D. Mario MORRA SDB"Chi è costui al quale anche il vento e il mare obbediscono?"

21 giugno 2015 | 12a Domenica - T. Ordinario B | Omelia
Tutto il vangelo di S. Marco vuole essere una risposta alla domanda "Chi è Gesù?", e si conclude con la dichiarazione finale del Centurione romano che, vedendo come muore Gesù sulla croce, esclama "Costui era veramente il Figlio di Dio!"

Dopo la serie di parabole, nelle quali Gesù si rivela il Maestro e l'instauratore del regno di Dio, l'evangelista S. Marco introduce un susseguirsi di miracoli, nei quali Gesù si rivela dominatore:

- della natura, nella tempesta placata,
- delle forze infernali, nella guarigione dell'uomo indemoniato di Gerasa,
- della malattia, nella guarigione della donna malata per flusso di sangue,
- della morte, nella risurrezione della figlia di Giairo.

Il primo miracolo che Marco racconta è quello della tempesta sedata sul lago di Tiberiade, che gli Ebrei chiamano anche mare, per la sua estensione e per le tempeste che improvvisamente vi sorgono.
La barca degli Apostoli naviga placida, Gesù dorme tranquillo, quando la tempesta si abbatte improvvisa su di essa e la sconvolge tutta.
Fa meraviglia che Gesù possa dormire durante una tale tempesta; non sembra vero! Eppure Gesù dorme, perché gli Apostoli corrono a svegliarlo, in preda al terrore "non ti importa che moriamo?"
Gesù con serenità comanda al mare ed al vento e tutto ritorna nella calma.
"Chi è costui al quale i venti e il mare obbediscono?" sono le parole spontanee, piene di meraviglia degli apostoli!
E' Dio logicamente, perché solo Dio può incatenare gli elementi scatenati della natura, dal momento che li ha creati ed ha imposto loro un limite: "Fin qui giungerai e non oltre e qui si infrangerà l'orgoglio delle tue onde": è il comando di Dio al mare, come ci ricorda Giobbe nel brano della 1a lettura.
Placato il lago in tempesta, Gesù meravigliato rimprovera gli Apostoli "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?" quasi a dire "Non avete ancora capito chi sono io? Non siete ancora convinti che tutto è in mio possesso? E che se io sono con voi, non avete nulla a temere?"
Questo fatto ci fa riflettere: ci sono momenti, ci sono situazioni nella nostra vita che assomigliano molto a questo mare in burrasca.
Nella nostra vita personale: tra malattie, disgrazie, morti, rovesci di fortuna…ci sembra talvolta di affondare;
Nella vita della Chiesa: tra divisioni, scandali, contrasti … la navicella della Chiesa sembra andare alla deriva;
Nella vita sociale: tra ingiustizie, odi, guerre, atrocità di ogni genere…la storia dell'uomo sembra dominata dalle forze del male.
Gesù sembra dormire profondamente e Dio sembra il grande assente.
Spontanea spesso sorge la domanda: Ma Dio c'è? Perché non interviene? Perché permette queste cose così orribili?
Interrogativi tremendi che purtroppo non trovano risposta nei ragionamenti umani.
Giobbe (1a lettura) ce lo insegna: Come puoi tu capire i disegni di Dio e il suo agire, piccolo come sei?
Non avete ancora fede? È il rimprovero di Gesù. La risposta ai nostri perché sta nella Fede.
Occorre la Fede. Fede semplice, ma profonda, convinta che l'unica cosa veramente importante è essere uniti a Gesù "morto per tutti noi" come ci ricorda S. Paolo nella 2a lettura.
Fede semplice che diventa fiducia, abbandono filiale nel Padre, accettazione serena del suo divino volere. Fede che si fonda sull'umiltà, sul riconoscere cioè che siamo piccoli, poveri, limitati e fragili; che a nulla servono il nostro orgoglio e la nostra presunzione di autosufficienza.
S. Caterina da Siena scrive a proposito: "In questo conoscimento nasce in noi una vena di profonda umiltà che è come un'acqua preziosa che spegne il fuoco della superbia e accende il fuoco della divina e ardentissima carità". (Lettera 145)
Laudato sii, mio Signore con tutte le tue creature'; Papa Francesco ha intitolato così la lettera enciclica sulla conservazione del creato; è la prima frase che apre il 'Cantico delle creature', la preghiera di San Francesco: un inno alla vita, una lode a Dio e un ringraziamento per la bellezza del creato, nello stile della semplicità francescana.
Chiediamo al Signore che ci conceda una fede semplice e profonda: "Rendi salda o Signore la fede del popolo cristiano, perché non ci esaltiamo nel successo, non ci abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni nel cammino della storia".
Interceda per noi Maria, Madre di Gesù e Madre nostra.


D. Mario MORRA SDB

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