Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche Domenica della «tempesta sedata

XII Dom. del Tempo Ord. B
Marco 4,35-41; Giobbe 38,1.8-11; Salmo 106; 2 Corinti 5,14-17

1. Il sonno di Cristo sulla barca
Tutte le volte che Cristo dorme nella nostra nave, e a causa del sonno della nostra ignavia s`addormenta nel nostro corpo, insorge una totale tempesta per la violenza dei venti, infieriscono minacciose le onde, e mentre troppo frequentemente si innalzano e cadono con flutti spumeggianti, amaramente suscitano nei naviganti con
l`attesa i naufragi, come ha detto la lettura del nostro evangelista...
"E lo prendono", disse, "cosí com`era nella nave" (Mc 4,36). Altro è il Cristo in Cielo, altro è il Cristo in nave: altro nella maestà del Padre, altro nella umiltà dell`umanità si avverte; altro si vede coeterno al Padre, altro temporale in rapporto alle età; altro dorme nel nostro corpo, altro veglia nella santità del suo spirito. "Lo prendono cosí com`era", disse, "nella nave". Lode di fede è ricevere il Cristo come è e si ha nella nave, cioè, nella Chiesa, dove è nato, dove crebbe, dove soffrí, dove fu crocifisso e sepolto, dove ascese al Cielo, siede alla destra di Dio Padre, donde verrà come giudice dei vivi e dei morti: professare tutto questo è di singolare salvezza. Colui che avrà accolto nella nostra nave e confessato il Cristo, qualora venga sommerso dagli scandali delle onde, non è immerso dai pericoli e coperto dalle onde... "Quella burrasca gettava le ondate nella nave" (Mc 4,37): poiché come le onde dei popoli e la ferocia delle persecuzioni agitano e squassano la nave del Signore esternamente, cosí all`interno i burrascosi flutti degli eretici irrompono ed infieriscono [contro di essa]. Il beato Paolo dichiara di aver sofferto questa tempesta, quando dice: "Al di fuori le lotte, internamente i timori: talmente che la nave fosse sommersa" (2Cor 7,5). Giustamente l`evangelista, a causa dei flutti spumeggianti, riferisce che la nave fosse ripiena [d`acqua], soffrendo la Chiesa un numero cosí grande di eresie, quante controversie della legge leggiamo che ci siano.
"Ed egli", disse, "dormiva a poppa sopra un capezzale. Lo svegliano e gli dicono: Maestro, niente t`importa che affondiamo? E, alzandosi, minacciò il vento e disse al mare: Taci e ritorna tranquillo. E cessarono i venti ed il mare ritornò calmo" (Mc 4,38-39). Mentre avveniva ciò gli insegnamenti si resero palesi, e il tempo lo addita all`esempio. Dal momento che grande e abbastanza violenta incombe una burrascosa tempesta, mentre da ogni parte il turbine pericoloso dei venti ruggisce e infierisce, muggisce il mare, le stesse isole sono scosse dalle fondamenta e i litorali sono scossi da pauroso fragore. Ma poiché dicemmo: Cristo dorme nella nostra nave, avviciniamoci a lui piú con la fede che col corpo, e bussiamo alla sua porta [svegliamolo] piú con le opere di misericordia che con il contatto di disperati; scegliamolo non con un frastuono indecoroso ma con grida di canti spirituali: non mormorando maliziosamente, ma supplicandolo con animo vigile.
Offriamo a Dio qualcosa del tempo della nostra vita, affinché questa infelice vanità e miseranda sollecitudine non sciupi tutto il tempo [della nostra vita]; affinché l`eccessivo sonno e il vano torpore non sciupi tutta la notte ma parimenti parte del giorno e della notte noi stessi dedichiamo all`autore del tempo.
Vigila, uomo, vigila! Hai l`esempio, e ciò che il gallo ti impedisce all`ospite, tu offrilo al tuo creatore, soprattutto quando egli ti suggerisce che ti sarà di aiuto, quando ti spinge al lavoro, quando già vicina la luce del nuovo giorno; quanto piú con inni celesti ti conviene rivolgerti a Dio con virtù celeste per la tua salvezza. Ascolta il profeta che dice: "Durante la notte il mio spirito veglia presso di te, o Dio" (Is 26,9). E il salmista: "Sono con le mie mani di notte davanti a lui, e non sono stato ingannato" (Sal 76,3). Del giorno, invero, tre momenti lo stesso salmista ammonisce che bisogna riservare a Dio, dicendo: "Di sera, al mattino e nel mezzogiorno narrerò ed annunzierò, ed egli esaudirà la mia voce" (Sal 54,18). Mentre Daniele supplicava diligentemente Dio, in questi tre momenti [della giornata], ottenne non solo la prescienza del futuro, ma meritò la liberazione del suo popolo a lungo prigioniero. Ripetiamo, dunque, col profeta: "Sorgi, sorgi e non respingermi fino alla fine" (Mc 4,38). Diciamo con gli apostoli: "Maestro, niente t`importa che affondiamo?" (Mc 4,38). E veramente il maestro, non solo è il creatore di tutti gli elementi, ma anche il moderatore e il reggitore di essi. Ed egli quando ci avrà ascoltato, quando si sarà degnato di vigilare, si calmeranno le onde, e gli spaventosi marosi si appianeranno e cosí i colli, i venti si allontaneranno, cesserà la tempesta e quella che è imminente e la grande burrasca si trasformeranno nella piú grande calma.

