D. Severino GALLO sdb"LO SCANDALO DEL PROFETA"

5 luglio 2015 | 14a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
Alle nostre povere parole di oggi potremmo dare questo titolo: "Lo scandalo del profeta".
Come abbiamo sentito nella prima Lettura, l'esperienza di Ezechiele ci mostra che per il profeta, la difficoltà di farsi ascoltare non è soltanto di oggi, ma è di sempre.
Perché, forse, anche noi di fronte a tante prediche restiamo freddi, insensibili, apatici? Cerchiamo mille scuse: il predicatore non è preparato, usa un linguaggio da iniziati, è
troppo enfatico, non sa cogliere i nostri problemi quotidiani…

Secondo noi la "colpa" dell'insuccesso della predicazione è quasi sempre dei profeti, che predicano male oppure predicano bene, ma vivono male. Comunque, difficilmente siamo disposti a mettere in discussione i nostri atteggiamenti interiori di fronte all'annuncio che ci viene fatto.

Orbene, sia dal testo di Ezechiele, sia dal brano evangelico, si deduce un'accusa nettissima e inequivocabile rivolta agli ascoltatori. Essi sono ribelli, testardi, dal cuore indurito, increduli.
La parola di Dio, proclamata dal profeta Ezechiele e da Gesù non viene accolta, perché non ci sono dei cuori disposti ad accoglierla.

Come risulta dalla seconda Lettura, anche l'Apostolo Paolo ha sperimentato incomprensioni, oltraggi, persecuzioni per la parola che egli annunciava.
Ebbene, spesso, come per Ezechiele, per Paolo e per Gesù, anche per noi accade che la parola della predicazione viene seminata in un terreno non preparato a farlo fruttificare.

Ciò non vuol dire che i predicatori non abbiano le loro colpe e non debbano mettere tutto il loro impegno nella preparazione e nell'attuazione della predicazione. Ma il successo della predicazione ecclesiale dipende molto anche dal cuore di chi ascolta.

Nella dottrina della fede noi siamo tutti scolari di Dio. Dio è il nostro maestro, per mezzo dello Spirito Santo. Nella scuola della fede ci sono i principianti, i proficienti, i perfetti. In ogni fase della nostra vita - a 20, a 40, a60 anni - si acquistano nuove cognizioni di fede.
Dio insegna. Noi dobbiamo lasciarci istruire per mettere in pratica.

Fu detto: "Dio ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza"; ma, purtroppo, l'uomo gli ha reso la pariglia! Ha cercato e cerca di fare Dio a somiglianza dell'uomo, delle proprie passioni.
Dobbiamo invece accettare Gesù così com'è, come Dio lo vuole; non come lo vogliamo noi. Rifiutare Gesù: ecco il peccato!

Rifiutare Gesù a causa di pregiudizi. Fu il peccato dei "suoi". Gesù è un disprezzato per motivi religiosi dai suoi parenti, dai suoi concittadini. Gesù è stupito da una simile chiusura d'animo. E' evidente il suo disappunto, la sua amarezza…

Perché la stessa sorte non succeda anche a noi, dobbiamo "revisionare" la nostra fede, perché sia più aperta al suo messaggio, alla sua Persona, alle sue sorprese.

a) Occorre una fede pura, senza pregiudizi. Dobbiamo accogliere Gesù con occhi e cuore limpidi, riconoscerlo così com'è nella sua umanità sofferente, nella sua autorità divina, nella sua profonda contestazione religiosa. Gesù è nemico dell'egoismo "spirituale", dell'autosufficienza ascetica, della superbia. Un cuore superbo non può accogliere Gesù

* Si racconta che una volta un saggio cinese invitò in casa sua un uomo molto istruito e molto superbo. Era superbo, perché aveva imparato tutte le cose. Anzi, era convinto di sapere tutto, proprio tutto.
Il saggio cinese lo fece sedere accanto a sé e gli versò del tè in una tazza, ma fingendo di essere distratto, continuò a versare anche quando la tazza fu piena.
E così molto tè andò sul tappeto e anche sul vestito del suo ospite. Costui fece le sue meraviglie e disse: "Quando la tazza è piena, non c'entra più nulla".
"Hai detto bene", rispose il saggio cinese. "Sappi che anche quando una mente è superba, è come una tazza piena. Non c'entra più nulla, nemmeno il più piccolo pensiero"

Cari Fratelli e Sorelle, quest'avvertimento serve anche per noi, di fronte alla parola di Gesù: manteniamoci umili, e Gesù potrà ancora versare la sua parola in noi.

b) Occorre poi una fede aperta al senso d'umanità. Tutta la contestazione religiosa di Gesù ha come anima "il senso d'umanità del Padre": cioè l'amore concreto per l'uomo, per ogni uomo, sia pagano, o povero, o peccatore…
Chi ha il cuore indurito con Gesù, è perché ha il cuore indurito con l'uomo. Il peccato è rifiutare Gesù come uomo, e l'uomo come figlio di Dio.
Dobbiamo accogliere l'uomo, anche il più povero, anche l'accattone, perché immagine di Dio.

San Benedetto Labre era un autentico… vagabondo… incapace di star fermo, un hippy (diremmo oggi); eppure fu uno dei personaggi più sconcertanti e insieme più suggestivi della santità nella storia della Chiesa.
Fu un autentico accattone sulle strade d'Europa, mendicante alle porte delle chiese di Roma, eppure era capace di affascinare i personaggi più celebri del suo tempo.
Ebbene, San Benedetto Labre, in pieno secolo di Voltaire, era solito ripetere: "Forse io non so niente di Dio, eppure ne sono entusiasta!".

Cari fratelli e Sorelle, e noi, siamo entusiasti di Gesù, siamo ammirati per la sua dottrina?
Nel Vangelo di oggi abbiamo letto che quando Gesù parlava, i suoi ascoltatori restavano a bocca aperta per la meraviglia.
Gesù appariva a tutti come una Persona prodigio. Faceva stupire tutti coloro che lo ascoltavano. Tutto quello che diceva era pieno di verità, di saggezza, di amore. Dove arrivava, bruciava.
A volte qualcuno si turava le orecchie per non udire, si tappava gli occhi per non vedere. Ma chi lo accettava, si trovava con il cuore pieno di bontà e di pace. In ogni caso era impossibile sfuggire al fascino di Gesù.

E' ciò che avviene ancora oggi a chi legge il Vangelo con cuore schietto.

Una ragazza, che ritrovò la fede a 20 anni, esprimeva tutto questo in termini pittoreschi ad un'amica non credente. Le diceva: "Quando tu incontri Gesù, sei fritta. Non sei più tu a manovrare i fili.
Se non vuoi giocarti la tua libertà, non aprire mai un Vangelo. Perché il giorno in cui Gesù ti avrà agganciata, non ti mollerà più".

Chiediamo alla Madonna che spinga Gesù ad "agganciare anche noi"… e sarà gioia di Paradiso… per sempre… perché Gesù non ci mollerà più.
                                                                        D. Severino GALLO sdb

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