p. Fabrizio Cristarella Orestano "UNITA’ IN SE STESSI, CON GLI ALTRI E CON DIO"

  At 2, 1-11; Sal 103; Gal 5, 16-25; Gv 15, 26-27; 16, 12-15 Monastero di Ruviano  Domenica di Pentecoste (B) –
Nel compiersi pieno della Pasqua con l’effusione dello Spirito Santo
sulla Chiesa e su ogni carne, la liturgia punta, in questo santo giorno, sul dono-segno supremo dell’unità. Nel racconto di Luca negli Atti degli Apostoli l’accento è posto precipuamente su diversità e unità: sono queste le parole chiave per cogliere nel profondo la missione dello Spirito nella storia. Nel racconto lucano i diversi, radunati a Gerusalemme nel giorno del compiersi della Pentecoste, sono capaci di ravvisarsi stretti in un’unità di comprensione attorno ad una parola che tutti possono intendere, comprendere. L’unica parola pronunciata da Pietro è udita ad accolta dalle diverse lingue: «Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
Ciò che accadde a Babele (cfr Gen 11, 1-9), estremo avamposto della storia di peccato dell’umanità che – salvata dal diluvio – ancora decide di percorrere vie di perversione e di potere diabolico, qui viene capovolto: cessa, infatti, la confusione delle lingue perché in Cristo è stata proclamata una nuova Signoria. Lui, che non ha elevato torri superbe, segno di delirio di un potere imperialistico e mortifero, ma si è lasciato liberamente e per amore elevare da terra sul legno degli schiavi, diviene canale di Grazia e di unità.
Lo Spirito, effuso sugli Apostoli per il mondo, è l’Amore di Dio che oramai non trova più dighe e barriere tra Lui e noi: Cristo ha tutto abbattuto, ed ha fatto l’unità tra noi e Dio, ha fatto l’unità tra noi uomini. Ora all’umanità  è possibile percorrere una nuova strada, quella di Cristo Gesù, anzi quella che è Cristo Gesù.
Lo Spirito che il Risorto ha soffiato sulla Chiesa nascente (cfr Gv 20, 23) è remissione dei peccati, è capacità di perdono, è dunque riconciliazione ed unità…
E’ la remissione dei peccati ciò che rende gli uomini dei risorti; è la remissione dei peccati, che lo Spirito del Risorto dona al mondo degli uomini, ciò che produce unificazione in se stessi, con gli altri, con Dio!
Nello Spirito che il Risorto ha promesso e donato, i diversi ed i separati sono resi all’unità; così anche lo Spirito, come il Verbo fatto carne in Gesù, racconta Dio (cfr Gv 1, 18).
Nei discorsi di addio del quarto evangelo (cfr Gv 13-17) Gesù aveva detto che i segni dell’amore e dell’unità avrebbero rivelato l’identità dei suoi discepoli. Ora lui è stato elevato da terra per riunire insieme i figli di Dio dispersi (cfr Gv 11, 52), per attirare tutti a sé (cfr Gv 12, 32) e lo Spirito compie l’opera del Figlio con il fuoco dell’Amore che Egli è, fuoco che brucia il peccato e che fa l’unità rispettando assolutamente l’alterità: lo Spirito, infatti, è principio di unità non di uniformità, il suo è un amore che unifica, non un amore fusionale in cui l’uno si perde nell’altro smarrendo il proprio volto.
Lo Spirito è proprio questo nel seno della Trinità, ed è ciò che compie nella storia, dando alla Chiesa la profezia di questa via di unità nell’alterità: l’unica via che può fare, nell’amore, di questa umanità un’umanità nuova.
Oggi l’alleluia della Pasqua giunge ad un canto pieno di splendore, in cui le voci diverse, risuonando in unità, creando bellezza: un’unità in cui ciascuna confluisce con la sua melodia; e lo Spirito è l’armonia: Lui così, e solo così, porta in questa storia la bellezza della polifonia dell’unità.
La Chiesa sia questo canto!
Lo sia nel suo interno, per poi mostrarla al mondo e proporla come via maestra per un’umanità riconciliata. In un tempo in cui pare che tutto sia rissa e dissonanze è oltremodo necessaria l’armonia dello Spirito!
Noi ne siamo i testimoni?
Oggi è necessario gioire per il dono di Dio, ma pure è necessario chinare il capo penitente per implorare lo Spirito di fare unità là dove noi produciamo lacerazione, fare armonia là dove noi non sappiamo fare altro che dissonanze, creando nemici e opposizioni mortifere.
Lo Spirito venga ancora sulla Chiesa, Sposa del Cristo, per ridarle il coraggio dell’Evangelo, il coraggio dell’unità, il coraggio di dimenticarsi per volgersi all’unico Signore.
Dal Mistero della Pentecoste il credente sa che la storia è abitata ormai dallo Spirito di Dio che è unità, amore, forza, fuoco di passione, coraggio; il credente sa che le sue scelte costose per l’Evangelo sono sostenute da Colui che Cristo ci ha donato come compagno di viaggio per tutti i giorni della storia. Questo nostro compagno di viaggio, lo Spirito Santo, è Colui che ci dona la presenza del Risorto, è colui nel quale ci sono rimessi i peccati, è Colui che ci fa uno per testimoniare al mondo il volto dell’umanità nuova che Gesù ha conquistato per noi nella sua Pasqua.
Solo chi è dimora di Dio è abitato dall’unità, e volge le spalle a ciò che rende l’uomo malato e ferito: la divisione da se stesso, dai fratelli, da Dio!
p. Fabrizio Cristarella Orestano

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