(Pier Crisologo, Sermo, 21, 1 ss.)


2. L`esempio dei buoni pastori

La Chiesa che naviga, come una grande nave, attraverso il mare di questo mondo, che è flagellata in questa vita da diversi flutti di tentazioni, non dev`essere abbandonata, ma diretta. E di questo ci diedero esempio i primi Padri, Clemente, Cornelio e altri assai nella città di Roma, Cipriano a Cartagine, Atanasio in Alessandria, i quali governarono, sotto imperatori pagani, la nave di Cristo, o meglio la sua carissima sposa, la Chiesa, insegnando, difendendo, lavorando e soffrendo fino allo spargimento del loro sangue...
[I pastori che pascolano sé stessi] non guariscono col consiglio spirituale colui che è ammalato nei peccati, non ristabiliscono con l`aiuto sacerdotale chi è oppresso da varie tribolazioni, non riportano, colui che sbaglia, sulla via della salvezza, non richiamano al perdono con pastorale sollecitudine colui che s`è perduto nella disperazione, né difendono gli afflitti dalla violenza dei potenti, che come belve, s`avventano contro di loro...
Perciò, fratello carissimo, poiché le cose stanno proprio cosí e la verità può essere tormentata, ma non può esser vinta né ingannata, la nostra mente afflitta ricorra a colui che attraverso Salomone dice: "Abbi fiducia nel Signore con tutto il tuo cuore e non contare sulla tua scaltrezza in tutte le tue cose. Ricordati di lui ed egli guiderà i tuoi passi" (Pr 3,5), e altrove: "E` torre fortissima il nome di Dio" (Pr 18,10). In questa si rifugia il giusto, e sarà salvo. Stiamo nella giustizia, prepariamoci alla tentazione, per aiutare l`aiuto di Dio e diciamogli: «Signore, sei il nostro rifugio da sempre». Confidiamo in colui che ci ha messo il peso sulle spalle. Ciò che non possiamo portare da noi, soli, portiamolo per mezzo di colui che è onnipotente e ci dice: "Il mio giogo è soave e il mio peso è leggero" (Mt 11,30). Stiamo nella battaglia nel giorno del Signore, poiché è giunto per noi il tempo dell`angustia e della tribolazione. Moriamo, se Dio lo vuole, per le sante leggi dei nostri padri, per poter meritare con loro l`eredità eterna. Non siamo cani muti, non siamo osservatori silenziosi, non siamo mercenari che fuggono innanzi al lupo, ma pastori solleciti, vigilanti sul gregge di Cristo, messaggeri del pensiero di Dio ai grandi e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri, a tutte le condizioni sociali a tutte le età con tutta la forza che Dio ci darà.

(Bonifacio di Magonza, Epist. ad Cutheb.)


