fr. Massimo Rossi "Totalità delle persone, tutto il Vangelo, tutti i giorni..."

Commento su Matteo 28,16-20
Santissima Trinità (Anno B) (31/05/2015)
Vangelo: Mt 28,16-20 
Avete, notato, nel Vangelo ricorre per ben tre volte l'aggettivo ‘tutto', ‘tutti'...
Totalità delle persone, tutto il Vangelo, tutti i giorni... Non c'è
niente, non c'è nessuno che rimanga escluso dall'annuncio, escluso dalla salvezza, escluso dalla conoscenza della verità. Eppure, ancora non ne siamo convinti; ancora ci sono persone, nei confronti delle quali siamo restii a vivere la nostra vocazione battesimale; ci sono aspetti del Vangelo, neanche tanto marginali, che istintivamente lasciamo sullo sfondo, molto sullo sfondo... parole dette dal Signore, che riteniamo siano solo un modo di dire, pertanto non si debbano interpretare alla lettera... Forse perché ci destabilizzano, ci scandalizzano, fanno problema a noi prima che agli altri.
Sapete quante persone, in confessionale, obbiettano: "Sì, ma lui era Gesù, era Dio... noi non siamo mica lui, non siamo mica Dio!". E così, continuiamo a fare in nostri bei ‘distinguo', a mettere i nostri bemolle al Vangelo, e ci assolviamo pure! Questo è un peccato bello e buono!
Ogni allusione di Gesù all'universalità costituisce un elemento di novità rispetto alla fede ebraica, della quale Egli era depositario, come tutti gli israeliti, del resto, giudei circoncisi; tuttavia il Signore ci insegna che il deposito della fede non è qualcosa di statico, di fisso, da conservare come un cimelio di famiglia; la fede va coltivata e fatta crescere! Il Figlio di Dio è venuto nel mondo per rivelare al suo popolo che la fede di Mosè evolve, cresce, diventando fede in Cristo.
C'è uno sviluppo, è vero, ma c'è anche un salto di qualità, che soltanto l'Incarnazione poteva comunicarci, a cominciare dall'apertura (universale) dell'annuncio ad ogni uomo, di ogni luogo e di ogni tempo: ciò che per gli Ebrei costituisce un privilegio, ciò che per gli Ebrei è motivo di orgoglio e di separazione rispetto ai non circoncisi, per Gesù diventa un valore assoluto, e come tale, da annunciare a tutti, perché tutti hanno il diritto di godere di questo valore assoluto.
Con buona pace dei massmediologi, il valore di un valore - perdonate l'espressione poco elegante - non è dato dal consenso più o meno diffuso, ma è intrinseco al valore stesso! In altri termini, la Salvezza che consiste nella Passione e Risurrezione di Cristo è una verità, anzi, è la Verità; la quale non riceve il suo statuto veritativo dal fatto che ci crediamo oppure no; ne abbiamo già parlato tante volte. Forse è per questo che Cristo non si lascia intimidire e neppure colpire dal dubbio degli Apostoli. In ultima analisi, non è la fede a dare valore al mistero di Cristo! se ci crediamo, potremo partecipare del dono di Grazia della salvezza. Se non ci crediamo, la Grazia della salvezza rimarrà estranea a noi, e noi ad essa.
Alla luce di quanto detto, ci aspetteremmo che il dubbio degli Undici fosse quantomeno inteso da Gesù come una mancanza nei suoi riguardi; di più, un oltraggio alla sua opera, di più, alla sua Passione. E invece no! Per Gesù, il dubbio di fede non costituisce, di per sé, un peccato: di fronte al dubbio degli Apostoli, il Signore risorto non biasima, non rimprovera, non esprime commenti,... ma, potremmo dire, nonostante il dubbio che si legge sui volti degli Undici, Gesù li manda ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura.
Pensate forse che i predicatori del Vangelo non abbiamo dubbi sulla verità di Cristo?
Oggi, come allora, di fronte al Signore che ci viene incontro in modi mai scontati, in circostanze e forme inattese, ci prostriamo in segno di adorazione, certo, ma, mentre di prostriamo e adoriamo (il mistero), noi dubitiamo. Come potremmo non dubitare? Non si tratta di teorie suscettibili di essere dimostrate vere o false: per quanto si pensi, si ragioni e si argomenti a favore o contro, nessuno giungerà mai all'evidenza della risurrezione di Cristo. Tanto il credente che il sedicente ateo, entrambi fondano il loro "sì" e il loro "no" su un atto di fede; la fede e il dubbio sono e saranno sempre le facce di un'unica medaglia.
Il dubbio, così come la fede, fanno parte della vita, della vita terrena, esistono finché siamo di qua. È il dubbio, quello vero, genuino, che spinge a non arrendersi nella personale ricerca di fede!
"Dubito, ergo sum", dubito dunque sono, dunque esisto: nei secoli passati, qualcuno fece di questa affermazione una vera filosofia di vita. Nel secolo scorso alcuni filosofi abbandonarono il criterio di verificazione, sostituendolo con il criterio di falsificazione, secondo il quale un principio resta vero fino a quando non si riesce a falsificarlo... Noi non ci sentiamo di sottoscrivere del tutto queste tesi, soprattutto quella del dubito ergo sum; tuttavia, coloro che affermano di nutrire dei seri dubbi di fede, ma non fanno nulla per cercare le risposte, dubito che si tratti di veri dubbi... Temo piuttosto che si tratti di indifferenza: e questa sì che può bloccare, addirittura render vana l'opera di Cristo; l'indifferenza paralizza davvero il cammino del Vangelo, almeno in colui/colei che si mostra indifferente nei confronti dell'annuncio pasquale.
Di questo, dell'indifferenza, dobbiamo aver paura! negli altri e in noi stessi.
E la Trinità?
Il Padre ama il Figlio. Il Figlio ama il Padre. Il loro amore è talmente reale, è talmente fecondo che diventa una persona, lo Spirito Santo: gli antichi intendevano questo, quando affermavano che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Se dovessi legare in qualche modo una delle persone della Trinità al tempo e alla storia, direi che la storia di Israele raccontata nell'Antico Testamento è il tempo del Padre; gli anni che vanno dall'Incarnazione del Verbo all'Ascensione del Cristo risorto, 34-37 anni in tutto, sono il tempo del Signore, il tempo del Figlio; dalla Pentecoste fino alla fine del mondo, la Chiesa vive il tempo dello Spirito Santo. Mi rendo conto che questa distinzione è più teorica che sostanziale: nell'economi a della salvezza, la Trinità è sempre all'opera: o Spirito Santo è il primo personaggio in ordine di apparizione, nel racconto della Genesi. Nel quarto Vangelo il Signore dichiara che lui e il Padre sono una cosa sola; lo Spirito che Gesù effonde su Maria e Giovanni nel momento del trapasso, è lo Spirito Santo; come anche la sera della sua risurrezione, alitando su coloro che erano presenti nel cenacolo, Gesù dona lo Spirito Santo... L'elenco delle citazioni bibliche che parlano implicitamente della Trinità sono tantissime. Perché non provate a cercarne qualcuna per conto vostro? Mi sembra un buon motivo per leggere la Bibbia, no?

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