don Giovanni Berti"Perché cerchiamo Gesù?"

VIGNETTA DI  don Giovanni Berti
XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) 
Vangelo: Gv 6,24-35 
Nel primo film della famosa trilogia di Matrix, il protagonista Neo (interpretato da Keanu Reeves) fin dalle prime battute dalla storia inizia un duro percorso che lo porterà ad un certo punto a comprendere la realtà delle cose, scoprendo che fino ad allora viveva in un mondo di illusioni e di falsità che lo rendevano cieco e prigioniero.
Nella scena in cui per la prima volta apre gli occhi e vede il mondo reale, disteso su un lettino con gli amici attorno, dice "mi fanno male gli occhi", e Morfeus gli risponde sorridendo "è perché non li hai mai usati".
Questa pagina del Vangelo ci racconta quello che segue immediatamente dopo il grande miracolo che Gesù compie nel moltiplicare il pane per migliaia di persone.
Tutti lo cercano, ma Gesù, in un modo sorprendente, frena questa loro ricerca.
E' davvero strano questo atteggiamento di Gesù, ma quello che dice alle folle motiva il comportamento: la folla non è riuscita a vedere quello che sta realmente dietro il gesto di Gesù, e lo cerca solo perché ha trovato un modo straordinariamente facile di mangiare.
Gesù dice: "voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato...". La folla è cieca e non riesce a vedere il reale significato del gesto di Gesù, che è un segno di qualcosa di ben più grande di un pasto gratis.
Si può quindi cercare Dio, invocare Gesù, la Madonna e i Santi, ma sbagliare strada e alla fine non fare un passo in avanti nel cammino di fede.
Come Neo nella prima parte di Matrix, anche noi siamo ciechi e ci illudiamo di comprendere la nostra realtà e quella di Dio. Non riusciamo a comprendere il vangelo perché non ci sforziamo di compiere il percorso che ci apre gli occhi a comprendere la vera portata della nostra fede e degli insegnamenti di Gesù.
La prima domanda da farci, con calma e senza la fretta di dare una risposta, è: perché cerchiamo Dio? Cosa vogliamo da Gesù quando lo invochiamo e lo preghiamo?
Un miracolo particolare? La soluzione di qualche piccolo o grande problema personale? Se questa domenica andiamo a messa, perché usciamo di casa e varchiamo la porta della chiesa per partecipare all'oretta della funzione religiosa?
E' bene farsi queste domande... e come risposta ascoltiamo quello che Gesù dice ai suoi contemporanei e che l'evangelista Giovanni ricorda per la sua comunità: "Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà..."
Mettiamoci dunque alla ricerca di quello che veramente dura, e che sazia davvero la fame dello spirito. Accettiamo la fatica del percorso di fede anche quando ci costringe a fare scelte difficili e a compiere profondi cambiamenti di mentalità. Accettiamo di diventare discepoli di Cristo che ci insegna la giusta strada per vedere con occhi nuovi e per non fermarci alla superficie delle cose, nemmeno alla superfice della vita religiosa, spesso fatta di molti atti esteriori, ma di poca profondità e verità.
Ad un certo punto chiedono a Gesù: "Signore, dacci sempre questo pane". E Gesù a questa richiesta risponde con una proposta di relazione profonda e continuativa... "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!"
Abbiamo bisogno di questa relazione profonda con Gesù, che è maestro di vita e cibo dello spirito.
E stando con lui ci accorgeremo che il pane materiale e tutte le altre cose materiali che abbiamo, più o meno necessarie, sono alla fine comunque sempre secondarie rispetto al Vangelo.
Qualche volta, quando una pagina del Vangelo ci illumina gli occhi del cuore e ci sembra di capire con la profondità dello spirito, ci viene come un senso di abbagliamento e insieme di pace... Questo è segno che gli occhi dello spirito li usiamo poco ma è anche vero che possiamo usarli e che proprio li incontriamo Dio.

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