FIGLIE DELLA CHIESA LECTIO DIVINA "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria (Mc 6,1-6)"

XIV Domenica Del Tempo Ordinario
Antifona d'ingresso
Ricordiamo, o Dio, la tua misericordia
in mezzo al tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode
si estende ai confini della terra;
di giustizia è piena la tua destra. (Sal 48,10-11)
Colletta
O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio
hai risollevato l’umanità dalla sua caduta,
donaci una rinnovata gioia pasquale,

perché, liberi dall’oppressione della colpa,
partecipiamo alla felicità eterna.

Oppure:
O Padre, togli il velo dai nostri occhi
e donaci la luce dello Spirito,
perché sappiamo riconoscere la tua gloria
nell’umiliazione del tuo Figlio
e nella nostra infermità umana
sperimentiamo la potenza della sua risurrezione.

PRIMA LETTURA (Ez 2,2-5)
Sono una genìa di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro.
Dal libro del profeta Ezechièle

In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 122)
Rit: I nostri occhi sono rivolti al Signore.

A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni. Rit:

Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi. Rit:

Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi. Rit:

SECONDA LETTURA (2Cor 12,7-10)
Mi vanterò delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.
A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

Canto al Vangelo (Cf Lc 4,18)
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me:
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.

VANGELO (Mc 6,1-6)
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Preghiera sulle offerte
Ci purifichi, Signore,
quest’offerta che consacriamo al tuo nome,
e ci conduca di giorno in giorno
a esprimere in noi la vita nuova del Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Antifona di comunione
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. (Sal 34,9)

Oppure:
Gesù insegnava nella sinagoga
e molti rimanevano stupiti della sua sapienza. (cf. Mc 6,2)

Preghiera dopo la comunione
Dio onnipotente ed eterno,
che ci hai nutriti con i doni della tua carità senza limiti,
fa’ che godiamo i benefici della salvezza
e viviamo sempre in rendimento di grazie.

Lectio
Oggi è il giorno del Signore, Signore dei giorni. Oggi il giorno della santa convocazione dove il popolo di Dio si raduna per celebrare la cena del Signore e ascoltare la sua Parola e per fare memoria È il giorno che celebra il Cristo risorto e vivente, il Cristo Signore presente nell’assemblea riunita per l’ascolto della Parola e la cena eucaristica: per questo al centro della visione-audizione di Giovanni sta il Cristo risorto, colui che dice «Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente: Io ero morto ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi» (Ap 1,17-18), colui che è presente in mezzo all’assemblea come è presente, in mezzo a noi, nelle nostre assemblee eucaristiche. È importante questa annotazione di Giovanni sul giorno del Signore perché ci testimonia una prassi ormai consolidata: c’è un giorno che la chiesa chiama giorno del Signore. Entriamo in questo giorno con la fede della chiesa che così prega, ascolta, invoca, intercede. Ci facciamo aiutare dai fratelli più saggi ed esperti ed illuminano la strada.
Colletta
O Padre, togli il velo dai nostri occhi e donaci la luce dello Spirito, perché sappiamo riconoscere la tua gloria nell'umiliazione del tuo Figlio e nella nostra infermità umana sperimentiamo la potenza della sua risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
O Padre, togli il velo dai nostri occhi …
La santa Chiesa in questo giorno, quattordicesima domenica del Tempo ordinario, ci orienta sulla via per la comprensione del mistero che si celebra. Ci orienta con una richiesta ben precisa: Padre, togli il velo dai nostri occhi.
In antico Mosè, sul monte, doveva velarsi gli occhi per udire la voce di Dio. Ora, invece la chiesa chiede che sia tolto il velo dai nostri occhi.
Di quale velo si tratta?

Dal vangelo secondo Marco 6, 1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Marco, l'Evangelista che ci fa da guida nell'anno "B", ci dà chiavi per scorgere la risposta.
La santa Chiesa, madre e maestra, conosce quel velo che può essere l'ignoranza, cioè la non conoscenza del Figlio di Dio, che può essere la dimenticanza di ciò che Dio ha operato nella storia personale e soprattutto il comando: "Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità dei cieli all'altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi? Tu sei diventato spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n'è altri fuori di lui. Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco. Perché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall'Egitto con la sua stessa presenza e con grande potenza".(cf Dt 4)
Certo che il togliere il velo dagli occhi è potatura delicatissima del Padre. Nella liturgia di oggi il Padre è al lavoro per togliere il velo, antico e nuovo.
"Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste: non ti sfuggano dal cuore, per tutto il tempo della tua vita. Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli." (cf Dt 4)

Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Ed ora seguiamo Gesù, sta ritornando nella sua Patria.
Se al popolo ebraico è detto di non dimenticare, Gesù che compie le Scritture, non dimentica certo di fare memoria degli anni vissuti in quella patria.

Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga:
è sabato, Gesù entra nella sinagoga e insegna, ha tra le mani la Torah.
La Torah è la melodia sulla quale il bambino ebraico fa i primi passi nella vita. Egli cresce giorno dopo giorno al ritmo della lettura cantilenata dei testi sacri, che a suo tempo imparerà a leggere e a memorizzare. Io sono nato in una famiglia ebraica fedele alle tradizioni d'Israele - testimonia André Chouraqui. Fin dalla mia nascita ho sentito cantare il Poema dei poemi sui ritmi antichi che hanno ispirato il canto gregoriano. Ancora bambino, ogni venerdì ero penetrato dal fervore che riempiva la nostra bella sinagoga all'ufficio della sera, quando sfociava nella recita del Poema, introduzione alle liturgie dello Sabbat. Gli uomini, le donne, e i fanciulli cantavano questo testo o l'ascoltavano come in un'estasi.
A ogni tappa della sua crescita, il fanciullo ebreo attinge la preghiera direttamente dalle Scritture, che egli approfondisce ascoltando i commenti dei Maestri, letti nella sinagoga.
Preghiera e studio convergono in un'attuazione della Parola al fine di una conversione al Dio d'Israele rinnovata ogni giorno.
Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, ricorda il salmista, non indugia nelle vie dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti, ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte (cf Sal 1).
Origene si basa su Genesi 24 per dimostrare che è necessario essere fedeli ogni giorno all'ascolto della Parola se vogliamo che questa porti frutto. Ogni giorno Rebecca veniva ai pozzi, ogni giorno attingeva acqua; e poiché ogni giorno andava ai pozzi, per questo poté essere trovata dal servo di Abraham ed essere unita in matrimonio ad Isacco. Pensi che siano favole, e che lo Spirito Santo nelle Scritture racconti delle storie?
Questo è un ammaestramento per le anime e una dottrina spirituale, che ti insegna e ammaestra a venire ogni giorno ai pozzi delle Scritture, alle acque dello Spirito Santo e ad attingere sempre, e a portare a casa il recipiente pieno, come faceva anche la santa Rebecca. Essa non avrebbe potuto sposare Isacco, un patriarca tanto grande.

E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose?
Ora la Scrittura si può spiegare solo con la Scrittura, ci aiuta certamente Luca. Nel suo Vangelo racconta.
Si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.
Stupiti e scandalizzati. All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
Anche Gesù rimane scandalizzato, perché i suoi uditori non credono, anzi tengono consiglio per farlo morire.
Un velo scende nei loro occhi. Dice bene Marco: Poi domandò loro: è lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla? Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: Stendi la mano!. La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Ma Gesù disse loro: Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua.
Ad introdurci nel mistero dello stupore- scandalo ci orienta l'esperienza del profeta Ezechiele, che già aveva parlato nella prima lettura.
Ezechiele dice: Gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato. Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte. Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genia di ribelli.
Cristo Gesù, uomo Dio ancora ripercorre le strade dell'umanità, entra nelle profondità della cecità e della violenza, accosta il dramma e lo trasfigura annullando il male. E noi osiamo ancora farci invocazione cosi:
Padre, donaci la luce dello Spirito, perché sappiamo riconoscere la tua gloria nell'umiliazione del tuo Figlio e nella nostra infermità umana sperimentiamo la potenza della sua risurrezione.
È lo Spirito Santo che introduce alla piena comprensione del Mistero che la Chiesa ci vuol far vivere oggi Domenica XIV del tempo Ordinario, Pasqua settimanale.

