sono i suoi discepoli, non siamo noi. Egli redime - oggi - per mezzo nostro.

Gesù è il Redentore, e solo Lui. Egli ci ha mandati a predicare il Vangelo, ad annunciare la redenzione, a portarla; ci ha mandati a seminare, non a raccogliere.
Penserà Lui a raccogliere i frutti, anche quando noi non li vediamo. Fidiamoci di Lui!
Però dobbiamo predicare un Gesù presente, vicino, non lontano. L'ha detto Lui: "Io sono con voi sino alla fine del mondo".

Altra volta aveva detto: "Il regno di Dio è dentro di voi". Convinciamoci quindi: Gesù è dentro di noi. Il Paradiso è dentro di noi, attorno a noi, non lontano.
Ma se il Paradiso è nel nostro cuore, anche la Madonna è nel nostro cuore, perché Ella è in Paradiso. Perciò viviamo in sua compagnia.

NB/ Si potrebbe terminare qui l'Omelia. Ma si potrebbero aggiungere ancora anche queste altre parole…:
Un parroco, dopo aver predicato nel giorno dell'Ascensione sopra il Paradiso, uscendo di chiesa, s'imbatté in un ricco signore, che gli disse:

- Reverendo, lei ha predicato benissimo, ma non ha detto dove si trovi questo Paradiso.
Il parroco gli rispose: - Glielo dico subito: vede là, quella casa? All'ultimo piano, vi è una povera vedova con due figlioli: tutti e tre sono ammalati, soffrono la fame e si trovano in grandissima miseria.

Mandi qualcuno a visitarli e faccia loro avere cibi, legna, vesti, e quello che è loro necessario; poi vada, prenda il Vangelo e legga il capo 25 di San Matteo, dove Gesù parla del giudizio universale. Il ricco seguì tutto il consiglio del suo parroco e quel giorno stesso beneficò grandemente la povera vedova.
Incontrato poi di nuovo il suo parroco gli disse:

- Caro signor parroco, il Paradiso non solo l'ho trovato, ma vi sono anche entrato; io non potrei esprimerle quello che sento nell'animo mio; non mi sono mai trovato così' felice!… Sono entrato in Paradiso!

Cari Fratelli e Sorelle, il Paradiso si trova dunque dentro di noi, vicino a noi: proprio come Gesù; basta che vogliamo incontrarLo.
Ma ricordiamoci: con Gesù troveremo sempre anche la Madonna, delizia di tutti i Santi.
                                                                        D. Severino GALLO sdb

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