Luca Desserafino sdb"PERCHE' STATE A GUARDARE IL CIELO?"

17 maggio 2015 | 7a Domenica: Ascensione - Anno B | Omelia
Nella festa dell'Ascensione la Chiesa celebra ancora la risurrezione di Gesù, ma nella sua dimensione più profonda. Gesù è risorto, ha vinto la morte. Questa affermazione, che è il cuore dell'annuncio cristiano, si potrebbe intendere in senso riduttivo o equivoco,
pensando per esempio che Gesù ha lasciato il sepolcro tornando semplicemente alla forma di esistenza che aveva prima della passione e morte.

Egli, invece, con l'Ascensione, è entrato in uno stato di vita radicalmente nuovo, la vita stessa di Dio, la giovinezza di Dio, la felicità di Dio, che sono eterne e infinite, portando in essa la finitudine umana, mostrando a tutti, in questo modo, quale sia la meta comune.

Negli Atti degli Apostoli, Luca narra l'ultima apparizione di Gesù risorto ai discepoli. Alla base di tale esperienza v'è il dono dello Spirito Santo. E' Lui, fonte inesauribile di vita, che comunica la luce, l'energia e il coraggio per la missione degli Apostoli e dei discepoli.

Tale missione consiste nel rendere testimonianza al Cristo risorto. Elemento costitutivo dell'esperienza e della coscienza della Chiesa, consegnata da Gesù per mezzo dello Spirito: "sarete testimoni di me", cioè della mia persona. Proprio in questo lo Spirito svolge un ruolo decisivo nell'abilitare gli evangelizzatori al loro compito.

Tale testimonianza al Risorto, che è dono e impegno nello stesso tempo, non bisogna dimenticarci, ha una apertura universale: nessun territorio è escluso, cioè ogni persona della terra e della storia è posta come destinataria di questo annuncio.

A questo punto Luca narra l'Ascensione. Egli non è tanto interessato a offrire la cronaca di questo avvenimento, ma intende piuttosto mostrare alcuni aspetti della Pasqua di Gesù. Tutto questo linguaggio simbolico usato, dice che Gesù, risorgendo dai morti, è ritornato con la sua umanità nella sfera dell'amore del Padre, aprendo a noi la possibilità reale di esserne partecipi.

Nella sua umanità totalmente trasfigurata Egli condivide la regalità universale di Dio e il modo di essere proprio del Padre, distribuendo il suo dono. L'Ascensione inaugura, così, un tempo nuovo: il tempo della Chiesa, il tempo della missione dei testimoni, il tempo dello Spirito che suscita e sostiene la missione.

Il Vangelo di oggi presenta il medesimo mistero, sia pure con variazioni e accentuazioni diverse. La parola del Risorto risuona ancora in tutta la sua forza: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura". I suoi testimoni devono poter raggiungere gli uomini, ogni uomo, nella loro cultura e con i loro problemi.

La missione, così, suppone una partenza, un esodo permanente, dal proprio ambito sociale, dalla propria mentalità, per volgersi a coloro che attendono ancora l'annuncio della Buona Novella, siano essi geograficamente vicini o lontani, in un dialogo pieno di rispetto e con una testimonianza umile e gioiosa.

Ai cristiani di ogni tempo, quindi anche di oggi, - spesso distratti, tiepidi o inquieti - il mistero dell'Ascensione ricorda la presenza attiva del Cristo glorioso nella sua Chiesa, che agisce per mezzo dello Spirito, e ricorda pure il bisogno che ha di noi per rivelarsi al mondo, e la forza che ci assicura per realizzare insieme la sua missione.

Possiamo immaginare il misto di stupore e di tristezza degli Apostoli e di quanti con Gesù avevano un rapporto personale, per la sua separazione; tanto che rimasero a guardare il cielo.

Rimanere a guardare il cielo. Non che i cristiani debbano essere un gruppo di esoterici, fermi a contemplare dottrine astratte, magari per evadere la complessa e talora durissima vita quotidiana.

Tenere gli occhi fissi verso il cielo vuol dire tenere ben ferma la mèta dove dobbiamo condurre noi stessi e il mondo, le nostre comunità e l'intera storia umana. L'ignoranza del cielo che Gesù ci ha rivelato rende senza senso e quindi amara, triste, violenta e crudele, la nostra vita terrena.

La festa della Ascensione è un dono per esortarci ad alzare gli occhi più in alto del nostro orizzonte abituale. Ci viene offerto il futuro della storia umana, anzi dell'intera creazione; un futuro concreto, fatto di "carne ed ossa come vedete che ho io", potremmo dire parafrasando l'affermazione di Gesù risorto. Egli per primo, infatti, inaugura il nuovo futuro di Dio entrandovi con tutto il suo corpo, con la sua carne e la sua vita, che sono carne e vita di questo nostro mondo.

Da quel giorno, il cielo iniziò a popolarsi della terra, o per dire con il linguaggio dell'Apocalisse, iniziarono i nuovi cieli e la nuova terra. Il Risorto li inaugura e li apre perché tutti possano prendervi parte.

L'Ascensione non è solo l'ingresso di un giusto nel regno di Dio, ma la gloriosa intronizzazione del Figlio seduto alla destra del Padre.

Non siamo più, allora, immersi in una storia senza orientamento, vittime del caso o di forze oscure e incontrollabili. No, il Signore è il nostro cielo e la nostra sicurezza.

Egli ci attrae verso il futuro che Lui ha già raggiunto in pienezza. E ai discepoli di ogni tempo conferisce il potere di dirigere la storia e il creato verso questa meta.

Luca Desserafino sdb

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