Appendice
Come può recarsi in un luogo Colui che è in ogni luogo?
Donde esce e dove entra colui che non è contenuto, non è racchiuso in alcun luogo? In quale patria si reca colui che ha creato e possiede l’universo? … ma non per  sé, bensì per te, per tuo vantaggio, Cristo esce ed entra, in attesa di introdurre te, che sei stato scacciato, di richiamarti dall’esilio, di ricondurti e riportarti, dato che eri stato respinto (cf Gn 3,8; Sal 23,1; Mt 9,13; 18,11; Lc 15,4) (Pietro Crisologo, Sermoni 49,1)

Ostacoli alla grazia di Dio
[Cristo] offrì l’efficacia delle sue guarigioni al punto che, riferendosi ad esse, l’evangelista così ebbe a concludere: Egli guarì tutti i loro malati (Mt 8,16; Lc 4,40), presso altri però l’abisso senza limiti dei suo benefici venne bloccato al punto da dover essere sottolineato questo limite: Gesù non potè compiere presso di essi alcun prodigio a causa della loro incredulità (Mt 13,58; Mc 6,6). Ne deriva così che la larghezza di Dio si uniforma pure alla capacità della fede dell’uomo, al punto di dire ad uno: Ti avvenga secondo la tua fede (Mt 9,26), a un altro: Va’, e ti sia fatto come tu hai creduto (Mt 8,13); e a un altro: Ti sia fatto come tu vuoi (cf Mt 15,28); e a un altro ancora: La tua fede ti ha fatto salvo (Mt 9,22; Mc 5,34; 10,52; Lc 8,48; 17,19) (Giovanni Cassiano, Conferenze ai monaci 13,15)

Il potere dell’incredulità
Se manca la fede nei portatori dei malati e nei malati stessi, Cristo non permette che risulti l’efficacia delle guarigioni nemmeno da parte di coloro ai quali è stato concesso il privilegio del risanamento. (Giovanni Cassiano, Conferenze ai monaci 15,1)

Cari fratelli e sorelle!
Vorrei soffermarmi brevemente sul brano del Vangelo di questa domenica, un testo da cui è tratto il celebre detto «Nemo propheta in patria», cioè nessun profeta è bene accetto tra la sua gente, che lo ha visto crescere (cfr Mc 6,4). In effetti, dopo che Gesù, a circa trent’anni, aveva lasciato Nazareth e già da un po’ di tempo era andato predicando e operando guarigioni altrove, ritornò una volta al suo paese e si mise ad insegnare nella sinagoga. I suoi concittadini «rimanevano stupiti» per la sua sapienza e, conoscendolo come il «figlio di Maria», il «falegname» vissuto in mezzo a loro, invece di accoglierlo con fede si scandalizzavano di Lui (cfr Mc 6,2-3). Questo fatto è comprensibile, perché la familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro. Gesù stesso porta come esempio l’esperienza dei profeti d’Israele, che proprio nella loro patria erano stati oggetto di disprezzo, e si identifica con essi. A causa di questa chiusura spirituale, Gesù non poté compiere a Nazareth «nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì» (Mc 6,5). Infatti, i miracoli di Cristo non sono una esibizione di potenza, ma segni dell’amore di Dio, che si attua là dove incontra la fede dell’uomo nella reciprocità. Scrive Origene: «Allo stesso modo che per i corpi esiste un’attrazione naturale da parte di alcuni verso altri, come del magnete verso il ferro … così tale fede esercita un’attrazione sulla potenza divina» (Commento al Vangelo di Matteo 10, 19).
Dunque, sembra che Gesù si faccia – come si dice – una ragione della cattiva accoglienza che incontra a Nazareth. Invece, alla fine del racconto, troviamo un’osservazione che dice proprio il contrario. Scrive l’Evangelista che Gesù «si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,6). Allo stupore dei concittadini, che si scandalizzano, corrisponde la meraviglia di Gesù. Anche Lui, in un certo senso, si scandalizza! Malgrado sappia che nessun profeta è bene accetto in patria, tuttavia la chiusura del cuore della sua gente rimane per Lui oscura, impenetrabile: come è possibile che non riconoscano la luce della Verità? Perché non si aprono alla bontà di Dio, che ha voluto condividere la nostra umanità? In effetti, l’uomo Gesù di Nazareth è la trasparenza di Dio, in Lui Dio abita pienamente. E mentre noi cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell’universo: tutto l’amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d’uomo.
Colei che ha compreso veramente questa realtà è la Vergine Maria, beata perché ha creduto (cfr Lc 1,45). Maria non si è scandalizzata di suo Figlio: la sua meraviglia per Lui è piena di fede, piena d’amore e di gioia, nel vederlo così umano e insieme così divino. Impariamo quindi da lei, nostra Madre nella fede, a riconoscere nell’umanità di Cristo la perfetta rivelazione di Dio. (Papa Benedetto XVI, Angelus 8 luglio 2012)

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