3. Se la fede è in noi, Cristo è in noi

Se la fede è dentro di te, dentro di te c`è Cristo che freme e si turba; poiché se la fede è in noi, Cristo è in noi. Lo attesta l`Apostolo: "Per mezzo della fede, Gesú Cristo abita nei nostri cuori" (Ef 3,17). Se la tua fede deriva da Cristo, Cristo è nel tuo cuore.
Ricordatevi l`episodio del Vangelo, in cui si narra di Cristo che dormiva nella barca: i discepoli vedendosi esposti al pericolo di un imminente naufragio, gli si avvicinarono e lo svegliarono. Cristo si alzò, comandò ai venti e alle onde, subito si fece gran calma sul mare. Fai anche tu cosí. I venti entrano nel tuo cuore, come se tu navigassi in questa vita su un mare procelloso e pieno di scogli pericolosi: il vento entra, sconvolge le onde, e la tua navicella ne è quasi travolta. Chi sono questi venti? Ti è stata rivolta un`offesa e tu sei colto dall`ira: l`offesa è il vento, l`ira è l`onda travolgente. Sei in pericolo, perché ti prepari a rispondere, ti prepari a restituire l`offesa con un`altra piú grave, e già la tua nave si avvicina al naufragio. Sveglia a questo punto Cristo che dorme. Tu eri travolto dalle onde, stavi per rispondere con una ingiuria all`oltraggio che ti è stato fatto, perché Cristo dormiva sulla tua navicella. Il sonno di Cristo nel tuo cuore è l`oblio della fede. Infatti, se svegli Cristo, cioè se fai appello alla fede, che cosa ti dice Cristo, sveglio nel tuo cuore? Ti dice: Ho sentito i miei nemici dirmi: tu hai il demonio in corpo, e io ho pregato per loro. Il Signore sente l`offesa e la sopporta: il servo invece sente l`offesa e si indigna! Anzi, tu ti vuoi vendicare. Ma come? Io - continua Cristo nel tuo cuore - mi sono forse vendicato? Quando la fede parla cosí nel tuo cuore, è come se comandasse ai venti e alle onde: subito si fa una gran calma.

(Agostino, Comment. in Ioan., 49, 19)


4. Simbologia della Chiesa

Il mare è il mondo, in cui la Chiesa, come una nave nelle onde del mare, è sbattuta dai flutti, ma non fa naufragio; perché ha con sé Cristo, il suo accorto timoniere. Ha anche nel centro il trofeo eretto contro la morte, la croce del Signore. La sua prora è Oriente, la poppa Occidente, la carena Mezzogiorno, i chiodi i due Testamenti, le corde son la Carità di Cristo che tiene stretta la Chiesa, il lino rappresenta il lavacro di rigenerazione che rinnova i fedeli. Il vento è lo Spirito che vien dal cielo, per il quale i fedeli son condotti a Dio. Con lo Spirito ha anche àncore di ferro nei precetti di Cristo. Né le mancano marinai a destra e a sinistra, poiché i santi angeli la circondano e difendono. La scala, che sale sull`antenna, è immagine della salutare passione di Cristo, che porta i fedeli fino al cielo. Le segnalazioni in cima all`antenna son le luci dei Profeti, dei Martiri, degli Apostoli, che riposano nel regno di Cristo.

(Ippolito di Roma, De Christ. et antichr., 59)



5. A un comando di Cristo viene la tranquillità

Vi parlo, con l'aiuto di Dio, della lettura appena terminata del santo evangelo, per esortarvi affinché non dorma la fede nei vostri cuori all'infuriare delle tempeste e dei marosi di questo mondo. Non sembrerebbe certo che Cristo Signore avesse la morte e il sonno in suo potere, se il sonno si impadronì dell'Onnipotente mentre era sulla barca in alto mare. Se credete questo, la fede dorme in voi: ma se in voi veglia Cristo, la vostra fede è desta. L'Apostolo dice: «Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori» (Ef 3,17).
Dunque anche il sonno di Cristo è segno di un mistero. I naviganti sono le anime, che passano in questa vita come sopra una barca. Anche quella nave raffigura la Chiesa. Tutti certo sono tempio di Dio; ciascuno poi naviga nel suo cuore, e non naufraga se pensa a cose buone. È giunta al tuo orecchio un'ingiuria: è vento; sei adirato, è un maroso. Quando il vento soffia e i flutti si agitano è in pericolo la nave; è in pericolo il tuo cuore e va alla deriva. Desideri vendicarti dell'oltraggio udito: ed ecco ti vendichi e, cedendo al male altrui, hai fatto naufragio. Come mai? Perché Cristo dorme in te. E perché dorme in te? Ti sei dimenticato di lui. Sveglia dunque Cristo, ricordati di Cristo, vigili in te Cristo; pensa a lui. Che cosa volevi? Essere vendicato. Ti è accaduto questo, mentre egli quando veniva crocifisso disse: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
Dormiva nel tuo cuore colui che non volle essere vendicato. Sveglialo, ricordati di lui. Il suo ricordo sia la sua parola: suo ricordo sia il suo comandamento. E se in te veglia Cristo, dì a te stesso: Che uomo sono io da voler essere vendicato? Chi sono io da permettermi di minacciare un altro? Forse morirò prima di vendicarmi. Ma quando col respiro affannoso, ardente d'ira e assetato di vendetta, uscirò dal corpo, non mi riceverà colui che non ha voluto vendicarsi-non mi accoglierà colui che disse: «Date e vi sarà dato' perdonate e vi sarà perdonato» (Lc 6,38-37). Dunque frenerò la mia ira e tornerò alla pace del mio cuore. Cristo ha comandato al mare ed è venuta la bonaccia. Prendete come norma, nelle vostre tentazioni, quel che ho detto dell'iracondia. La tentazione è sorta: è vento; se sei rimasto turbato, è maroso. Sveglia Cristo, ti parli: «Chi è costui al quale anche il vento e il mare obbediscono?» (Mc 4,41). Chi è costui al quale obbedisce il mare? «Suo è il mare, egli l'ha fatto» (Sal 94,5). Tutto è stato fatto da lui. Imita piuttosto i venti e il mare: sottomettiti al Creatore. Il mare ascolta l'ordine di Cristo e tu sei sordo? Il mare obbedisce e il vento cessa; e tu, ti gonfi?... Io dico, io faccio, io progetto: che cos'è tutto questo se non soffiare e non volerti calmare alla parola di Cristo? Nella perturbazione del vostro cuore non lasciatevi vincere dai flutti. Ma tuttavia, dato che siamo uomini, se il vento avrà smosso le passioni della nostra anima, non disperiamo: svegliamo Cristo per poter navigare nella bonaccia, e giungere alla patria.

