Ermete TESSORE"PECHE' STATE A GUARDARE IL CIELO?"

17 maggio 2015 | 7a Domenica: Ascensione- Tempo di Pasqua B | Omelia
La solennità dell'Ascensione segna il definitivo passaggio da parte degli Apostoli alla fede piena, libera e, soprattutto, responsabile. Dopo il ritorno di Cristo al Padre, essi sono costretti ad uscire dal cono d'ombra protettivo garantito dalla presenza del Messia in mezzo a loro. Senza più parafulmine
devono cominciare a contare solo sulle loro forze, a camminare con i loro piedi, ad assumersi in prima persona tutte le conseguenze derivate dalla loro particolare vocazione.

Ascendendo al cielo il Signore lascia un vuoto che può essere colmato, con l'aiuto dello Spirito Santo, solo dalla libertà, dall'intelligenza, dalla fedeltà e dall'amore dei singoli discepoli. Se la Risurrezione è la solennità della fede, l'Ascensione è quella della sua maturità. E' necessario che Gesù si allontani, che lasci un vuoto esistenziale, per permettere che quanto ha seminato nei cuori cominci a fruttificare.

Le relazioni umane che Lui, durante la sua vita terrena, ha condiviso e testimoniato devono diventare il paradigma comportamentale dei cristiani. Il Messia ha tracciato il solco, i cristiani devono gettare i semi che, partendo dal ricordo del Suo insegnamento e dalla Sua testimonianza, producano una nuova antropologia aperta alla fede, ricca di valori umani, rispettosa della libertà di coscienza, impregnata di solidarietà e capace di realizzare nella storia cieli nuovi e terra nuova.

La lontananza fisica del Salvatore costringe i discepoli a rigenerarsi nello Spirito, a vincere tutte le loro innate paure, ad incanalare i loro limiti caratteriali nell'alveo della comunione prima vissuta, testimoniata e, poi, celebrata. Tutta la vita cristiana non è altro che una continua ascesa non semplicemente auspicata, ma concreta e vissuta.

I sacramenti che l'accompagnano non possono essere semplicemente celebrati, ma si devono trasformare in cardini di un nuovo modo di essere. Il rischio di viverli nell'ottica di uno sterile magismo è concreto e reale. Non basta essere battezzati per dirsi cristiani.

Non basta celebrare l'Eucarestia, bisogna viverla. La Riconciliazione non c'è se non genera comportamenti ricchi di perdono, di accettazione vicendevole, di carità e di pace. Ascendendo Gesù ci lascia la testimonianza di una vita in perenne ascesa.

Di essa conosce ed esperimenta ogni aspetto: povertà, persecuzione, fatica, suggestioni, tradimenti, gioie, lacrime, sentimenti, lusinghe, abbandoni, precarietà, incomprensioni, morte. In Lui tutto ha senso e realizza qualcosa di nobile ed umanamente arricchente.

La povertà di cose si trasforma in libertà d'azione; la persecuzione diventa più radicale testimonianza della propria missione; la precarietà spalanca le porte alla Provvidenza; la fatica genera autonomia ed indipendenza; le incomprensioni maturano atteggiamenti di perdono e tolleranza; le gioie danno sapore al vivere; i tradimenti aumentano la ricerca di vere amicizie; le lacrime denotano una grande sensibilità d'animo; la morte spalanca le porte alla resurrezione. L'Uomo-Dio che ascende interpella ognuno di noi.

Accompagnandolo verso il cielo accettiamo di fare nostro il suo modo di vivere. Egli ha digiunato per liberare il cuore; ha pregato per rafforzare il suo legame con il Padre; è stato battezzato per inaugurare una nuovo modo di vivere; ha guarito per mitigare le sofferenze del peccato; è vissuto senza essere schiavo del contingente o essere prostrato dinnanzi a nessun potente; ha predicato il Regno e non una nuova religione.

L'odierna liturgia della Parola ci ricorda che celebrare l'Ascensione vuol dire essere apostoli, profeti, evangelisti, pastori, maestri, discepoli in base alla propria vocazione individuale. Andare in tutto il mondo, predicare il Vangelo ad ogni creatura, cacciare i demoni, imporre le mani ai malati, perdonare le offese ed i peccati è l'unico modo a nostra disposizione per testimoniare nei fatti che il Signore continua ad agire con noi e che la sua Parola non è chiacchiera ma cuore e testata d'angolo di un nuovo modo di essere veramente cristiani.

Ermete TESSORE

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