GIOVANNINI Attilio sdb"Amore per amore. "5a Domenica di Pasqua

3 maggio 2015 | 5a Domenica di Pasqua - Anno B | Appunti per la Lectio
*Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
Se ci domandiamo cos'è la Bibbia, che sono queste pagine che leggiamo nella assemblea, rispondiamo: Parola di Dio!

Sì. Essa infatti è lo specchio di ciò che Dio dice nel nostro cuore, di ciò che ci rivela attraverso la nostra vita. Ci parla di ciò che Dio vuole da noi. Dio ha una chiamata per noi. Ci notifica che la nostra vita ha un senso: siamo nella vita per prenderci cura degli altri. Esistiamo per servire gli altri. Abbiamo questa responsabilità.
Qualsiasi pagina della Bibbia noi leggiamo, ci troviamo questo comandamento: sii per l'altro ciò che sono io, cioè forza di vita, sostegno, protezione, assistenza...
Leggiamo per es. che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza, perché facciamo come lui: doniamo pane acqua vestito respiro riconoscimento dignità gioia a tutti.
Leggiamo per es. che ha messo l'uomo in un eden non già bello e fatto e solo da godere, ma da costruire. Letta attentamente, la Genesi dice che l'eden è un progetto e l'attività dell'uomo lo deve realizzare. Se l'uomo non tiene conto del progetto affidato, ma cerca una sua via fuori da Dio, l'eden diventa sterpi e rovi, il cosmo ritorna caos.
Anche la terra promessa è dono di Dio, ma per entrarci l'uomo deve prima costituirsi partner di Dio tramite l'alleanza, che lo impegna a stabilire la giustizia nella terra. E giustizia vuol dire precisamente aver cura del fratello, fornirgli i beni vitali: il tetto, il pane, il mantello... condividendo con lui tutti i frutti della terra. Altrimenti si rimane nel deserto.
Leggiamo nella Bibbia che Dio è autore della giustizia, e per questo garantisce al povero il suo diritto. Ma lo fa affidandolo al fratello, che ha costituito suo luogotenente e rappresentante. La giustizia di Dio è questa: sovrabbondanza dei suoi beni per tutti.
E anche la religione è questa. Nella Bibbia Dio non chiede preghiere, riti, sacrifici, fiori, processioni... Dio si sente venerato e riconosciuto come Signore quando si obbedisce alla sua legge, che comanda cose molto concrete: rispettare l'orfano, la vedova, lo straniero. Nella Bibbia di sacro c'è l'ospite. Colui che bussa alla mia porta non lo posso cacciare, perché lui è Dio.
Fuori da questa visione si perde l'identità dell'uomo, del mondo, di Dio stesso.
Dio amore diventa minaccia; l'uomo da servo si fa padrone illegittimo e arrogante; il mondo, da eden si fa inferno.
Per tirarci fuori da questa tragedia occorrerà che venga qualcuno che ripristini l'obbedienza. Qualcuno che col suo "Eccomi! Si compia in me la tua volontà", restauri il progetto di Dio. Qualcuno che si conformi alla legge di Dio fino in fondo... lavando i piedi ai fratelli.
Quando gli apostoli chiamano Gesù "il santo servo di Dio", affermano che ha davvero pronunciato l'"Eccomi" che lo ha costituito Figlio e lo ha posto alla destra del Padre.
E dunque è davvero così che si diventa figli di Dio e giusti: servendo i fratelli.
Ed è così che con Gesù la giustizia acquista anche un altro nome: agape.
Agape è l'amore di benevolenza, l'amore oblativo. È dare la vita per l'altro. È trascendere i miei bisogni, i miei interessi, i miei gusti per far vivere il fratello. Ma così divento vivo e uomo anch'io.
L'agape è l'amore nato da Gesù, e dunque occorre unirsi a lui come tralci innestati sulla vite per averlo davvero in noi.
E occorre non lasciare l'aggancio a lui, per non ricadere nella falsità della vita.
Stare ben attaccati a lui, essere una cosa sola con lui, "diventare" lui. Rimanendo attaccati a Gesù, facendo una cosa sola con lui, permettiamo a lui di suscitare in noi frutti di giustizia.
Senza di lui invece creiamo solo divisione, dispersione e morte.

*Senza di me non potete far nulla.
Già! E però anche lui senza di noi non può far nulla, nel senso che ora proprio noi siamo chiamati ad essere la sua presenza concreta nel mondo.
Dobbiamo decidere. Se vogliamo rispondere alla chiamata, non a parole e con la lingua ma con i fatti e nella verità, allora potremo venire avanti e fare atto di comunione col suo corpo e col suo sangue, per essere innestati in lui e vivere come lui.
Se no, siamo falsi.
GIOVANNINI Attilio sdb

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