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo.


6. Il salvatore dalla tempesta

Quando prende a imperversare violentemente un vento contrario e la nave stessa viene sommersa, ecco allora che il desiderio d`un porto tranquillo fa apparire dinanzi agli occhi, da tutte le parti, la terra. Non riuscendo ad approdarvi, però, i naufraghi cercano in ogni modo di raggiungere un`altra isola che si trova da presso, nell`intento, se possibile, di salvarsi. Nell`avvicinarsi ad essa e agli scogli che le affiorano intorno nel mare circostante, tuttavia, riescono a stento a rimanere a galla, travolti dalle onde e da ostacoli d`ogni sorta.
Lo stesso accade adesso a noi, allorché, dopo esser stati istruiti nella salutare parola di Dio, desideriamo ardentemente di esser liberati dalla tempestosa violenza del mondo e di rifugiarci con la nostra navicella nel tranquillo porto di Cristo. Sbattuti dalla furia delle onde e dall`impeto della tempesta... siamo anche noi costretti a gridare: Maestro, salvaci! (Lc 8,24; Mt 8,25).

Epifanio di Salamina, Ancoratus, Introduzione


7. La Chiesa col suo insegnamento è la salvezza del mondo

Asseriamo che il mondo assomiglia al mare. Come il mare, se non avesse i fiumi e le sorgenti che vi si versano per nutrirlo e rifornirlo, già da tempo si sarebbe seccato, a causa della salsedine, così il mondo, se non avesse la legge di Dio e i profeti che scaturiscono e vi riversano la dolcezza, la misericordia, la giustizia e la conoscenza dei precetti santi di Dio, a causa della cattiveria e del peccato che in esso abbonda, da tempo sarebbe ormai andato in rovina.
E come nel mare vi sono isole abitabili, fertili, ricche di acqua, munite di porti e di approdi che offrono rifugio ai naviganti sorpresi dalla burrasca, così Dio ha offerto al mondo sconvolto dalla tempesta, dall`uragano dei peccati, i centri di riunione detti sante Chiese, in cui, come in sicuri porti insulari, vi è l`insegnamento della verità; qui vi si rifugiano coloro che vogliono salvarsi, coloro che si sono innamorati della verità e desiderano sfuggire al giudizio di Dio e alla sua ira.
E come vi sono altre isole, pietrose, aride, sterili, infestate dalle fiere e inabitabili, che sono la rovina dei naviganti e di coloro che sono colti dalla tempesta, dove le navi che sopraggiungono vanno distrutte, così vi sono le dottrine dell`errore, parlo cioè delle eresie, che mandano in rovina coloro che vi approdano. Loro guida infatti non è il Verbo della verità. Come i pirati quando le loro navi sono piene di passeggeri le mandano ad incagliarsi nei luoghi che abbiamo detto perché vadano distrutte, così succede a coloro che si allontanano dalla verità: dall`errore vengono travolti nella perdizione.

Teofilo di Antiochia, Ad Autolico, 2,14




lunedì 15 giugno 2015

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