Enzo Bianco, sdb"DIRA' ANCHE A NOI: "DICO A TE, ALZATI"

28 giugno 2015 | 13a Domenica - T. Ordinario B | Omelia
Da 2000 anni ci stiamo domandando: "Chi è Gesù?". Ma l'evangelista Marco ha dato la risposta nel suo Vangelo. Nella prima riga ha subito scritto: "Vangelo di Gesù, che è il Cristo, il Figlio di Dio". Poi ha impiegato tutto il suo libro per spiegare come gli apostoli a poco a
poco erano giunti a scoprire il segreto divino di Gesù.

" L'episodio della "risurrezione della figlia di Giairo" ha portato gli apostoli a capire che Gesù ha il dominio assoluto su tutto, dato che perfino la morte gli obbedisce. Perciò nella messa recitando il Credo noi diciamo con verità: "Credo in un solo Signore - Gesù Cristo, figlio di Dio".
La risurrezione di quella bambina ha però altri significati profondi.
- È un gesto sgorgato dal cuore di Gesù. Si tratta di una bambina morta, e come non commuoversi?
Ecco, la tenerezza. Gesù prende per mano la fanciulla, le dice di alzarsi. Marco ci ha riportato le sue parole esatte, in lingua aramaica, "Talità Kum": Fanciulla, ti dico, alzati!
Poi Gesù restituisce la bambina ai suoi cari.
- Loro sono a bocca aperta, ma lui li informa: la bambina ha fame. Gesù dalla parte dell'uomo, soli-dale con il dolore, e per la vita.

" Quel suo gesto va oltre, racchiude anche una risposta ai nostri grandi interrogativi. Noi ci sentiamo fatti per la vita, la desideriamo con tutte le forze, ma il nostro corpo risulta precario, destinato a cor-rompersi, a dissolversi.

" Sulla morte noi di solito preferiamo sorvolare.
- Ai funerali di solito diciamo: "Oggi a te e domani a un altro".
- Un filosofo antico, Epicuro, quasi scherzava: "Non c'è da avere paura della morte, perché fin che ci siamo noi, la morte non c'è; e quando la morte arriva, noi non ci siamo più".
Ma poi accade che muore una persona cara, un amico, un parente, e noi ci si sente soli, pieni di in-terrogativi e timori, anche riguardo al nostro destino.

" Però Gesù non ha abolito la morte, ma ha dato alla morte un senso, e una speranza: on la promessa della risurrezione. E lo ha fatto col suo solito stile.
- Nella casa di Giairo erano cominciati i preparativi per i funerali. C'erano già le donne del pianto funebre, pagate per questo rito. "Gente che piangeva e urlava". E Gesù rimprovera: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta ma dorme".
- Ecco, Gesù paragona la morte al sonno. "Dorme." Per lui la morte è solo un dormire. Lui, che conoscerà il sonno della tomba prima della risurrezione, dice che anche il nostro morire è come il suo,
come quello della bambina: è solo un dormire.

" Noi cristiani abbiamo cercato di imparare questa lezione di Gesù. Abbiamo dato un nome speciale - anzi due - all'angolo di terra in cui deponiamo i nostri cari defunti.
Uno, lo chiamiamo camposanto, perché è santificato da corpi che col battesimo erano diventati tempio dello Spirito Santo.
E secondo, un nome più antico, che si collega proprio al nostro Vangelo: il nome cimitero. È parola greca, koimetérion, e significa dormitorio. Appunto luogo dove si va a dormire, ma si dorme solo per qualche tempo e poi ci si sveglia, ci si alza e si torna alla vita.

" La figlioletta di Giairo dormiva, i nostri cari dormono, noi dormiremo, e tutti in attesa del Signore.
Che verrà a pronunciare proprio per ciascuno di noi quelle due parole antiche: "Talità Kum": dico a te, alzati.
Ora sappiamo. Gesù è il vincitore della morte, il signore della vita. Noi siamo i suoi fratelli, in lui siamo diventati figli di Dio. E lo seguiremo nella risurrezione. Questa è la nostra fede.

Enzo Bianco, sdb

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